Ashwaq aveva solo quattro anni quando l’ISIS occupò la sua città natale, Mosul, in Iraq. Durante i primi tre anni dell’occupazione, suo padre Saad l’ha tenuta sempre in casa per proteggerla. Tuttavia, quando nel 2016 sono scoppiati i combattimenti per la riconquista della città, la famiglia è stata costretta a fuggire poiché le ostilità si stavano avvicinando pericolosamente alla loro casa, situata nel centro storico di Mosul.
L’unico pensiero di Saad era mantenere al sicuro la propria famiglia. I combattimenti avrebbero lasciato il quartiere in rovina e la loro casa danneggiata, rendendo difficile farvi ritorno anche al definitivo cessate il fuoco.
Grazie al sostegno finanziario dell’UNHCR, l’anno scorso Ashwaq, Saad e il resto della famiglia sono riusciti finalmente a tornare a casa. Attraverso il programma cash-for-shelter guidato dall’UNHCR, centinaia di famiglie come la loro hanno ricevuto del denaro per effettuare le riparazioni essenziali, così da rendere nuovamente abitabili le abitazioni.
“Non vedevo l’ora di tornare nel mio vecchio quartiere”, ricorda Saad. “Voglio farlo rinascere”.
E parte della rinascita è iniziata proprio dal suo impegno. Una volta fatto ritorno, la principale priorità di Saad è stata riaprire il suo laboratorio di saldatura dei metalli e aiutare i vicini di casa. Chiedendo una cifra esigua, ha aiutato altri emigranti tornati in patria a riparare i loro serbatoi d’acqua e impianti di riscaldamento danneggiati e se qualcuno non poteva permettersi di pagare, prestava assistenza gratuitamente.
“Tutti meritano una seconda possibilità. La maggior parte delle persone sono povere e hanno bisogno di una mano. Siamo tutti cittadini di Mosul. Chiunque sia in grado di dare il proprio contributo, dovrebbe farlo per aiutare chi è meno fortunato”, osserva Saad.
Dopo anni di sfollamento, Ashwaq non riesce più a riconoscere il proprio quartiere, ma Saad vuole comunque farle conoscere le strade che la loro famiglia chiama “casa” da generazioni. Insieme, mano nella mano, padre e figlia camminano davanti alle macerie degli edifici distrutti.
“Desidero solo che i miei figli conducano una vita serena”, conclude Saad. “Mi auguro che Mosul abbia in serbo per loro un futuro positivo”.
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