Mayerlín Vergara Pérez ha dedicato la propria vita alla difesa dei bambini vittime di abusi sessuali e della tratta di esseri umani, molti dei quali rifugiati. Nel 2020 ha vinto il Nansen Refugee Award, un premio umanitario assegnato ogni anno dall’UNHCR per celebrare l’eccezionale servizio reso in difesa delle persone forzatamente dislocate.
Per oltre vent’anni Mayerlín ha profuso ogni sforzo per cercare di salvare i bambini vittime di sfruttamento e abusi sessuali, rischiando spesso la propria incolumità. Lei e il suo team conducono costantemente missioni notturne di ricognizione ad alto rischio in diverse aree di Riohacha, città situata nel nord est della Colombia, dove bambini e adolescenti sono vittime di sfruttamento e abusi sessuali. Grazie al loro intervento alcuni di quei bambini riescono a raggiungere la la Fundación Renacer, una residenza gestita dalla ONG per cui Mayerlín lavora da oltre vent’anni.
I bambini assistiti da Mayerlín hanno subito traumi pressoché inimmaginabili, che ne rendono il processo di guarigione lento e delicato.
“Le violenze sessuali hanno letteralmente distrutto la loro capacità di sognare, privandoli del sorriso e lasciando un vuoto fatto di dolore, angoscia e inquietudine”, afferma Mayerlín.
Fondata 32 anni fa, la Fundación Renacer si occupa di fornire assistenza anche di primo soccorso a bambini e adolescenti sopravvissuti allo sfruttamento sessuale a fini commerciali e ad altri tipi di violenza sessuale e di genere. L’organizzazione ha aiutato oltre 22.000 bambini e adolescenti nel corso dei suoi oltre trent’anni di storia.
Sin dalla sua apertura a La Guajira nel 2019, Mayerlín è la direttrice della nuova casa residenziale dell’organizzazione che ospita bambini scampati alle violenze sessuali. In quella regione situata al confine nord-orientale si è assistito a un’impennata dei casi di sfruttamento sessuale minorile tra rifugiati e migranti in fuga dalla crisi politica ed economica in atto nel vicino Venezuela. Circa la metà dei bambini che attualmente risiede presso casa di La Guajira è venezuelana.
“Molte delle ragazze affermano di essere entrate nel vortice della prostituzione perché costrette a vivere per strada, in condizioni di estrema indigenza”, ricorda Mayerlín.
A quanto pare, il dolore che provano questi bambini è talmente profondo da privarli persino della voglia di vivere. Eppure, una volta raggiunta la residenza, hanno la possibilità di ricominciare daccapo grazie all’aiuto di un team di professionisti, tra cui uno psicologo, un assistente sociale e un avvocato. Un rigoroso e ricco programma quotidiano costituito da sedute di terapia individuale, sessioni di gruppo e attività educative consente ai bambini di riacquisire una dimensione ordinata e strutturata, lasciando loro tutto il tempo necessario per elaborare il proprio trauma. Quando superano la prima fase, i bambini riescono anche a riprendere gli studi.
Mayerlín ci dice che, nel corso degli anni, molti tra i ragazzi formatisi alla residenza hanno ripagato le attenzioni ricevute arrivando ad affermarsi come chef, medici, contabili e altre figure professionali.
“Chi sopravvive a una violenza sessuale ha la possibilità di cambiare vita”, afferma Mayerlín riferendosi ai bambini che ha assistito. “Ognuno di loro è l’eroe della propria storia. Ci insegnano tanto e ci stimolano a proseguire nel nostro lavoro”.
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