Anleidys, Víctor e Nairis hanno trovato nel riciclo un modo per sostenere finanziariamente le loro famiglie e per contribuire alla sostenibilità delle loro comunità a Barranquilla e Santa Marta
Nairis non ha dubbi: il riciclo le ha salvato la vita. Dopo aver lasciato il Venezuela per cominciare una nuova vita in Colombia, Nairis ha avuto varie difficoltà per riuscire guadagnare il minimo necessario a sopravvivere nella città che la ospita, Barranquilla, dove è arrivata, insieme al figlio di 4 anni, poco prima dell’inizio della pandemia di COVID-19.
“Per un periodo prolungato non siamo potuti uscire in strada a lavorare, a causa dell’alto rischio di contagio”, ricorda Nairis, che fortunatamente ha trovato posto in un rifugio sostenuto da UNHCR, dove lei e suo figlio hanno soggiornato durante i mesi di incertezza dell’inizio della pandemia. Quando è stata in grado di avventurarsi alla ricerca di lavoro, Nairis, che in Venezuela, il suo Paese natale, era occupata come ingegnere elettrico, non ha trovato altro modo per guadagnarsi da vivere che vendere caffè per strada, un lavoro duro che spesso non era abbastanza per coprire le sue necessità basiche.
Fu mentre vendeva caffè che incontrò un gruppo di raccoglitori di rifiuti, il cui lavoro le sembrò non solo più sostenibile ma anche più redditizio. Iniziò così ad andare alla ricerca di materiali da riciclare, ma farlo da sola era rischioso.
“Ho incontrato molte difficoltà. Ho dovuto far fronte a diversi tipi di rischi: non solo quelli fisici dovuti al peso del materiale che trasportavo, ma anche quelli dovuti a un incidente di autobus che ho vissuto, i rischi dovuti alla pioggia, eccetera”.
È così che Nairis ha deciso di unirsi ad un gruppo di riciclatori, per lo più venezuelani come lei, nella comunità di Brisa del Río a Barranquilla. Grazie al lavoro di riciclo, non solo ha ritrovato una passione, ma si è anche sentita di nuovo parte di una comunità.
È passato un anno da quando Nairis ha cominciato a dedicarsi alla raccolta di materiali di scarto, garantendo, attraverso questo lavoro, un sostentamento dignitoso per lei e per suo figlio. Tuttavia, sebbene lavorare in gruppo permetta di prevenire alcuni tipi di rischi, questa categoria è comunque costretta ad affrontare situazioni di sfruttamento lavorativo: succede spesso che le aziende che acquistano i materiali non paghino i riciclatori, o impieghino mesi per farlo. Presa coscienza di queste dinamiche, Nairis ha iniziato a guidare un processo che ha portato alla protezione dei diritti all’interno della sua comunità di riciclo.
Grazie a donatori come l’Agenzia Italiana per lo Sviluppo (AICS), l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), e il suo partner, Pastoral Social, Nairis, assieme ai suoi colleghi e alle sue colleghe, viene formata per acquisire competenze trasversali e viene orientata su quali siano i diritti e gli strumenti necessari per svolgere il proprio lavoro in maniera più consapevole e in condizioni più dignitose, trasformando cartone, vetro, alluminio e ferro in oggetti decorativi per la casa, il giardino e il patio. I ricavi ottenuti grazie a queste attività consentono ai riciclatori di guadagnare una maggiore autonomia lavorativa e di supplire alle spese domestiche, quali il vitto e l’alloggio. Inoltre, Nairis ha ricevuto il sostegno di UNHCR e della Pastorale Sociale affinché suo figlio venga impegnato in attività pedagogiche e ricreative nelle ore in cui lei è occupata con il lavoro.
Il contributo dei riciclatori venezuelani in Colombia appare spesso invisibile alla società, dal momento che regna l’ignoranza sul corretto smaltimento dei materiali solidi e sul ruolo fondamentale del riciclo. Per queste ragioni, i riciclatori si definiscono attivisti ambientali e sottolineano il prezioso contributo che forniscono all’intera società.
“Prolunghiamo la vita dell’ecosistema terrestre. Quindi, in altre parole, diamo vita al pianeta, perché quando ricicliamo trasformiamo i materiali in oggetti nuovi”, spiega Nairis.
Come lei, altri leader ambientalisti della costa caraibica colombiana hanno unito le forze a sostegno di questa causa. Anche Víctor, cittadino colombiano nato a Santa Marta, fa parte di un team che, con il supporto del CESVI, promuove giornate dedicate alla piantagione di alberi, alla pulizia degli spazi pubblici e alla sensibilizzazione sull’importanza del riciclo.
“Sia il popolo venezuelano sia quello colombiano devono acquisire maggiore consapevolezza del valore delle risorse naturali”, afferma. “Per non intaccare l’ambiente, è necessario essere consapevoli. Penso sia importante inviare un messaggio all’intera comunità in modo che sappia di più sui rifiuti solidi perché il problema che riscontriamo è che molte persone non sanno come separare i propri rifiuti domestici.”
Insieme a Víctor lavora Anleidys, venezuelano che vive a Santa Marta da tre anni. Anche lui considera l’educazione della popolazione una parte fondamentale del suo lavoro di riciclatore.
“In una campagna che abbiamo realizzato grazie al sostegno di CESVI e ACNUR siamo andati casa per casa armati di opuscoli informativi per spiegare alla gente come separare i rifiuti riciclabili da quelli non riciclabili”, ricorda. “Vorrei facessimo tutti la nostra parte per l’ambiente e per il benessere della comunità in cui viviamo”.
Anleidys, Victor e Nairis sono dei veri eroi ambientali. È grazie al loro impegno che i progetti volti a migliorare le condizioni lavorative nel settore del riciclo sono un successo.
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