Ghaith, grande appassionato di calcio, ha dovuto abbandonare la scuola per aiutare la sua famiglia dopo la fuga dalla Siria, ma ora ha la possibilità di un nuovo inizio in Spagna.
Vivendo in un quartiere povero della capitale libanese Beirut, e guadagnando a malapena abbastanza da avere un tetto sopra la testa, Samer non ha voluto dare false speranze al figlio maggiore.
“Gli dicevo: è un sogno irrealizzabile per noi andare in quei paesi”, dice Samer.
Quando la famiglia di Samer è stata selezionata dall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, per il reinsediamento in un paese terzo a causa di molteplici vulnerabilità, tra cui i bambini che non potevano andare a scuola, si è aperta la possibilità di un futuro più luminoso.
In seguito a diverse interviste da parte dell’UNHCR e delle autorità spagnole, è stato detto loro che erano stati accettati per il reinsediamento in Spagna.
La famiglia è arrivata di recente a Madrid, insieme a un gruppo di rifugiati siriani il cui reinsediamento in Spagna era stato sospeso a causa della pandemia di COVID-19.
“Mi sento come se fossimo rinati”, ha detto Samer poco prima della loro partenza. “Qui la vita era molto difficile e abbiamo dovuto compromettere l’istruzione dei nostri figli e lottare ogni giorno per sopravvivere, ma ora ci è stata data una nuova possibilità”.
Il reinsediamento rappresenta una soluzione vitale, e a volte veramente salvavita, per alcuni dei rifugiati più vulnerabili del mondo che devono affrontare minacce alla loro sicurezza, libertà e benessere nel loro Paese di asilo, sia per mancanza di status o residenza, povertà estrema, malattie, lavoro minorile o altri problemi di protezione.
Allo stesso tempo, la possibilità di un nuovo inizio in un nuovo paese è aperta solo a una piccola parte di coloro che ne hanno bisogno. Su oltre 20 milioni di rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR, circa 1,4 milioni sono considerati bisognosi di reinsediamento, e di questi solo il 7% finisce per avere questa possibilità.
Il numero di rifugiati reinsediati è diminuito ulteriormente durante la pandemia di COVID-19, poiché molti paesi di accoglienza hanno chiuso le frontiere per contenere la diffusione del virus o hanno ridotto il numero di posti disponibili per il reinsediamento.
Per Samer, la possibilità di ricominciare da capo in Spagna è una benedizione dopo aver trascorso anni di difficoltà da quando è fuggito in Libano temendo per la sua vita e per quella della sua famiglia, all’inizio della crisi siriana del 2011.
Originario di Idlib, nella Siria nord-occidentale, Samer ha ricevuto minacce di morte rivolte a lui e persino contro Ghaith, allora di soli quattro anni. “Siamo fuggiti da una guerra, da un Paese in conflitto. È stato estenuante”, ha detto. “Hanno detto: ‘se non ve ne andate oggi, uccideremo vostro figlio’”.
Insieme a Ghaith, a sua moglie Ghada e agli altri due figli Mohammad e Jamil, sono arrivati in Libano e si sono stabiliti in un quartiere povero a sud di Beirut.
Samer, che risente di un infortunio alla schiena e problemi alla vista, ha deciso di vendere verdure con un carretto a tre ruote a noleggio, che lui e i suoi figli spingevano per le strade del quartiere.
“A volte guadagno e a volte perdo [soldi], ma poco a poco abbiamo racimolato abbastanza per l’affitto”, ha spiegato. “Ho scelto questa attività perché alla fine della giornata si può mangiare quello che avanza”.
I suoi figli lo aiutavano a spingere il carretto e a fare le consegne la mattina prima di andare a scuola nel pomeriggio. Ma con il peggiorare della loro situazione finanziaria, lavoravano più ore e spesso facevano tardi a lezione. Alla fine i ragazzi hanno abbandonato del tutto la scuola.
“Ho deluso i miei figli per quanto riguarda la loro istruzione”, ha detto Samer. “Molte volte hanno dovuto saltare l’inizio della scuola, o non ci andavano proprio, ma era contro la mia volontà – dovevamo farlo”.
“Voglio costruire una vita nuova e dignitosa e un futuro migliore per loro”, ha aggiunto. “Sarà come crescerli di nuovo, ma in condizioni migliori, perché qui la vita non era giusta per loro, ma dovevamo sopravvivere in questo modo”.
Ghaith non vede l’ora di riprendere a studiare, di giocare a calcio in Spagna e di vedere finalmente dove gioca la sua squadra del cuore. Suo fratello minore Jamil, 10 anni, ha già imparato diverse parole di spagnolo e Mohammad, 12 anni, è impaziente di tornare a scuola.
“Ho sentito dire che la Spagna è bella”, ha detto Mohammad. “Voglio andare a scuola, fare amicizia e diventare un medico o un ingegnere”.
Anche se Samer è consapevole che ci saranno delle sfide nell’adattarsi alla vita in un nuovo Paese, è entusiasta dell’opportunità e pronto a lavorare sodo per dare alla sua famiglia la possibilità di un nuovo inizio.
“Voglio aprire un negozio e sviluppare un’attività… non mi piace stare seduto a casa; mi piace lavorare”, ha detto Samer. “Trasferirsi in una nuova comunità con una nuova lingua da imparare può essere difficile, ma quando si ha un obiettivo in mente niente è troppo difficile. La volontà di un futuro migliore per noi è più forte di tutte le sfide”.
Vedi anche: Una famiglia siriana attende la fine dell’isolamento per iniziare una nuova vita in Norvegia
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