Avendo trovato aiuto durante i momenti difficili dopo l’arrivo nel Regno Unito, Cyrille Tchatchet è stato ispirato a studiare infermieristica mentre continuava ad allenarsi per i Giochi Olimpici di Tokyo.
“Ho pensato che fosse un sogno!”, questa è la frase che Cyrille ha twittato la scorsa settimana, aggiungendo che era orgoglioso di rappresentare i rifugiati così come gli operatori sanitari, ora che è un infermiere specializzato in salute mentale nel Regno Unito.
Tchatchet, 25 anni, è tra i 29 membri della squadra olimpica dei rifugiati a Tokyo. Il suo incredibile viaggio rivela non solo il potere dello sport di trasformare la vita delle persone costrette a fuggire dalle loro case, ma anche i preziosi contributi che possono dare alle loro nuove comunità quando gliene viene data la possibilità.
Nel 2014, dopo aver gareggiato ai Giochi del Commonwealth a Glasgow, ha lasciato il villaggio degli atleti pensando che non fosse sicuro per lui tornare al suo paese d’origine.
Senza avere alcun piano, è finito nella città costiera di Brighton, dove ha trascorso circa due mesi vivendo per strada. Faceva freddo, faticava a trovare cibo e il suo spirito sprofondava.
“Avevo 19 anni in una nuova città, ero un senzatetto, non avevo mia madre o mio padre a prendersi cura di me, quindi mi sentivo molto, molto depresso a Brighton”, ha detto in un’intervista a Eurosport. “Ho effettivamente pensato al suicidio”.
Ha visto poi il numero verde per chiamare i Samaritani, un’associazione che offre supporto emotivo, e li ha chiamati. Un volontario ha chiamato una macchina della polizia per prenderlo, e alla stazione di polizia ha spiegato la sua situazione e il processo per chiedere asilo è stato avviato.
Ospitato a Birmingham, Tchatchet ha aspettato con ansia che la sua domanda di asilo fosse approvata, combattendo anche la depressione durante questo periodo. Ma il sollevamento pesi gli ha fornito uno sfogo emotivo vitale e una fonte di motivazione, e ha iniziato a partecipare alle competizioni regionali britanniche.
Dopo aver ottenuto lo status di rifugiato, ha continuato a stabilire record e a vincere i titoli britannici, inglesi e delle università e dei college britannici nel sollevamento pesi nel 2017, 2018 e 2019.
Desideroso di restituire alla comunità e ispirato dai medici e dagli infermieri che lo hanno sostenuto nei suoi momenti più bui, Tchatchet ha deciso di studiare infermieristica e si è laureato in infermieristica per la salute mentale alla Middlesex University.
Si allenava regolarmente nella palestra dell’università quattro o cinque volte a settimana, ed era in grado di bilanciare l’allenamento con gli studi, ha detto uno dei suoi tutor, Lawrence Dadzie, docente di salute mentale all’università.
“Sono un infermiere di giorno e un sollevatore di pesi la sera”, ha detto Tchatchat in un tweet di gennaio. “Ho studiato infermieristica per restituire alla comunità che mi ha sostenuto. La speranza non solo ti da il coraggio di combattere, ma promuove anche il tuo benessere mentale”.
Era uno studente concentrato e determinato, così come un buon ascoltatore – una qualità vitale per un infermiere specializzato in salute mentale, ha detto Dadzie.
Il background da rifugiato di Tchatchet e le sue lotte personali con la depressione gli permettono di provare empatia per i pazienti, ha detto il suo tutor. “È in grado di capire le persone che soffrono di questa condizione, è in grado di capirle meglio. E sente anche di poter dare qualcosa in cambio”.
Tchatchet non parlava molto dei suoi notevoli risultati sportivi, ha detto Dadzie. L’università metteva i suoi poster in giro per il campus per celebrare le sue vittorie, ma “se non vedevi le foto, non lo sapevi”, ha detto. “Non ne parlava troppo”.
Ha iniziato a sollevare pesi da giovane dopo aver visto una foto del padre di suo cugino che sollevava pesi, e dice che è più di uno sport per lui.
“Nel sollevamento pesi si incontrano persone e diventa una cosa sociale. È uno sport abbastanza coinvolgente”, ha detto in un’intervista a Sky Sports. “È divertente, è facile misurare i tuoi progressi e i tuoi risultati. Ogni giorno si va in palestra, si impara qualcosa, sia la tecnica, sia un miglioramento di due chili. C’è sempre spazio per migliorare il tuo stato mentale e il tuo senso di realizzazione”.
A Tokyo, Tchatchet, che parla francese e inglese e confessa di avere un debole per i dolci, gareggerà sabato nella categoria dei 96 kg. Il suo obiettivo è di sollevare 190 kg nello snatch e 230 kg nel clean and jerk. Il suo motto nella vita è: “Pianifica e lavora duro per raggiungere i tuoi obiettivi”.
Tchatchet dice che la squadra olimpica dei rifugiati è “… una squadra di speranza”.
“Il mio messaggio agli altri rifugiati è di credere, di essere fiduciosi”, ha detto. “Oggi potrebbe essere difficile, ma il futuro potrebbe essere più luminoso”.
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