Farouk, 15 anni, è stato costretto a lasciare l’Afghanistan e ad affrontare un difficile viaggio attraverso 10 paesi diversi. Ora si è ricongiunto con i suoi fratelli a Londra anche grazie all’aiuto dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
A 16 anni, la maggior parte dei ragazzi adolescenti sono sopravvissuti alla scuola, hanno conosciuto amici e fatto sport. Farouk* ha fatto tutto questo. Ma ha anche camminato per 10 giorni in una foresta, attraversato l’Iran nel bagagliaio di un’auto, sfidato il mare di notte su un gommone e affrontato mesi di detenzione.
Lungo il percorso, ha imparato cinque lingue.
Farouk è fuggito dalla guerra nel suo paese, l’Afghanistan, all’inizio del 2018. Ha attraversato 10 paesi via terra, dormito sotto i ponti e infine è arrivato in Italia. Lì ha chiesto ai funzionari UNHCR che si occupano di protezione dei minori come riunirsi con suo fratello e sua sorella che vivono nel Regno Unito.
Ora, in un susseguirsi di eventi, sta seguendo una formazione per diventare un idraulico a Londra. È pronto a lasciarsi alle spalle un passato difficile.
“La vita è così: Se fai qualcosa, devi buttarti”, ha detto.
Per certi versi, la storia di Farouk è tipica. Secondo un rapporto dell’UNHCR, più di un quarto dei rifugiati e dei migranti che sono arrivati in Europa attraverso le rotte del Mediterraneo quest’anno sono bambini.
Secondo l’ultimo rapporto dell’UNHCR “Desperate Journeys“, gli Stati europei devono intensificare i loro sforzi per proteggere i minori richiedenti asilo che non solo hanno affrontato viaggi difficili e pericolosi, ma continuano ad affrontare rischi e difficoltà una volta in Europa, compresi alloggi non sicuri, la registrazione errata come adulti, e la mancanza di cure adeguate.
Molti sono arrivati senza i loro genitori. Questi bambini incontrano ulteriori difficoltà quando si tratta di ottenere l’aiuto di cui hanno bisogno in Europa.
Per l’UNHCR questi minori devono essere alloggiati in centri di accoglienza adatti alla loro età. L’Agenzia sostiene anche che dovrebbero avere accesso alle informazioni sulle procedure di asilo, il sostegno di tutori o assistenti sociali formati, un migliore accesso all’istruzione e trasferimenti più rapidi, se del caso, per raggiungere i membri della loro famiglia in Europa.
Seduto in un caffè nella zona est di Londra, Farouk è riluttante a descrivere la violenza che lo ha costretto a lasciare la sua città natale, Kunduz, nell’Afghanistan nord-orientale.
“La mia vita era in pericolo… Mia madre mi ha detto: ‘Vai, salvati la vita’”. Sperava che Farouk potesse unirsi a suo fratello e sua sorella, che erano partiti anni prima per il Regno Unito.
E’ salito su un camion per arrivare in Pakistan e ha camminato fino in Iran attraversando una montagna. Faceva caldo e aveva sete. Ha pregato un uomo di dargli da bere dalla sua bottiglia d’acqua. Alla fine, ha ottenuto solo un tappo di bottiglia pieno. E’ stato meglio di niente, tutto qui.
Ci sono voluti 10 giorni per attraversare l’Iran, trascorsi soprattutto nel cofano di macchine stipate di persone – per evitare di essere scoperti.
“Era orribile. Una volta sono quasi morto”, ha detto.
Ha passato tre mesi in prigione in una cella insieme a degli adulti. Il cibo della prigione consisteva in verdure bollite e riso.
Dopo essere stato rilasciato è arrivato sulla costa dell’Egeo e ha preso un gommone per la Grecia. Racconta che l’esperienza è stata terrificante. Ha camminato con un gruppo di persone attraversando una parte dei Balcani e per 10 giorni ha dormito all’aperto, bevendo acqua dove poteva trovarla e mangiando le piante che trovava nella foresta per sopravvivere.
In Italia le cose sono cambiate in meglio. Nell’ottobre 2018, un funzionario dell’UNHCR che si occupa di protezione dei minori lo ha incontrato a Ventimiglia. Aveva dormito per strada per cinque giorni.
“Ho vissuto nei buchi del ponte sotto i binari del treno. Era inverno e avevo freddo… Ogni giorno alle 17:00 andavo al parcheggio dove alcuni volontari distribuivano pasti gratuiti. Era l’unica volta che mangiavo”, ha detto.
Il team dell’UNHCR al confine nord-occidentale dell’Italia fornisce informazioni ai minori come Farouk e lavora per identificare bisogni specifici, indirizzandoli alle autorità italiane per i passi successivi. All’epoca non aveva idea di avere il diritto di chiedere il ricongiungimento familiare con suo fratello e sua sorella nel Regno Unito.
La sua unica guida durante il viaggio erano gli altri rifugiati. Ha accettato di essere trasferito in una struttura di accoglienza per minori non accompagnati in attesa del completamento della procedura.
I tempi di attesa per il ricongiungimento familiare a volte possono essere lunghi. Questo è uno dei motivi principali per cui molti minori non accompagnati decidono di abbandonare le strutture di accoglienza e continuare il loro viaggio da soli. La mancanza di servizi informativi rivolti specificamente ai minori amplifica la loro frustrazione e crea sfiducia nel sistema che si suppone li protegga.
“All’inizio non ero sicuro di poter credere a quello che mi dicevano, ma poi alla fine il biglietto aereo è arrivato e ho capito che era tutto vero. Ora dico a tutti i miei amici che devono essere pazienti. Ho aspettato sette mesi per poter arrivare nel Regno Unito, ma questo modo legale è il modo migliore”, ha detto.
È arrivato a Londra a maggio e si è ricongiunto con suo fratello e sua sorella. È stato un incontro pieno di lacrime. Ora vive in una parte di Londra così cosmopolita che si adatta perfettamente a lui. Alle lingue che già parlava, urdu, hindi, pashto e italiano, ha rapidamente aggiunto una nuova lingua: l’inglese, imparato in parte guardando video su YouTube.
“Tutti mi dicono che sono forte perché ho fatto questo viaggio, ma quando sei in pericolo trovi la forza in te stesso”, ha detto.
Pratica anche un nuovo sport: il cricket, a cui gioca in un parco nelle sere d’estate con i bambini del posto. Il percorso di Farouk verso Londra è stato lungo, ma il suo viaggio è appena iniziato.
(Informazioni aggiuntive di Matthew Mpoke Bigg a Londra)
Clicca QUI per leggere il nostro ultimo rapporto Desperate Journeys.
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