Due anni dopo il Forum Globale sui Rifugiati, il Ruanda mostra come le politiche inclusive nel campo dell’istruzione e dei mezzi di sussistenza stiano liberando il potenziale dei rifugiati e delle comunità ospitanti.
“Questo progetto mi ha davvero cambiato la vita” afferma. “Non ho più bisogno di comprare il mais. Grazie ai proventi dell’agricoltura, ho dei risparmi che mi aiutano a prendermi cura dei miei figli”.
Nel campo per rifugiati di Mugombwa, Clementine, che ha sei figli, lavora insieme ai suoi vicini ruandesi al progetto Misizi Marshlands, un’iniziativa agricola finanziata da Fondazione IKEA e sostenuta dal governo ruandese.
Nell’ambito del programma, oltre 50 ettari di terreno sono stati assegnati a circa 1.400 rifugiati e ruandesi che collaborano nell’attività di coltivazione.
Insieme alla sua amica ruandese Mushimiyima Yasinne, Clementine coltiva fagioli e mais e aiuta a gestire gli allevamenti di maiali e pollame che fanno parte del progetto.
Il suo successo non è casuale. Il Ruanda ospita oltre 126.000 rifugiati e ha compiuto notevoli passi avanti nel migliorare la loro vita e quella delle comunità ospitanti, mantenendo gli impegni assunti al Forum Globale sui Rifugiati nel 2019.
Nel tentativo di responsabilizzare i rifugiati in un momento in cui i flussi migratori forzati avevano raggiunto livelli record, i partecipanti al Forum multisettoriale si sono impegnati a creare opportunità di lavoro, posti scolastici per i bambini rifugiati, energia pulita e infrastrutture, oltre che a fornire un maggiore sostegno alle comunità e ai Paesi ospitanti, e a ricercare soluzioni a lungo termine come il rimpatrio volontario e il reinsediamento.
Il progetto di Misizi è solo una delle numerose iniziative intraprese in Ruanda per raggiungere questi obiettivi. E a due anni di distanza dal Forum, un primo Incontro di funzionari di alto livello, tenutosi il14 e 15 dicembre, ha fatto il punto sui progressi compiuti da vari Stati e attori nell’ambito del Forum e del Global Compact sui Rifugiati del 2018 (GCR).
I partecipanti hanno individuato i progressi fatti, le sfide affrontate e le aree in cui è necessario un ulteriore impegno per aumentare il sostegno, l’autosufficienza e l’accesso alle soluzioni per i rifugiati, tenendo conto delle sfide poste dalla pandemia di COVID-19.
I progressi compiuti dal Ruanda non sono visibili solo nel settore della sussistenza. A circa 200 chilometri a est di Mugombwa, vicino al confine con la Tanzania, si trova il campo di Mahama, che ospita oltre 55.000 rifugiati. È qui che Ntariteka Moise, rifugiato burundese di 36 anni, contribuisce a migliorare la vita dei giovani attraverso l’istruzione.
Moise è fuggito in Ruanda sei anni fa, quando era uno studente universitario di inglese e letteratura.
“Ho continuato gli studi in Ruanda e mi sono laureato” dice con orgoglio.
Ha quindi trovato lavoro come insegnante presso la G.S. Paysannat School vicino al campo di Mahama e, meno di un anno dopo, la scuola è stata ampliata per ospitare studenti rifugiati e ruandesi, un’iniziativa che rispecchia gli sforzi intrapresi dal Paese per integrare i rifugiati nel sistema educativo nazionale.
La scuola aveva un serio problema di sovraffollamento, con oltre 100 studenti per classe. Ma grazie a un progetto di espansione finanziato dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, sono state costruite oltre 200 nuove aule, più che raddoppiando il numero totale di classi e riducendo il numero di alunni per classe a 70.
Complessivamente, l’UNHCR e i partner, tra cui la Banca mondiale, hanno sostenuto la costruzione di oltre 500 nuove aule nelle scuole di tutto il Paese, migliorando la qualità dell’istruzione – che ha incrementato la frequenza – e consentendo l’iscrizione di un maggior numero di studenti rifugiati e ruandesi.
“Quando bambini rifugiati e ruandesi studiano insieme, imparano gli uni dagli altri e questo va a vantaggio dell’intera comunità” aggiunge Moise.
L’attuazione del GCR in Ruanda consente a rifugiati come Moise di trovare lavoro, di uscire dai programmi di assistenza e di ampliare il loro accesso alle opportunità di lavoro. Moise aggiunge che quasi due terzi degli insegnanti della sua scuola sono rifugiati, così come la maggior parte degli alunni.
Vicino alla scuola di Moise vive la rifugiata burundese Aneilla Nizeyimana, 30 anni, madre di tre figli. In Burundi Aneilla aveva imparato a fare il sapone, ma non ha mai avuto la possibilità di mettere in pratica le sue conoscenze fino a quando non è fuggita dalla violenza post-elettorale nel 2016 ed è arrivata in Ruanda, dove si è resa conto che c’era una forte necessità di sapone tra i rifugiati e la comunità ospitante.
Avviare la sua attività non è stato facile perché le mancavano il capitale e le capacità commerciali necessarie. Ma Aneilla ha ottenuto, insieme ad altri 90 rifugiati, finanziamenti in denaro attraverso Youth Connekt, una piattaforma nazionale innovativa che mette in contatto i giovani con opportunità socio-economiche. Lei e altri 89 imprenditori rifugiati hanno così potuto ottenere una serie di competenze imprenditoriali di base e hanno ricevuto fondi per avviare la loro impresa.
“Il finanziamento mi ha aiutato molto. Ho acquistato materie prime per aumentare la produttività” spiega Aneilla, che ha potuto anche investire in uno smartphone per promuovere la sua attività e ricevere pagamenti elettronici.
Un anno dopo, Youth Connekt ha ulteriormente investito nella sua attività, permettendole di aumentare la produzione e fornire sapone ai rifugiati e ai ruandesi nel campo e nelle aree circostanti. Attualmente ha otto dipendenti, sette rifugiati burundesi e un ruandese locale. Unica fonte di reddito per la sua famiglia di quattro persone, Aneilla spera presto di poter investire in nuovi macchinari per espandere ancora la sua attività.
“La mia vita è migliorata dal mio arrivo in Ruanda. Prima facevo fatica a provvedere alla mia famiglia… ma da quando ho iniziato il progetto ho visto una luce alla fine del tunnel” dice.
Spera di assumere più persone in futuro.
“Voglio aiutare i miei vicini e l’intera comunità, assumere molti lavoratori e offrire opportunità di lavoro ai giovani” aggiunge.
Nayana Bose, funzionario dell’UNHCR per la risposta globale ai rifugiati di Kigali, afferma che il Ruanda ha fatto enormi passi avanti per raggiungere gli obiettivi che si era prefissato al GCR.
“Il Ruanda ha fatto un ottimo lavoro nell’integrare i rifugiati nel sistema educativo nazionale, includendo i rifugiati urbani nel piano di assicurazione sanitaria nazionale della comunità, fornendo loro carte d’identità e offrendo opportunità di lavoro” spiega.
Oltre a riflettere sul successo di tali iniziative in Ruanda e in altri importanti Paesi di accoglienza in tutto il mondo, l’incontro dei funzionari di alto livello ha anche identificato le carenze esistenti, ha cercato soluzioni alternative e ha assunto nuovi impegni per i rifugiati e i loro ospiti in vista del prossimo Forum mondiale dei rifugiati nel 2023.
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