In Ucraina, dove è in corso un conflitto che ha danneggiato 700 scuole, l’anno scolastico è cominciato da poco per una scuola elementare, e i bambini sognano la pace.
Lera Holovko, di sette anni, il suo primo giorno di scuola, lo scorso 1 settembre, ha portato con sé un bouquet di rose rosse e un grosso sorriso stampato sulla faccia.
Lera sorrideva nonostante la sveglia all’alba per prendere il bus affollato che l’avrebbe accompagnata alla scuola di Velyka Verhunka, un quartiere della periferia di Luhansk. Infatti, la scuola del villaggio in cui vive, Krasny Yar, non c’è più, è stata distrutta dai bombardamenti nel 2014.
Il conflitto in Ucraina è costato la vita a più di 10.000 persone, le scuole danneggiate sono 700, di queste 55 solo dall’inizio del 2017. I frequenti scontri a fuoco nelle aree vicine al fronte, continuano a provocare danni alle strutture civili e le 800.000 persone che vivono nelle regioni di Donetsj e di Luhansk sono costantemente in pericolo.
“Leggo interrogativi nei loro occhi. Lo vedo che sono preoccupati”
Durante il suo primo giorno nella nuova scuola, Lera indossava orgogliosa un grosso fiocco in testa, come da tradizione, con lo zaino blu di UNICEF sulle spalle e penne e matite che UNHCR ha distribuito nella regione.
La maestra Antonina Strelets ha consegnato agli studenti dei fogli di carta con disegnate delle colombe da colorare.
“Bambini, secondo voi qual è la cosa più importante nella vita?” ha chiesto la maestra alla classe, mentre i bambini erano intenti a colorare. “La pace,” hanno risposto all’unisono. Qualcuno tra loro ha anche aggiunto: “l’amore”.
La maestra Strelets, di 53 anni, ha detto che è stato davvero difficile per lei presenziare alla cerimonia d’apertura dell’anno scolastico, era impossibile non pensare all’estate del 2014 quando sua madre è stata uccisa da una bomba che ha colpito casa sua.
La maestra vede spesso che i suoi studenti hanno gli occhi tristi, “Vedo che sono ansiosi e anche tesi” racconta. “Leggo interrogative nei loro occhi. Lo vedo che sono preoccupati, assorbono le preoccupazioni dei loro genitori”.
La maestra lo sa che un conflitto impoverisce le famiglie e i bambini soffrono la scarsità di cibo e di beni di prima necessità, non hanno libri né giochi. Molti sentono la mancanza dei genitori che magari sono andati in un altro Paese per guadagnarsi da vivere e supportare le famiglie.
Lera insieme a sua mamma, che ha una disabilità sin dall’infanzia, vivono in condizioni modeste, senza un padre. Riescono ad andare avanti grazie alla nonna che negli ultimi 15 anni ha lavorato come concierge a Mosca e al mese guadagna 245 dollari statunitensi.
Quando Oleksandr Bakshy, che lavora per UNHCR a Luhansk, è arrivato portando con sé un pacco pieno di prodotti per l’igiene personale donati dall’IOM (l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), proprio il giorno prima che iniziasse la scuola, Lera, sua sorella di 13 Dasha e tutta la famiglia sono stati davvero felici.
“Mi sono precipitata a scuola e ho visto il custode piangere all’ingresso”
Bakshy ha promesso anche che insieme alla sua squadra monteranno una nuova porta di ingresso, dopo che i bombardamenti hanno distrutto quella che c’era.
Da quando ha aperto il suo ufficio a Luhansk nell’autunno del 2015, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è diventato la principale Agenzia delle Nazioni Unite in questa zona. Gli operatori umanitari hanno distribuito materiali da costruzione a più di 1.500 famiglie, hanno risistemato 88 case e nel 2017 hanno supportato la ricostruzione di 89 scuole.
Anche la scuola di Lera, a Velyka Verhunka è stata ricostruita. Nell’agosto del 2014, un colpo di mortaio cadde nel cortile, distruggendo le finestre e provocando un incendio.
“Mi sono precipitata a scuola e ho visto il custode piangere all’ingresso e gridare, la nostra scuola sta bruciando” ha detto Olga Sergeyeva, la preside. Tredici persone sono stati uccisi in città ma per fortuna tutti i bambini si sono salvati.
“C’è sempre una grande confusione nella nostra scuola che per fortuna copre il rumore dei bombardamenti”.
Adesso il cratere lasciato dall’esplosione è coperto dall’erba ma i muri della scuola e le barre di metallo dove si fa ginnastica sono ancora danneggiati dall’esplosione delle bombe a grappolo. Un colorato orso, un coniglio e un gatto ricavati dai vecchi copertoni delle macchine nel cortile rappresentano una distrazione per i bambini. Gli scontri sono vicini, i bambini sanno che nella foresta dietro il cortile della scuola c’è un campo minato, e sanno che non devono avvicinarsi al fiume Siversky Donets, dove è tracciata la nuova linea del fronte. Le aree civili sono piene di ordigni inesplosi e minacciano costantemente la popolazione locale.
La preside Sergeyeva, di 57 anni, che è in questa scuola dal 1980, racconta che i bambini sono spesso spaventati dai tuoni e non amano i fuochi d’artificio. Ma le insegnanti cercano di coinvolgerli in varie attività per aiutarli a dimenticare il conflitto.
“Per fortuna nella nostra scuola c’è sempre un gran baccano, che copre il rumore dei bombardamenti” dice la preside.
Il conflitto in Ucraina va avanti ormai da quattro anni, l’UNHCR continua a chiedere alle parti coinvolte di assicurare la protezione dei civili e di preservare le aree civili, tenendole lontane da combattimenti e bombardamenti.
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