Paysannat L: un’unica scuola per rifugiati e studenti locali.
Appena terminata l’assemblea mattutina a Paysannat L, una scuola nei pressi del campo profughi di Mahama, nel Ruanda orientale, gli studenti si disperdono rapidamente nelle loro classi. Tra loro ci sono Bellaca e Anethe che si tengono per mano e ridono allegramente: sono amiche per la pelle.
Per Bellaca Irikungoma, una rifugiata di 16 anni originaria del Burundi, frequentare una scuola superiore le ha permesso di tornare alla normalità dopo essere fuggita dalla guerra più di un anno fa. Nel campo profughi non si aspettava di trovare molto di più dei servizi di base, tanto meno una scuola pienamente operativa per più di 21.000 studenti.
“Ciò che amo della scuola è il fatto di poter frequentare le lezioni e, allo stesso tempo, di riuscire a stare con la mia migliore amica” afferma Bellaca, voltandosi verso Anethe, seduta proprio dietro di lei.
Avere una scuola a due passi da casa è stata una benedizione anche per Anethe Cyuzuzo, un’adolescente ruandese di 15 anni che vive fuori dal campo profughi. “Se qui non ci fosse la scuola, dovrei fare molta strada per arrivarci” spiega.
Il primo giorno di scuola le due ragazze si sono ritrovate sedute una accanto all’altra. Temevano che la loro nazionalità e il loro retroterra così diverso avrebbero ostacolato la loro amicizia, ma ben presto questi timori si sono rivelati infondati. “È una buona amica” dice Bellaca di Anethe. “Prima di diventare così unite, mi chiedeva sempre di studiare con lei. Voleva spiegarmi le lezioni”.
Paysannat L iniziò a operare nel 1997 come una piccola scuola elementare, ma si espanse nel 2015 arrivando a ospitare migliaia di bambini burundesi costretti alla fuga dopo un nuovo scoppio di violenza. Ora ha 230 aule e 300 insegnanti e accoglie non solo i rifugiati, che rappresentano la fetta maggiore del corpo studentesco, ma anche studenti ruandesi locali. L’istruzione primaria e secondaria è gratuita per tutti.
L’UNHCR ha collaborato con il governo ruandese affinché i rifugiati venissero integrati nel sistema educativo nazionale, inseriti nella stessa scuola frequentata dagli studenti locali e ricevessero un’istruzione in inglese, la lingua ufficiale di insegnamento in Ruanda, a differenza del Burundi, dove le lezioni sono impartite principalmente in francese.
“La scuola ci fornisce lo stesso materiale scolastico che dà ai rifugiati: non c’è discriminazione” spiega Anethe. “Questa è una delle ragioni per cui per noi [gli alunni rifugiati] sono dei veri compagni”.
Monica Tse Candido, responsabile UNHCR per la protezione nel distretto di Kirehe, concorda. “Quando i rifugiati e gli studenti locali studiano insieme si rafforza il senso di aggregazione e coesione tra le due comunità” sostiene. “Non importa se i ragazzi vengono dal Ruanda o dal Burundi perché sono tutti trattati come studenti”.
È proprio questa situazione che ha permesso a Bellaca e ad Anethe di instaurare un rapporto di amicizia. Dopo la scuola le ragazze tornano a casa insieme, fanno i compiti e si aiutano nelle faccende domestiche.
Ma la scuola permette alle ragazze di studiare anche in altri modi. Per loro è stata infatti predisposta una stanza per le consulenze, particolarmente utile per le adolescenti che lì possono ricevere, gratuitamente, assorbenti, fare la doccia e cambiarsi se necessario. “La stanza è molto utile per noi, soprattutto quando abbiamo il ciclo” dice Bellaca. “Prima tornavamo al campo e quindi perdevamo le lezioni”.
Quando i cittadini burundesi arrivarono, Anethe era semplicemente curiosa di incontrarne uno. “Da quando ho incontrato Bellaca” aggiunge “sono molto felice perché ora ho una buona amica burundese”.
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