Un programma attualmente in corso per ricollocare 1.600 minori non accompagnati dalle isole greche sta già trasformando la loro vita.
Ahmad*, un ragazzo dell’Afghanistan, non esita a riassumere come il ricollocamento da uno squallido campo su un’isola greca al Lussemburgo abbia inciso sulla sua vita e su quella degli altri minori non accompagnati che sono stati trasferiti.
“Finora le nostre vite erano un punto interrogativo”, ha detto. “Ora abbiamo stabilità. Ora voglio che la mia vita funzioni. Sono libero”.
Ahmad è uno dei 59 bambini rifugiati vulnerabili trasferiti in Lussemburgo e in Germania nell’aprile di quest’anno dai pericolosi e malsani centri di accoglienza delle isole greche. Il trasferimento è avvenuto al culmine della pandemia da COVID-19.
Nei mesi successivi, altri sei minori sono andati in Germania, 50 hanno lasciato la Grecia per la Finlandia, 25 sono arrivati in Portogallo e 18 in Belgio. Venerdì, 49 sono andati in Francia, portando il totale a 207.
I bambini sono fuggiti dal conflitto nei loro Paesi d’origine e hanno affrontato enormi difficoltà durante il viaggio verso la Grecia. Lì, molti hanno trascorso mesi vivendo in baracche fragili, spesso senza servizi igienici o acqua corrente.
Per il personale dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e per i suoi partner umanitari, il ricollocamento offre speranza dopo ripetuti inviti a trovare soluzioni per i bambini.
“Si vede la felicità sui loro volti. Possono vedere che qualcosa di nuovo sta arrivando per loro”, ha detto France Matrahji, Senior Protection Assistant dell’UNHCR sull’isola di Lesbo.
Undici Stati dell’UE si sono finora impegnati ad accogliere circa 1.100 dei 1.600 minori non accompagnati destinati al ricollocamento dalla Grecia. Il paese ospita attualmente un totale di 4.558 bambini non accompagnati – di cui circa il 25% si trova sulle isole dell’Egeo.
Questo impegno è stato significativo, ha detto Philippe Leclerc, Rappresentante dell’UNHCR in Grecia.
“Lo sosteniamo da anni, soprattutto da quando il sovraffollamento dei centri dell’isola è peggiorato nel 2019. Abbiamo cercato solidarietà per i più vulnerabili, come i bambini non accompagnati che rimangono troppo a lungo nei centri di accoglienza delle isole, alla frontiera terrestre, che vivono nelle stazioni di polizia o che sono senza casa”, ha detto.
“I ricollocamenti sono una soluzione positiva per i bambini e per la solidarietà dell’UE nei confronti della Grecia”, ha detto. “La sicurezza e l’assistenza dei bambini che sono soli in Grecia devono essere la priorità assoluta”.
“Il Paese deve espandere la propria capacità di proteggere i minori non accompagnati con il sostegno dell’UE, ma il ricollocamento nei paesi dell’UE di alcuni dei più vulnerabili allevia anche la pressione sul sistema greco”, ha detto.
La pandemia ha ritardato i trasferimenti, ma in aprile Lussemburgo e Germania hanno notificato ad Atene il loro piano di procedere in condizioni rigorose a causa del virus. Questo ha scatenato una ventata di azione per Eirini Agapidaki, Segretario speciale greco per la protezione dei minori non accompagnati, per l’ufficio dell’UNHCR ad Atene, il suo staff e per i suoi partner nelle isole di Lesbo, Chios e Samos.
“Ogni volta in aeroporto mi commuovo mentre saluto i bambini e auguro loro buona fortuna. Tante persone sono molto impegnate e lavorano sodo per far funzionare il programma di ricollocamento e per offrire a questi bambini un’opportunità per un futuro luminoso”, ha detto Agapidaki, il cui dipartimento sostiene il benessere, l’istruzione e l’alloggio dei bambini.
Hanno dovuto rispettare un conto alla rovescia di 48 ore prima della partenza verso il Lussemburgo. Sono state quindi condotte procedure di valutazione del miglior interesse per i potenziali viaggiatori e il personale dell’UNHCR ha lavorato con i partner delle ONG greche METAdrasi e PRAKSIS, nonché con l’EASO, l’organismo dell’UE competente, per selezionare i casi da sottoporre alle autorità in Grecia e in Lussemburgo.
Il personale dell’UNHCR in Grecia ricorda la corsa ai colloqui nei centri di accoglienza e di identificazione durante le restrizioni per il COVID-19 e alla compilazione di documenti dettagliati. Per ogni minore sono stati raccolti, elaborati e presentati documenti. Ognuno di loro ha dovuto acconsentire e in alcuni casi i genitori nei paesi d’origine hanno dovuto essere consultati.
Un errore burocratico potrebbe mettere a repentaglio la possibilità di un bambino di essere ricollocato, ha detto il personale.
“Non abbiamo dormito. Lavoravamo 24 ore su 24, facendo i colloqui, inviando e-mail e facendo verifiche su verifiche su verifiche”, ha detto Matrahji.
Il personale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha preparato i bambini per la loro partenza, ha effettuato tutti i controlli sanitari e li ha accompagnati nei paesi di accoglienza, fornendo un altro esempio di buona cooperazione tra le due agenzie dell’ONU.
L’UNHCR, l’OIM e l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, hanno stabilito degli standard per identificare e dare priorità ai bambini da ricollocare.
In tutto, 12 minori hanno viaggiato in Lussemburgo, mentre 47 sono andati in Germania. La maggior parte proveniva dall’Afghanistan, alcuni dalla Siria e dall’Eritrea. Quasi tutti sono adolescenti.
L’aereo per la Germania è atterrato ad Hannover. Dopo due settimane di quarantena in Bassa Sassonia, i bambini si sono recati in diversi luoghi per iniziare il processo di integrazione. Un terzo vivrà con i parenti già in Germania, secondo il portavoce dell’UNHCR Chris Melzer.
Entrambi i Paesi hanno dato il benvenuto ai bambini.
In Lussemburgo, i minori sono stati ospitati in una struttura nel nord del Paese, sotto la supervisione della Caritas Lussemburgo, che ha dispiegato un team multidisciplinare, che comprende uno psicologo e assistenti sociali che parlano arabo, farsi e dari.
Faruk Licina fa parte del team di accoglienza di Caritas Lussemburgo. Ha detto che la quarantena ha reso difficili le prime due settimane. Le scuole erano chiuse e i bambini hanno dovuto aspettare per iniziare ad imparare le lingue del paese.
Ha detto che alcuni hanno sofferto psicologicamente a causa di quello che è successo loro negli ultimi anni, ma una volta stabilitisi hanno potuto fare sport insieme e visitare la città dove si trovano. Sono stati protetti dall’attenzione, ma Ahmad ha raccontato a Licina il suo ritrovato senso di libertà e stabilità.
Ora hanno letti confortevoli, buon cibo e prospettive più stabili, ha detto Licina, aggiungendo che l’esperienza è stata “molto profonda” anche per la Caritas.
“È successo tutto così in fretta… Abbiamo dovuto cercare una casa dove potessero vivere, e ottenere l’autorizzazione. Il settore sociale era paralizzato a causa del COVID, ma abbiamo dovuto cercare dei colleghi per aiutarci a prenderci cura di loro”, ha detto.
“Ma tutti hanno dato il massimo per dare loro il benvenuto”, ha detto.
*Nome cambiato per motivi di protezione.
Il progetto di ricollocamento è guidato dal governo della Grecia con gli stati membri dell’UE partecipanti ed è coordinato e finanziato dalla Commissione Europea. L’OIM, l’UNHCR e l’UNICEF sostengono pienamente tutti gli aspetti del processo di ricollocamento, in stretta collaborazione con partner chiave come l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo.
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