I rifugiati burundesi di ritorno a casa dopo anni di esilio in Ruanda portano con sè speranza e aspettative.
Lui, sua moglie e i suoi tre figli fanno parte di un gruppo di 159 rifugiati burundesi che hanno deciso di tornare a casa – un viaggio di 72 chilometri attraverso il punto di confine di Nemba in Burundi.
“Siamo tornati a casa perché un paese è come un genitore. Quando sei lontano dai tuoi genitori, senti che ti manca qualcosa”, ha detto Donatien, mentre aspettava di sottoporsi al tampone per il COVID-19 nel centro di transito di Kinazi in Burundi.
Quattro anni fa, si è lasciato tutto alle spalle quando la violenza politica ha costretto alla fuga oltre 300.000 burundesi. È fuggito con la sua famiglia nel vicino Ruanda.
“Ho lasciato il mio paese perché sono successe molte cose che hanno causato la dispersione delle persone”, ha detto. “Abbiamo continuato a parlare con parenti, amici e vicini che erano rimasti, per sapere quali progressi c’erano nella nostra comunità”.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, sta facilitando il ritorno dei rifugiati burundesi che hanno deciso di tornare a casa.
Dal 2017, almeno 145.000 rifugiati burundesi sono stati assistiti per tornare a casa, con più di 25.000 persone provenienti dal Ruanda negli ultimi mesi. In media, ogni settimana 2.000 persone vengono assistite per il ritorno volontario dal Ruanda, dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Tanzania.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi ha accompagnato un convoglio dal Ruanda durante una visita nella regione dei Grandi Laghi. Ha parlato con famiglie come quella di Donatien che erano consapevoli delle sfide che li aspettavano, ma hanno espresso la felicità di tornare finalmente a casa.
“Ciò che ora è molto importante è che questi ritorni siano sostenibili – coloro che vogliono tornare in Burundi devono avere accesso ai servizi di base, compreso il lavoro, quando arrivano”, ha detto Grandi.
Ha anche ribadito l’impegno dell’UNHCR a continuare a facilitare il ritorno volontario dei rifugiati burundesi, aggiungendo che è fondamentale che il governo burundese garantisca le condizioni per un ritorno sicuro e dignitoso che rispetti i diritti e le aspirazioni dei rimpatriati.
“Il ritorno dei rifugiati pone una grande responsabilità sulle spalle del governo, specialmente nel garantire la sicurezza nelle aree di ritorno”, ha aggiunto, “e tutti noi dobbiamo lavorare insieme per assicurare che questi ritorni siano ancorati al progresso del paese”.
Durante la sua visita, l’Alto Commissario ha incontrato il presidente Évariste Ndayishimiye. Hanno discusso dell’importanza di continuare a costruire le condizioni per il ritorno dei rifugiati in sicurezza e dignità. Hanno anche concordato che deve essere dato più sostegno alle comunità in cui i rifugiati stanno tornando, affinché la reintegrazione abbia successo.
A febbraio, l’UNHCR, il governo del Burundi e 19 partner hanno lanciato il Joint Refugee Return and Reintegration Plan che fa appello a 104,3 milioni di dollari dalla comunità internazionale per assistere i rimpatriati e le comunità in cui stanno tornando.
Meno del dieci per cento dei fondi necessari per sostenere la reintegrazione delle persone tornate a casa in Burundi è stato impegnato, nonostante l’aumento del numero di rifugiati che ritornano da tutta la regione.
Donatien è pieno di ansia ma anche di aspettative quando pensa a cosa gli riserverà il futuro. Riceverà una piccola sovvenzione per aiutare la sua famiglia a tornare a casa e spera di avviare un’attività per sostenere la sua famiglia.
“Speriamo che il governo abbia il coraggio e l’energia di non permettere che quello che è successo in passato si ripeta. Quelli che tornano si sentono incoraggiati e hanno bisogno di aiuto per continuare la loro vita”, ha detto.
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