La rifugiata congolese Jacqueline Zandamela usa la sua passione per la moda per aiutare le persone costrette a fuggire e le donne in Mozambico.
Al centro c’è Jacqueline Zandamela, una rifugiata congolese e la mente dietro l’attività, che ha costruito da zero, con poco più della sua passione per la sartoria.
Quasi 27 anni fa, è fuggita dalla violenza nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), con il marito ormai deceduto e due figli.
Il pensiero di ricominciare la vita in un paese straniero era opprimente per Jacqueline, ma sapeva di doverci provare.
“Ho dovuto sacrificare molto per arrivare qui, per il bene della mia famiglia. Ma ne è valsa la pena”, dice la 55enne, che ha fatto diversi lavori per prendersi cura della sua famiglia, mentre cercava di risparmiare i pochi soldi che le rimanevano.
Nella RDC aveva studiato cucito e sartoria, così ha deciso di mettere a frutto le sue capacità. Ha comprato una macchina da cucire con i suoi risparmi e ha iniziato a fabbricare vestiti in casa.
Il suo talento per il design, ispirato alla moda africana contemporanea, ha presto attirato l’attenzione della gente. I suoi vicini mozambicani hanno raccontato delle sue capacità in tutta la città e i suoi clienti sono aumentati al punto che ha dovuto trasferire l’attività da casa sua ad un locale nel centro di Maputo.
La grande richiesta dei suoi capi le ha dato l’idea di iniziare a reclutare e formare donne mozambicane e rifugiate interessate a cucire e a gestire un’attività di successo. Finora ha formato più di 100 persone.
Klaudia, una delle rifugiate formate da Jacqueline, la vede come qualcosa di più di una semplice sarta.
“È un simbolo di speranza e di unità nella comunità”, dice.
C’è un’atmosfera amichevole, anche se professionale, nel suo negozio, che è diviso in uno showroom e un laboratorio dove i sarti e le sarte di Jacqueline creano bellissimi abiti di ispirazione africana.
“Qui si può trovare una gamma di vestiti alla moda e abiti incredibili. Jacqueline ha sempre dei suggerimenti su ciò che si adatta meglio ai suoi clienti. Vale la pena visitarlo!” dice un cliente abituale.
Anabelle Mugabe, una dei membri dello staff mozambicano di Jacqueline, apprezza le competenze acquisite sotto la sua tutela.
“La considero la mia mentore e life coach personale perché mi ispira davvero e ci incoraggia sempre ad affrontare le sfide della vita”, dice. “Mi sento più sicura e indipendente perché posso sostenere la mia famiglia con il mio lavoro”.
Come molte imprese, anche quella di Jacqueline è stata colpita dal COVID-19. Gli ordini dei clienti sono diminuiti, e Jacqueline ha dovuto ridurre il suo staff di 11 persone alle attuali cinque.
Anche se sta lottando per pagare l’affitto mensile del negozio e sostenere la sua famiglia, non ha smesso di fare progetti per il futuro e sta pensando di aprire un account Facebook per vendere vestiti online. Sta anche pensando di avviare una linea di abbigliamento per bambini e sta valutando il suo obiettivo a lungo termine di aprire un centro di formazione professionale per insegnare il cucito. Ha già contattato le autorità locali per avere informazioni su come iniziare il processo.
Samuel Chakwera, il Rappresentante dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati in Mozambico, sottolinea l’importanza di sostenere l’integrazione socio-economica dei rifugiati nella società.
“L’integrazione locale è un processo complesso e graduale con dimensioni legali, economiche, sociali e culturali”, dice Chakwera, aggiungendo: “L’esempio di Jacqueline dovrebbe motivarci a continuare a lavorare con il governo, la società civile e altre parti interessate per un’effettiva integrazione dei rifugiati in tutte le sfere della società.”
L’impegno di Jacqueline l’ha portata a nuove frontiere – attualmente sta tenendo corsi di cucito a circa 20 donne detenute, per aiutarle a rimettersi in piedi.
Il fatto che le donne abbiano espresso il loro profondo apprezzamento per lei, cucendo un abito con i nomi dei suoi figli, le dà molta gioia. Sono questi gesti che la motivano a continuare i suoi sforzi per riunire i rifugiati e la gente del posto.
“Sono eternamente grata al popolo del Mozambico per la sua generosità e solidarietà verso i rifugiati”, dice. “Mi è stata data un’altra opportunità di vita e la possibilità di realizzare il mio sogno, quindi offro lo stesso sostegno a coloro che ne hanno bisogno”.
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