Nell’insediamento di Kalobeyei, in Kenya, l’assistenza in denaro permette ai rifugiati di acquistare da membri della comunità locale i materiali necessari a costruire le proprie case.
Arrivata in Kenya dopo essere fuggita dal Sud Sudan con migliaia di altri rifugiati, Florence Idiongo ha dovuto vivere in una tenda di plastica con altre 12 persone, tra cui i suoi figli, i fratelli più giovani e altri parenti.
Faceva caldo, la tenda era affollata e offriva una protezione insufficiente a Florence e alla sua famiglia, che dovevano costantemente sorvegliare il cibo e i loro effetti personali.
“A volte durante la stagione delle piogge dovevamo cucinare dentro la tenda, e questo era molto rischioso per la salute dei bambini,” ha aggiunto.
Fortunatamente, la situazione è cambiata per il meglio. Con una carta di credito e le indicazioni fornite dall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, Florence ha potuto ottenere del denaro e unire i propri sforzi a quelli di altri 1.000 rifugiati per costruire alloggi migliori e più sicuri nell’insediamento di Kalobeyei.
Il progetto ha avuto inizio nel giugno 2015, quando è stato aperto l’insediamento di Kalobeyei per far fronte al sovrappopolamento del vicino campo di Kakuma, oltre che per migliorare le condizioni socio-economiche in cui vivono i rifugiati e le comunità ospitanti.
Fondamentale per fornire una migliore assistenza è stato l’innovativo intervento dell’UNHCR basato sul supporto finanziario, che ha permesso a rifugiati come Florence di ricevere denaro su speciali carte di credito per acquistare cemento, sabbia, blocchi di pietra e altri materiali necessari alla costruzione di abitazioni e servizi igienici.
“Il nostro scopo è garantire la dignità delle persone, dando loro libertà di scelta,” ha dichiarato Moffat Kamau, Senior Associate dell’UNHCR per l’assistenza finanziaria a Kakuma.
Kamau ha sottolineato che questa strategia è in linea con l’obiettivo di favorire l’integrazione socio-economica dei rifugiati nella comunità locale, riducendo al tempo stesso la dipendenza dall’assistenza umanitaria.
“I rifugiati gestiscono direttamente il processo di costruzione e utilizzano le risorse in maniera ottimale per costruire alloggi migliori a costi contenuti,” ha aggiunto.
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In molti paesi, milioni di rifugiati e di altre persone sotto il mandato dell’UNHCR hanno potuto prendere in mano le proprie vite da quando, nel 2016, l’Agenzia ha iniziato ad ampliare il programma di assistenza finanziaria. Questo progetto fa parte di una più ampia gamma di iniziative attraverso cui l’UNHCR, in collaborazione con donatori tra cui paesi, governi e partner del settore privato, sta rafforzando la propria risposta alla situazione dei rifugiati in tutto il mondo.
Il programma ha lo scopo di aiutare rifugiati, richiedenti asilo, rimpatriati, sfollati interni e apolidi a provvedere al soddisfacimento dei propri bisogni in maniera dignitosa, garantendone inoltre la protezione e la possibilità di sviluppare maggiore resilienza. Nel corso degli ultimi tre anni il progetto ha aiutato oltre 16 milioni di persone in più di 100 paesi a costruire o ristrutturare le proprie abitazioni, pagare affitti, acquistare farmaci, estinguere debiti e avviare delle attività. Al momento l’UNHCR fornisce più assistenza in denaro che aiuti in natura.
A Kalobeyei, ogni complesso di alloggi consiste di 12 o 14 case la cui costruzione impiega in media 22 giorni. Collaborando per acquistare materiali da costruzione in grandi quantità, i rifugiati riescono a godere di maggior potere contrattuale al momento dell’acquisto. L’uso efficiente ed efficace dei fondi a disposizione permette loro di spendere il denaro risparmiato per migliorare ulteriormente le proprie abitazioni o per soddisfare altri bisogni di base, acquistando per esempio sapone e utensili da cucina.
“Fornendo ai rifugiati assistenza in denaro per costruire le proprie case rendiamo l’intera comunità più indipendente e responsabile,” ha aggiunto Kamau. “Questo progetto ha inoltre migliorato il rapporto dei rifugiati con la comunità ospitante, perché il denaro che spendono torna a circolare nell’economia locale.”
L’UNHCR ha stretto una partnership con Equity Bank in Kenya perché venissero aperti conti correnti bancari per permettere ai rifugiati di utilizzare le loro speciali carte di debito e avere accesso ai fondi necessari a costruire le loro abitazioni. Il denaro viene inviato in tre rate per garantire che le famiglie costruiscano in maniera ordinata e in linea con gli standard di costruzione sviluppati dagli esperti dell’UNHCR.
Poiché la sua famiglia è molto numerosa, Florence può beneficiare di assistenza per la costruzione di due abitazioni, una delle quali è già stata completata.
“Sono contenta. Si vede che la casa è diversa, ed è molto accogliente,” afferma con un sorriso. “Possiamo comprare vestiti per i bambini e anche un materasso, sedie e tende.”
Ad oggi, più di 1.000 rifugiati come Florence hanno potuto costruire abitazioni più sicure e resistenti grazie al progetto dell’UNHCR, realizzato con il sostegno di donatori come il Governo del Giappone.
Il successo del progetto verrà presentato alla fine di questa settimana a Tokyo alla Conferenza Internazionale sullo Sviluppo Africano, evento annuale organizzato dal governo giapponese in collaborazione con UNDP, Commissione dell’Unione Africana e Banca Mondiale.
In occasione del Forum Globale sui Rifugiati che si terrà a dicembre, i paesi partecipanti esploreranno una serie di iniziative volte al rafforzamento e a una maggiore condivisione delle responsabilità a livello internazionale per far fronte alla situazione dei rifugiati.
Esperienze positive come il progetto per la costruzione di abitazioni a Kalobeyei verranno prese in considerazione per illustrare che in tutto il mondo sono già in atto programmi che trasformano la vita di rifugiati come Florence e delle comunità ospitanti. Queste esperienze sono inoltre essenziali per stimolare la comunità internazionale a contribuire per dare nuovo impulso al Patto Globale sui Rifugiati, approvato dall’Assemblea Generale dell’ONU nel dicembre 2018.
Il Forum Globale sui Rifugiati vedrà riuniti governi, organizzazioni internazionali, autorità locali, membri della società civile, del settore privato e delle comunità ospitanti, oltre che i rifugiati stessi.
In attesa della nascita del suo quinto figlio, Florence guarda al futuro con rinnovata speranza.
“Voglio il meglio per il futuro dei miei figli. Gestirò bene questi soldi, e costruirò un’altra casa,” afferma. “Sono davvero felice.”
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