IKEA offre la promessa di un nuovo inizio ai rifugiati in Croazia attraverso un programma di tirocini in collaborazione con l’UNHCR.
Prima di fuggire dall’Iraq nel 2016, Lajan, 32 anni, lavorava nel reparto contabilità di una banca. Sono seguiti cinque anni di cambiamenti. Lei e suo marito si sono stabiliti in Croazia, ma hanno vissuto per due anni in un centro di accoglienza per richiedenti asilo mentre aspettavano che la loro richiesta venisse elaborata.
“È stato un periodo molto difficile”, ha detto.
Ha pianto di felicità quando il suo avvocato ha chiamato nel 2019 per dire che avevano ottenuto l’asilo e non è riuscita a dormire dall’eccitazione quando, poche settimane dopo, si sono finalmente trasferiti in un appartamento a Zagabria con i loro due bambini, che ora hanno nove e tre anni.
Dopo di che, la sua attenzione si è rivolta alla ricerca di un lavoro. Ha preso in considerazione l’idea di cercare un lavoro come donna delle pulizie o in una panetteria, dato che amava cucinare. Ma poi la Croce Rossa, partner dell’UNHCR in Croazia, le ha chiesto se era interessata a uno stage retribuito al negozio di mobili IKEA nella capitale.
Ha fatto domanda, e alla fine del colloquio le è stato offerto uno stage di tre mesi nel reparto di assistenza clienti online del negozio.
“Non potevo crederci. Ho chiamato mia madre e le ho detto: ‘Guarda mamma, sto lavorando allo stesso tipo di posizione che avevo in Iraq! Piangevo e anche lei stava piangendo”, ha detto. “Era come un sogno che si realizzava”.
Lajan ha ottenuto lo stage come parte di un’iniziativa globale condotta dal gigante svedese dell’arredamento con il sostegno dell’UNHCR, dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e di altri partner per migliorare le condizioni di vita delle persone costrette a fuggire dalle loro case.
L’UNHCR è partner di IKEA in Croazia dal 2015. Quest’anno IKEA ha ristrutturato un centro di accoglienza per i bambini non accompagnati e separati arrivati in Croazia e l’azienda ha anche donato una serie di articoli che solitamente vende per aiutare 500 rifugiati a mitigare gli impatti sanitari ed economici della pandemia di COVID-19.
IKEA in Croazia ha assunto sette rifugiati, mentre altri 15 – metà dei quali donne, tra cui Lajan – stanno facendo degli stage di tre mesi.
Pochi si rendono conto di quanto siano straordinarie molte delle loro storie personali, o di quanta strada abbiano fatto per ottenere queste posizioni.
“Siamo davvero orgogliosi qui all’IKEA Croazia perché i nostri collaboratori e i nostri colleghi… hanno iniziato a impegnarsi con i rifugiati e siamo una sola comunità, e questo dovrebbe essere il vero potere di ciò che facciamo”, ha detto Nikolaos Migkianis, il capo di IKEA Croazia.
Gillian Triggs, Assistente dell’Alto Commissario per la Protezione dell’UNHCR, ha visitato il negozio il 15 luglio durante la sua visita in Croazia per sottolineare la sua importanza come esempio di come le aziende possono giocare un ruolo nell’integrazione dei rifugiati e anche come i rifugiati giocano un ruolo costruttivo nelle loro nuove società.
“I rifugiati e gli sfollati di tutto il mondo… vogliono un mezzo di sostentamento di qualche tipo per dare un senso alla loro vita e per permettere loro di essere meglio integrati nella comunità”, ha detto Gillian Triggs, Assistente dell’Alto Commissario per la Protezione dell’UNHCR.
Il suo primo giorno di lavoro a maggio, Lajan ha ricevuto un computer, un nome utente e una password, piccoli simboli del suo nuovo status e della sua possibile nuova vita.
Dal suo arrivo nel 2016, ha imparato da sola a parlare croato, ma parla anche curdo, arabo, turco e inglese – lingue che mette a frutto nell’ambiente di lavoro internazionale.
Anche così, il lavoro è stato duro all’inizio. “Ero così spaventata e nervosa”, ha detto.
Marija Miholec, croata, ha lavorato per IKEA Zagabria per due anni nell’assistenza clienti e ha aiutato Lajan e gli altri stagisti.
“Siamo stati molto accoglienti nell’aiutarli con tutto ciò di cui avevano bisogno. Naturalmente, è stato difficile per loro venire in un nuovo ambiente. Siamo già tutti una squadra, con il nostro lavoro quotidiano, ma penso che tutti i colleghi abbiano dato il massimo per farli sentire a casa”, ha detto.
L’idea degli stage di IKEA è quella di permettere ai rifugiati di costruire competenze ed esperienze in modo che possano trovare più facilmente lavoro in IKEA o altrove. Lajan è grata per la possibilità e spera che il suo duro lavoro venga ripagato.
“Mi piacerebbe davvero essere un’amministratrice nel programma online, avere un lavoro permanente… sto lavorando sodo… voglio imparare tutto”, ha detto.
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