Maliki è un bambino di 9 anni che oggi vive nel sito di Ouallam, nella regione di Tillabery, situato a circa 100 km da Niamey, la capitale del Niger.
Suo padre, Moumouni, ci ha raccontato che sono scappati dalle persecuzioni dei gruppi armati: l’aumento degli attacchi, stupri, violenza fisica e psicologica sono i principali fattori che lo hanno costretto ad andarsene e trovare riparo in Niger.
“Sono stato costretto a lasciare la mia città, dove sono nato, per salvare la mia vita e quella della mia famiglia. Era l’unica soluzione che ci rimaneva”
Moumouni
All’inizio di febbraio hanno lasciato Tobanko, in Mali. Sono scappati in fretta, portandosi dietro pochissime cose. Hanno camminato per due giorni fino a quando non sono arrivati in Niger a Tiliwa. Qui hanno ricevuto supporto dal governo nigerino e tramite quest’ultimo sono venuti a conoscenza del sito di Ouallam di UNHCR.
I figli di Moumouni sono tutti profondamente traumatizzati per le violenze e atrocità che hanno visto durante la fuga.
Appena arrivati al campo, UNHCR ha fornito loro cibo e riparo. Adesso sono finalmente al sicuro. Moumouni vorrebbe iniziare a lavorare perché vuole dare ai suoi figli l’opportunità di continuare gli studi.
Con l’arrivo della stagione delle piogge, vorrebbe cercare lavoro in una fattoria dove lavorare come agricoltore, come faceva prima in Mali, ma con la moglie stanno anche pensando di imparare un nuovo lavoro per acquisire nuove competenze che li aiuterebbero anche in un futuro quando potranno finalmente ritornare a casa.
“Noi vogliamo tornare in Mali perché li è la nostra casa”
Moumouni
Nonostante tutto Moumouni e la sua famiglia vivono in pace e si sono già integrati con la popolazione che li ospita.
La scuola è vista come un nemico dai gruppi armati che vogliono esercitare il loro dominio seminando il terrore. Senza la protezione della scuola i bambini sono a rischio di sfruttamento e violenza.
Moumouni non ha avuto la possibilità di ricevere un’istruzione, ma ha fatto di tutto per dare questa opportunità in Mali ai suoi figli proprio perché sapeva quanto fosse importante per il loro futuro. Purtroppo, con la nuova situazione, sia il primogenito Maliki che sua sorella hanno perso l’anno perché sono arrivati in Niger troppo tardi.
Non è raro per i bambini che sono costretti a fuggire perdere anni di scuola, la fuga forzata dal proprio paese interrompe la loro vita, la loro routine e spesso l’istruzione è una delle ultime cose che viene ripresa quando si vive da rifugiati in un altro paese. Questo perché le famiglie hanno difficoltà ad accedere alle risorse di base e spesso i bambini sono costretti a lavorare per contribuire al sostentamento.
Nel frattempo, lo scoppio della pandemia ha aggravato una situazione già difficile e il governo per contrastare la diffusione del virus ha dovuto chiudere le scuole.
Sono felice di essere qui al campo di Ouallam, lontano dagli spari e dalle violenze. Qui mi sono fatto nuovi amici. Vorrei continuare ad andare a scuola e recuperare il tempo perso. Vorrei anche aiutare i miei genitori: quando sarò grande ed avrò un lavoro comprerò una macchina a mio papà e costruirò una casa per mia madre!
Maliki
Il sito di Ouallam è stato costruito da UNHCR poco prima dell’arrivo del COVID-19 su un terreno statale. I rifugiati vivono ancora nelle tende e nelle Refugee Housing Unit, ma stiamo sviluppando un progetto di urbanizzazione a lungo termine che prevede la costruzione di case in muratura.
Attualmente la pandemia sembra essere sotto controllo nel campo e le scuole gradualmente stanno riaprendo. È necessario però contribuire per aiutare il ritorno alla normalità attraverso la costruzione di nuove strutture o l’implementazione della didattica a distanza. Le strutture esistenti inoltre dovranno essere ristrutturare e ripensate a norma COVID-19 cosi come le strutture igieniche presenti all’interno.
Abbiamo stimato che oltre 150 strutture educative devono essere costruite o migliorate e circa 270 strutture igienico-sanitarie per le scuole devono essere allestite o ripristinate.
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