Il secondo volo dell’UNHCR per l’evacuazione dalla Libia al Niger dà ai rifugiati una nuova speranza e porta a quota quasi 100 il numero delle persone evacuate dal novembre 2017.
NIAMEY – Quando Rahel*, giovane rifugiata eritrea di 29 anni, ha intrapreso il pericoloso viaggio attraverso l’Africa, sognava una nuova vita da persona libera e nuove opportunità in Europa. Invece si è ritrovata prigioniera in Libia, per 11 dei 18 mesi passati lì.
“Quando l’UNHCR mi ha detto che stavo per andare via dalla Libia non sapevo cosa pensare, all’inizio non ci credevo. Poi quando l’autobus è venuto a prenderci per portarci via dal centro di detenzione, ho realizzato che era tutto vero… ero felice di essere viva,” ha raccontato in Niger ai rappresentanti dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati.
Rahel fa parte del gruppo di 74 rifugiati eritrei e somali estremamente vulnerabili, che, nelle prime ore del mattino di venerdì scorso, sono arrivati all’aeroporto internazionale di Niamey con un volo dell’UNHCR. Nel gruppo ci sono anche 51 bambini e 22 donne, tutti erano in centri di detenzione in Libia fino a poche ore prima dell’imbarco sull’aereo.
“Dio ha mandato l’UNHCR a salvarci la vita,” ha aggiunto Rahel sollevata, lei che nel corso del suo viaggio attraverso l’inferno è stata venduta per tre volte dai trafficanti.
Lo staff dell’UNHCR in Niger ha accolto i rifugiati esausti, e li ha assistiti durante i controlli in aeroporto prima del trasferimento negli alloggi a loro destinati. Molti volevano essere rassicurati del fatto che non sarebbero stati rimandati indietro in Libia.
L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, ha dato il via alle evacuazioni d’emergenza salva vita quest’anno nel mese di novembre, nel quadro di un più ampio piano per gestire i complessi flussi di migranti e rifugiati lungo le rotte del Mediterraneo.
“Il Niger rappresenta una fase di transito per loro. Verranno accolti e verrà data loro la speranza che vivere è ancora possibile,” ha detto Alessandra Morelli, Rappresentante dell’UNHCR in Niger.
“L’UNHCR vorrebbe ringraziare il governo del Niger per aver aperto le porte del Paese e aver permesso all’UNHCR di continuare con i voli di evacuazione umanitaria dalla Libia,” ha aggiunto.
Vincent Cochetel, Inviato Speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo centrale, ha aggiunto: “Quest’evacuazione non sarebbe stata possibile senza il supporto delle autorità e dei nostri partner in Libia, incluso il MOAS. Vorrei anche elogiare la straordinaria solidarietà mostrata dalla popolazione e dal governo del Niger.”
L’UNHCR ha lanciato un appello per chiedere ulteriori 1.300 posti per il reinsediamento per poter evacuare i rifugiati vulnerabili dalla Libia. Molti di loro sono detenuti da un tempo indefinito, in condizioni deplorevoli, vittime di sistematiche violazioni dei diritti umani.
Hamda, rifugiata somala di 25 anni, ha raccontato di essere stata arrestata in Libia quando era al primo mese di gravidanza.
Rahel, è stata picchiata e venduta per tre volte dai trafficanti e per il suo rilascio hanno chiesto 5.500 dollari statunitensi.
Piange mentre ci racconta che a Zuwara, una città costiera nel nord est della Libia, è stata catturata da un gruppo di uomini: “Non ho visto le loro facce, ma so che erano del Daesh. Mi hanno violentata, tutti loro, non avevo idea di quanti fossero.”
I rifugiati stanno ora ricevendo cure mediche e supporto psicologico.
In Libia ci sono quasi 550.000 persone sotto il mandato dell’UNHCR, tra questi 200.000 sfollati interni e 44.000 rifugiati e richiedenti asilo registrati.
*Il nome è stato cambiato per ragioni di protezione
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