Grazie a un laboratorio fotografico organizzato da National Geographic col sostegno dell’UNHCR, alcuni giovani venezuelani fuggiti in Brasile ritrovano un po’ di normalità e divertimento nonostante le difficoltà che affrontano tutti i giorni.
Per migliaia di giovani venezuelani, lasciare il proprio paese non è stata una scelta: fame, mancanza di medicinali, persecuzioni politiche e la necessità di sostenere le proprie famiglie li hanno costretti a fuggire e ad abbandonare le loro case. Oggi, il loro futuro è in sospeso.
Più di 4 milioni di venezuelani hanno lasciato il proprio paese – l’esodo più massiccio dall’inizio della guerra in Siria – e 168.000 di loro hanno trovato una nuova casa in Brasile.
Il viaggio per raggiungere il Brasile è estenuante, e negli insediamenti temporanei nello stato settentrionale di Roraima le opportunità di distrazione dalle difficoltà di tutti i giorni sono scarse. Ma per cinque giorni nel mese di febbraio, 21 giovani venezuelani hanno avuto la possibilità di vestire i panni del fotografo e imparare a immortalare le storie della propria comunità, per testimoniarne il senso di dignità, la resilienza e la speranza in un futuro migliore.
Tutti i partecipanti al laboratorio fotografico, organizzato da National Geographic con il sostegno dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, erano studenti venezuelani che vivono in insediamenti temporanei. Alcuni di loro non avevano mai tenuto in mano una macchina fotografica; altri, come Santiago Briceño, avevano sempre sognato di diventare fotografi professionisti.
Per Santiago José, 17 anni, imparare i trucchi del mestiere da un fotografo professionista è un sogno diventato realtà. “È da quando ho 10 anni che sogno di diventare fotografo,” racconta. “Mi è piaciuto soprattutto incontrare persone nuove che sono nella mia stessa situazione. Questi cinque giorni sono stati stupendi.”
Prima di lasciare il Venezuela Genesis Lemus, 19 anni, aveva promesso alla madre che avrebbe continuato a impegnarsi per garantire un futuro migliore alla sua famiglia. “Ho aspettative e obiettivi che voglio raggiungere,” afferma la giovane. “Nonostante gli ostacoli che devo affrontare, vado avanti.”
In una delle sue foto, quella utilizzata come anteprima di questo articolo, Genesis rappresenta perfettamente l’esperienza transitoria di chi è costretto a fuggire: sono lì, ma non pienamente – si sono lasciati così tanto alle spalle, eppure presto dovranno spostarsi ancora, alla ricerca di sicurezza e opportunità. Allo stesso tempo, queste persone rischiano di diventare invisibili, di perdere la loro umanità, e di perdersi tra i numeri degli esodi a livello globale. In questa foto, però, Genesis riesce a catturare l’essenza di queste persone, i loro spiriti in fuga, ma pieni di speranza.
Nei tramonti, nelle figure dormienti, negli abiti appesi e negli occhi dei bambini c’è un filo conduttore che unisce gli sguardi dei giovani fotografi venezuelani che hanno partecipato al laboratorio: la fede incrollabile in un futuro migliore.
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