Migliaia di persone sono rimaste senza casa a causa delle inondazioni dovute alle piogge monsoniche nei campi rifugiati nel sud del Bangladesh.
Anche se il rifugio si trova ai piedi di una collina, Meher non aveva mai visto inondazioni di questo tipo nei quasi quattro anni in cui ha vissuto lì dopo essere fuggita in Bangladesh dal Myanmar.
Nel giro di poche ore, l’acqua era arrivata al loro petto, e sono fuggiti portando con sè la stufa, la bombola del gas e un pannello solare.
“Mi sentivo impotente, non capivo dove andare”, ha detto Meher. “L’acqua saliva così velocemente che non potevamo tornare indietro. La maggior parte delle nostre cose sono state spazzate via”.
Più di 21.000 rifugiati Rohingya che vivono nei tentacolari siti di rifugiati a Cox’s Bazar sono stati colpiti da inondazioni improvvise e frane negli ultimi giorni. Più di 300 mm di pioggia sono caduti in sole 24 ore tra lunedì e martedì – quasi la metà della media mensile delle precipitazioni per luglio – e la pioggia pesante è continuata mercoledì e giovedì. Sei rifugiati sono stati uccisi mentre altre migliaia, come Meher, hanno visto le loro case spazzate via o allagate.
Ora, lei e la famiglia di suo figlio sono alloggiati in un centro di apprendimento sulla collina poco distante dal loro rifugio sommerso dall’acqua, insieme a circa 20 altre famiglie sfollate dall’inondazione. Anche qui, la pioggia gocciola attraverso il tetto di paglia e le condizioni sono a malapena vivibili.
Altri sfollati a causa delle inondazioni si trovano in rifugi appartenenti a membri della famiglia o sono alloggiati in strutture comuni come il centro di apprendimento.
Le inondazioni sono arrivate nel mezzo di un rigido lockdown nazionale mentre il Bangladesh combatte l’aumento delle infezioni e dei decessi dovuti al COVID-19. Seguono anche gli incendi che hanno devastato i campi a marzo, uccidendo 11 persone e distruggendo migliaia di rifugi. In una dichiarazione di martedì, l’UNHCR ha detto che “il tempo avverso, le ultime frane e le inondazioni aggravano ulteriormente la sofferenza e gli enormi bisogni umanitari dei rifugiati Rohingya in Bangladesh”.
Dal 2017, quando più di 700.000 rifugiati Rohingya sono arrivati a Cox’s Bazar dal Myanmar, continuano gli sforzi di riforestazione per stabilizzare le colline e ridurre il rischio di inondazioni e frane nei campi. L’UNHCR e i suoi partner hanno anche formato volontari tra i rifugiati e le comunità ospitanti ad entrare in azione quando si verifica un disastro. Questa settimana, questi volontari hanno lavorato giorno e notte per aiutare a portare in salvo le persone dai rifugi allagati o crollati. Ma il Bangladesh è uno dei paesi più soggetti al cambiamento climatico e le tempeste tropicali che hanno sempre accompagnato la stagione dei monsoni stanno diventando più frequenti e intense.
“Non ho mai visto un’inondazione simile”, ha detto Meher. “In Myanmar, vivevo in un posto dove la terra era pianeggiante, e non si allagava con i monsoni”.
È preoccupata per il suo rifugio “e per tutto quello che abbiamo lasciato sotto l’acqua”.
“Non siamo sicuri di quando la pioggia smetterà e potremo tornare alle nostre case”.
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