A Ngabé, la comunità locale condivide quello che ha con i rifugiati provenienti dall’ovest della Repubblica Democratica del Congo.
All’alba, Gaëlle si avvia a piedi verso il panificio della piccola città di Ngabé, nel sud-est della Repubblica del Congo.
La 28enne, madre di sei figli, seleziona 60 pagnotte e negozia il prezzo. Oggi paga al fornaio 4.500 franchi (7,50 dollari). Poi si reca al mercato per vendere il pane, sperando di ottenere un piccolo profitto che le consenta di pagare le spese di base per la sua famiglia.
Gaëlle è arrivata nella Repubblica del Congo nell’ottobre dello scorso anno con il marito e i figli, dopo essere stata costretta ad abbandonare la fattoria e tutti i suoi averi per fuggire dalle violenze nel territorio di Kwamouth, sulla sponda opposta del fiume Congo, nell’ovest della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Più di 3.000 persone sono state uccise durante i violenti combattimenti tra le comunità Teke e Yaka dal luglio 2022 al giugno 2023, che hanno anche causato la fuga di almeno 50.000 persone da Kwamouth in cerca di sicurezza in altre parti della Repubblica Democratica del Congo.
Gaëlle era tra le altre 5.000 che hanno trovato rifugio nella Repubblica del Congo. La maggior parte dei rifugiati si è stabilita nella città di Ngabé e in oltre 50 villaggi lungo il fiume.
Come Gaëlle, anche Charlotte è stata costretta ad abbandonare tutto, fuggendo attraverso il fiume in canoa. Dopo essere arrivata nella Repubblica del Congo, un’imbarcazione gestita da UNHCR, in collaborazione con le autorità locali, ha portato lei e altri rifugiati a Ngabé, dove ora vende pesce per mantenersi.
“Compro dai pescatori, poi cucino il pesce e lo rivendo al mercato”, ha detto. “Tutti comprano il mio pesce: sia i rifugiati che la popolazione locale”.
“Qui possiamo vivere in pace e questa è la cosa più importante”.
In attesa che la situazione a casa si stabilizzi, Gaëlle, Charlotte e gli altri rifugiati si stanno adattando alla loro nuova vita. Qui possono trovare lavoro, ad esempio vendendo pane e pesce al mercato, possono accedere a servizi sanitari essenziali e mandare i loro figli a scuola, ma le strutture pubbliche erano già prima dell’arrivo dei rifugiati e devono essere rafforzate per far fronte all’aumento delle richieste.
Nell Mouandza, un funzionario del consiglio locale di Ngabé, ha chiesto di migliorare ulteriormente le infrastrutture locali in caso di arrivo di altri rifugiati. “Se la violenza persiste e le persone continuano ad arrivare dalla Repubblica Democratica del Congo, temiamo di non essere in grado di accoglierli”, ha avvertito. “Abbiamo problemi di accesso all’acqua e mancano medici e medicine”.
La Repubblica del Congo ospita un totale di 61.200 rifugiati e richiedenti asilo, quasi la metà dei quali proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, ma UNHCR ha ricevuto solo il 16% dei 37,4 milioni di dollari richiesti per soddisfare le loro esigenze nel 2022 e, ad oggi, solo l’8% dei 40,3 milioni di dollari richiesti per quest’anno.
“Resteremo qui finché i nostri villaggi nella Repubblica Democratica del Congo non torneranno ad essere sicuri”, ha dichiarato Gaëlle, aggiungendo di essere grata per l’accoglienza ricevuta a Ngabé. “Qui possiamo vivere in pace e questa è la cosa più importante”.
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