Mussa e Jamila avevano grandi progetti per il giorno del loro matrimonio, ma il conflitto in Sudan ha infranto i loro sogni. Sono fuggiti in Etiopia e ora stanno ricostruendo la loro vita.
Di Moulid Hujale dal campo rifugiati di Sherkole, Etiopia
“Il colore dei suoi vestiti mi ha davvero attratto… Quando l’ho guardata, ho visto la bellezza”, ha detto Mussa. Lei ha gentilmente rifiutato la sua richiesta di ballare, ma nonostante questo contrattempo iniziale lui era innamorato.
Qualche settimana dopo, si sono incontrati a un altro evento in cui lei stava aiutando i padroni di casa a servire il tè agli ospiti. Questa volta hanno parlato e si sono scambiati i contatti. Dopo un anno di conoscenza, si sono innamorati e hanno deciso che Mussa avrebbe chiesto ai genitori di Jamila la sua mano.
“È stato incredibile”, ha detto. “Aspettavo quel giorno da molto tempo. Mi sono sentito come se il mondo intero fosse mio”.
Avevano programmato una gioiosa festa di nozze ad aprile dellanno scorso, ma poco prima del loro grande giorno Khartoum è andata in fiamme a causa dei combattimenti in corso.
I due hanno deciso di fuggire insieme da Khartoum ma, sfidando il caos che li circondava, hanno organizzato una cerimonia frettolosa con i familiari più stretti per ufficializzare la loro unione.
Non potendo raggiungere la famiglia di Mussa in Darfur per motivi di sicurezza, hanno deciso di dirigersi verso l’Etiopia, dove il fratello maggiore di lui viveva come rifugiato. Anche restare con la famiglia di Jamila in un piccolo villaggio vicino a Omdurman, una città sulla sponda opposta del Nilo rispetto a Khartoum, era troppo rischioso.
Si sono così diretti a Damazine, nello Stato del Blu Nile, prima di intraprendere un altro viaggio insidioso attraverso il confine.
Suo fratello è stato ferito durante i combattimenti, ma il resto della famiglia è al sicuro per ora. “Ho nostalgia di casa, penso alla mia famiglia a casa… ma questo è il nostro destino e la volontà di Dio, e dobbiamo accettarlo”, ha detto Jamila.
Mussa e Jamila sono tra i circa otto milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa delle violenze esplose in Sudan negli ultimi dieci mesi. Più di 1.6 milioni di rifugiati e persone che tornano nel paese d’origine sono fuggiti attraverso le frontiere del Ciad, del Sud Sudan, della Repubblica Centrafricana, dell’Egitto e dell’Etiopia, mentre oltre 6.1 milioni di persone vivono sfollate all’interno del Paese.
Mussa e Jamila facevano parte del gruppo iniziale di circa 50.000 rifugiati e richiedenti asilo entrati in Etiopia dopo lo scoppio del conflitto. Si sono stabiliti inizialmente nel centro di transito di Kurmuk, vicino al confine, prima che l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, li trasferisse nel campo profughi di Sherkole, a circa 50 chilometri di distanza.
“Sto bene qui perché sto a casa mia. Al [centro di transito], vivevamo in quattro sotto una tenda…. [Qui] non c’è freddo, non ci sono problemi”, ha detto Mussa.
Mussa non è abituato a “stare con le mani in mano”. A Khartoum gestiva un negozio mentre studiava part-time all’Università Sudanese di Scienze e Tecnologia.
Deciso a ricostruirsi una vita, ha aperto un piccolo negozio di sandali e generi alimentari nel campo utilizzando i suoi risparmi e il sostegno del fratello maggiore, che ha accolto la coppia nel campo rifugiati.
Seduto davanti al suo negozio, nel cuore del mercato principale del campo, Mussa pulisce un mucchio di scarpe di plastica in una bacinella di acqua schiumosa prima di appenderle per la vendita. “Per me, se ho soldi, mi sento libero”, ha detto. “Sento di avere soluzioni ai miei problemi. Incoraggio i rifugiati ad avviare un’attività in proprio, perché ciò che le agenzie di aiuto danno dura solo per alcune settimane”.
L’UNHCR sta lavorando con il governo etiope e i partner a un nuovo insediamento per accogliere gli ultimi arrivati e sostenere l’inclusione e i mezzi di sussistenza per i rifugiati. Tuttavia, l’Etiopia ospita già quasi un milione di rifugiati – oltre a 3. milioni di sfollati interni – e le risorse sono già messe a dura prova. L’UNHCR ha richiesto 426 milioni di dollari per fornire protezione e assistenza salvavita quest’anno.
A mezzogiorno, Mussa lascia il negozio e va da sua moglie nella loro casa dalle pareti di fango, a circa 10 minuti a piedi dal mercato. Jamila ha decorato le pareti della loro camera da letto con grandi cuori arancioni d’argilla sulle pareti.
Nonostante le tragiche circostanze, Jamila dice che la decorazione riflette i suoi sentimenti verso Mussa e le sue speranze e progetti per la loro vita insieme. “Il dipinto mi ricorda l’amore che provo per mio marito. Sono felice di stare con la persona che amo e desideriamo un futuro luminoso per i nostri figli”.
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