Un primo gruppo di 162 rifugiati provenienti da Eritrea, Etiopia, Somalia e Yemen è arrivato in Italia dalla Libia, in una storica operazione che pone fine a mesi di detenzione e sofferenze.
Il gruppo, del quale fanno parte famiglie, madri sole, minori non accompagnati e persone disabili, è stato evacuato venerdì (22 dicembre) con due aerei militari italiani. Tutte le persone evacuate necessitano di cure mediche e di supporto psicologico dopo essere stati in detenzione in condizioni inumane e degradanti e aver subito abusi da parte dei trafficanti durante i pericolosi viaggi attraverso l’Africa.
“Per la prima volta siamo stati in grado di evacuare dei rifugiati vulnerabili direttamente dalla Libia all’Italia. Si tratta davvero di un’operazione storica e uno sviluppo che non si sarebbe potuto verificare senza il grande impegno delle autorità italiane e il sostegno del governo libico”, ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo centrale.
“Speriamo vivamente che altri Paesi seguano lo stesso percorso”, ha aggiunto Cochetel.
This refugee baby was born three weeks ago in a detention center in Libya. He was evacuated to Italy yesterday with his mother. He is safe, now.
Life can prevail over war, exploitation and abuse. pic.twitter.com/ypDymJNM2Y
— Filippo Grandi (@RefugeesChief) December 23, 2017
Tra le persone evacuate c’è Timnit, un’eritrea di 25 anni che è quasi sopraffatta dall’emozione e dal sollievo.
“Quando l’UNHCR mi ha detto che sarei arrivata in Italia stentavo a crederci”, ha detto. “Ancora adesso non riesco a credere di essere qui”.
Timnit aveva cercato di raggiungere il marito in Germania per quasi due anni. In Libia è stata tenuta prigioniera in diverse occasioni e per lunghi periodi di tempo. È’ seduta su una sedia a rotelle, con una coperta sulle gambe, e nel frattempo ci spiega che non riesce più a camminare per via del dolore.
“Il mio dolore è psicologico, le gambe mi fanno più male quando mi arrabbio”, dice.
Nel tentativo di porre fine alle sue sofferenze, 10 giorni fa ha corso il rischio di attraversare il Mediterraneo mettendosi nelle mani dei trafficanti.
I suoi compagni di viaggio l’hanno portata in spalla sulla barca, che è stata intercettata dalla guardia costiera libica dopo tre ore. Tutte le persone a bordo, circa un centinaio, sono state riportate in Libia, in centri di detenzione.
“Non ho più sentito mio marito da quando ho tentato la traversata via mare. Quando gli telefonerò e gli dirò che l’UNHCR mi ha portato in Italia non ci crederà mai”, racconta sorridendo.
Il gruppo è stato scortato dalle strutture di detenzione libiche dallo staff dell’UNHCR in Libia ed è poi volato in Italia su due aeri militari che sono atterrati alla base militare di Pratica di Mare vicino Roma. L’UNHCR ha accolto con favore le evacuazioni come un nuovo meccanismo per aiutare le persone che in Libia hanno bisogno di essere reinsediate, visto che nel Paese non ci sono ambasciate di molti Stati ed è particolarmente critico gestire le complesse questioni legate alle migrazioni.
Al loro arrivo, tutti i rifugiati sono stati sottoposti a visite mediche e hanno ricevuto vestiti invernali e un pasto caldo prima di seguire le procedure di identificazione. Lo staff dell’UNHCR e i volontari della CARITAS hanno accolto i rifugiati fornendo loro informazioni.
I rifugiati verranno trasferiti in diverse strutture d’accoglienza, all’interno delle quali alloggio e assistenza saranno forniti dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso la Caritas.
Shawki, 19 anni, è fuggito da Ta’izz nello Yemen a causa della guerra.
“La situazione era terribile, ma la Libia è peggio dello Yemen, perché non hai paura solo dei combattimenti, ma anche delle persone che vengono per rapirti e chiedere il riscatto. Può succederti di tutto. Io e un mio amico abbiamo pagato 5.000 dollari solo per essere liberati”, ha spiegato.
Shawki è arrivato in Libia dall’Egitto, dove era fuggito.
“Ho provato a ottenere un visto per entrare in Europa, ma non è stato possibile. Così ho pensato di arrivare via mare”, ha aggiunto.
Il numero di rifugiati evacuati dalla Libia raggiungerà quota 400 grazie a una nuova evacuazione dalla Libia al Niger nei prossimi giorni.
“Tutto ciò è stato reso possibile solo grazie agli intensi sforzi del nostro staff e delle organizzazioni partner. Il sorriso di sollievo sui volti delle persone evacuate è fonte di ulteriore motivazione per salvarne degli altri. Facciamo affidamento sulla solidarietà internazionale affinché ci aiuti a raggiungere il prima possibile il nostro obiettivo di dare protezione al di fuori della Libia a 1.300 rifugiati vulnerabili”, ha aggiunto Cochetel.
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