Gladys Zuniga è andata in Canada per portare i suoi figli in salvo. Tre decenni dopo, continua a essere grata al Paese che ormai considera la sua casa.
Un tempo assistente sociale nel suo paese natale, El Salvador, Gladys Zuniga è fuggita in Canada per sottrarsi alla guerra civile.
Ogni anno Gladys si ripropone di lasciare il suo lavoro di cuoca nel centro diurno di Newmarket, in Ontario. Eppure continua a tornarci.
“Mi mancherà essere lì ogni giorno” afferma Gladys, sostenendo che questa volta parla seriamente. Ha 70 anni, e, in base alla legge del Canada, avrebbe potuto essere in pensione da cinque anni. “I bambini … sono speciali”.
Quando ha avuto il suo primo lavoro 25 anni fa, i bambini raccontavano entusiasti delle sue pietanze ai genitori, i quali, perplessi, le chiedevano quale fosse il suo segreto. Gladys spiegava che non c’era niente di speciale nei prodotti che usava, a parte uno che proveniva da un negozio di alimentari locale.
“Il mio primo ingrediente è l’amore” dice. “E [i genitori] ridono! Dicono: ‘Gladys, mi farai piangere’.
Aiutare gli altri è sempre stato un punto fermo nella vita che si è costruita in Canada, dove è arrivata in cerca di salvezza nel 1988 insieme al marito, ai tre figli e a migliaia di altri salvadoregni in fuga da una sanguinosa guerra civile.
Gladys ha lasciato una carriera come assistente sociale e un posto da insegnante in un college e, una volta arrivata in Ontario, ha iniziato a lavorare in fabbrica. “Il mio unico scopo era la sicurezza della mia famiglia” ricorda.
Sostenuta dalla nuova comunità intorno a lei, ha sfruttato al massimo le nuove opportunità di lavoro e di studio.
“Quando ero più giovane, ricordo che mia madre iniziava a lavorare la mattina presto. Rientrava per pranzo, ogni tanto faceva un pisolino, e poi scappava di nuovo per andare a insegnare. E di sera andava all’università” ricorda il figlio Alexes, che oggi ha 47 anni ed è un sindacalista per i lavoratori vulnerabili in Canada.
Dopo che Gladys ha iniziato a collaborare con il centro diurno, altre persone della comunità si sono offerte di aiutare la famiglia a stabilirsi.
“Abbiamo incontrato molte persone che ci hanno aiutato” ricorda Gladys. “Persone meravigliose che ci hanno dato una mano e ci hanno fatto sentire a casa”.
Gladys ha ricambiato tutto l’aiuto ricevuto. Ha avviato un’organizzazione a sostegno dei lavoratori agricoli vulnerabili che cercano di rifarsi una vita in Ontario non parlando la lingua del posto. E ha fatto volontariato con gli immigrati anziani privi di solide reti sociali.
“Ai miei figli dico sempre: quando hai la possibilità di aiutare gli altri, fallo e basta” afferma.
Nella calura estiva, si prende cura del piccolo giardino dietro casa. Intrecciati nel verde spiccano i fili di luci che si accendono per accogliere i molti amici e familiari, tra cui cinque nipoti, che spesso si ritrovano a casa sua.
“Sento di aver fatto bene” dice. “Venire qui è stata la decisione giusta. Ce l’ho fatta e questa è la cosa più importante per me. Questa è casa. È casa mia ormai”.
I suoi figli sono d’accordo. “El Salvador rappresenta la nostra cultura e siamo fedeli al nostro paese” spiega Alexes. “Ma quando viaggiamo per il mondo e ci chiedono: ‘Da dove venite?’ rispondo: ‘Dal Canada’. E ne sono orgoglioso”.
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