“Posso correre immediatamente da casa mia alla foresta”, ha detto. “Correre è importante per me per rinvigorire la mia mente e per essere sano fisicamente e mentalmente”.
Cinque anni dopo aver partecipato ai giochi olimpici di Rio de Janeiro nella prima squadra olimpica di rifugiati, Yonas ora adatta il suo allenamento agli altri suoi impegni – studiare per una qualifica in logistica farmaceutica e lavorare in una farmacia ospedaliera che distribuisce i vaccini contro il COVID-19.
Ma la corsa su lunga distanza rimane la sua passione. Raramente passa un giorno senza allenarsi e si è preso una pausa l’anno scorso solo quando ha contratto il COVID-19 e ha dovuto isolarsi in casa.
“È stato un momento difficile… Mi mancava davvero l’allenamento”, ha ricordato. “Sono stato sostenuto dai miei amici, per telefono, con videochiamate. Mi hanno detto: ‘Siamo con te'”.
Nella Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno, l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, chiede alle comunità e ai governi di includere nell’assistenza sanitaria, nell’istruzione e nello sport coloro che sono costretti a fuggire.
Dare ai rifugiati opportunità di essere coinvolti nello sport può aiutarli ad acquisire fiducia e a sentirsi accolti e inclusi nelle loro nuove comunità.
Molti degli amici che hanno aiutato Yonas quando era in isolamento a causa del COVID, e durante il lockdown, li aveva incontrati grazie al suo amore per lo sport.
“Grazie allo sport, ho incontrato molte persone importanti nella mia vita”, ha detto. “Lo sport mi ha dato una famiglia, non solo in Lussemburgo, ma in tutto il mondo”.
Yonas ha iniziato a correre da adolescente in Etiopia per risparmiare i soldi dell’autobus e comprare dolci e snack.
“Correvo per andare a scuola. Andata e ritorno erano 16 chilometri e non mi rendevo conto che correre per arrivare a scuola mi sarebbe stato utile per le gare”.
Un insegnante lo ha incoraggiato a iniziare a gareggiare.
È fuggito dall’Etiopia e ha raggiunto l’Europa nell’inverno del 2012, dove è finito nel piccolo Granducato del Lussemburgo. Dopo aver ottenuto l’asilo lì nel 2013, è diventato uno dei migliori maratoneti del Lussemburgo, vincendo titoli sia in Francia che in Germania.
Scoprire che era stato selezionato dal Comitato Olimpico Internazionale per far parte della squadra dei rifugiati di Rio 2016 è stato, ha detto, “un momento davvero indimenticabile”.
Ha gareggiato nella maratona maschile e si è divertito con gli altri atleti rifugiati nel Villaggio Olimpico. “È stato molto speciale”, ha detto.
A causa della pandemia, Yonas non ha partecipato a competizioni internazionali da quando ha preso parte alla maratona di Tokyo all’inizio di marzo 2020, diventando il primo rifugiato nella storia dell’evento a competere come corridore d’élite.
“Mi mancano davvero le gare”, ha detto. “Mi manca il tifo”.
Yonas ora parla lussemburghese, oltre a tedesco, francese e inglese. Alla fine del 2020, è diventato cittadino del Lussemburgo, sette anni dopo avervi ottenuto l’asilo.
“È una grande cosa per me, quando cerco lavoro, e anche per integrarmi di più con la gente. Posso anche rappresentare il Lussemburgo nello sport”, ha detto.
Non essendo più un rifugiato, non aveva diritto a far parte della squadra olimpica dei rifugiati che andrà a Tokyo quest’estate, ma farà il tifo per i 29 atleti annunciati dal CIO la scorsa settimana per formare la squadra.
“La squadra olimpica dei rifugiati è un simbolo di speranza… per gli atleti rifugiati, e anche per i rifugiati in tutto il mondo”, ha detto. “Il mio messaggio per la squadra è quello di utilizzare questa seconda possibilità di ottenere medaglie e di inviare al mondo un messaggio di incoraggiamento a stare dalla parte dei rifugiati”.
Durante la pandemia di COVID-19, medici, infermieri e farmacisti rifugiati come Yonas hanno lavorato in prima linea per contenere la diffusione del virus, curare i pazienti e aiutare le persone a vaccinarsi.
“In questo momento difficile, mi rende felice il fatto di poter contribuire, di poter fare qualcosa per i pazienti COVID”, ha detto Yonas.
Avere l’opportunità di approfondire la sua istruzione gli permette di guardare al futuro e di imparare le competenze di cui ha bisogno per dare qualcosa in cambio al paese che gli ha dato rifugio.
Un giorno, Yonas progetta di offrire formazione ai rifugiati appena arrivati in Lussemburgo in modo che possano sperimentare gli stessi benefici che ha avuto lui.
“Correre mi ha insegnato a essere più forte. Correre mi ha aiutato a integrarmi con le persone. E correre mi ha aiutato a trovare me stesso”, ha detto.
Questa Giornata Mondiale del Rifugiato, Yonas eseguirà un programma speciale di allenamento mentre pensa ai rifugiati di tutto il mondo, in particolare ai bambini. “Questo è il momento di pensare a queste persone”, ha detto. “È un giorno molto speciale”.
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