L’università sembrava un sogno impossibile per il 21enne Nazir, nato apolide in Kirghizistan. Ora che ha ottenuto la cittadinanza può finalmente studiare medicina.
All’ombra della sua piccola casa quadrata in mattoni di argilla, Sanabar Khatamova canticchia dolcemente mentre sfoglia il contenuto di un raccoglitore. All’interno ci sono alcuni dei documenti più preziosi del figlio – diplomi scolastici e una fotografia del giorno in cui si è diplomato.
“Guardatelo”, dice orgogliosa la madre 46enne. “Fin da bambino ho capito che era speciale. Non vedeva l’ora di ricevere un’istruzione”.
Ci sono voluti più di tre mesi per dimostrare la nazionalità di Nazir con i documenti contenuti in questa cartellina. Ora, il ventunenne si prepara a ricevere un nuovo, ancora più prezioso documento – che lo aiuterà finalmente a realizzare il suo sogno di diventare medico.
Nazir è nato in casa, nella comunità Lyuli del Kirghizistan, un gruppo un tempo nomade che vive ai margini della società.
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Come molte madri qui, Sanabar non aveva idea di dover registrare suo figlio.
“Non sapevo che dovevo chiamare un medico”, spiega la madre di quattro figli. “Nemmeno i miei vicini di casa l’hanno mai fatto. Se l’avessi saputo, ovviamente l’avrei fatto”.
I genitori di Nazir lo hanno incoraggiato a frequentare la piccola scuola della comunità, dove eccelleva sia in classe che in pista nelle attività di atletica.
L’insegnante di educazione fisica Pakhridin Maganov ricorda ancora il suo brillante studente.
“Certo che mi ricordo di Nazir” esclama il 57enne nel suo ufficio, con le pareti ornate di medaglie e le fotografie sbiadite di ex campioni. “Era il mio miglior studente. Aveva molta ambizione e genitori molto bravi”.
Con l’aiuto del suo insegnante, Nazir ha imparato a prestare il primo soccorso a scuola, applicando bende e medicazioni per gli infortuni sportivi.
Ma le speranze di una carriera medica si sono infrante quando ha compiuto 16 anni. Senza certificato di nascita o carta d’identità, l’università era fuori questione.
Per cinque anni, il suo sogno si è trasformato in una fantasia malinconica di ciò che avrebbe potuto essere.
“Mi piaceva molto la medicina, ma senza documenti non esistevo”, dice Nazir. “Non riuscivo a trovare un lavoro vero e proprio. Non potevo votare. Non potevo andare all’università. Non potevo nemmeno vedere mio nonno, che vive in Uzbekistan”.
Lei stessa senza documenti, Sanabar guardava impotente suo figlio, che faceva quadrare i conti costruendo case in mattoni di argilla.
“Io non ho studiato e volevo che i miei figli ricevessero un’istruzione”, dice, con tristezza. “I documenti sono diventati la cosa più importante”.
Poi, all’inizio di quest’anno, l’aiuto è arrivato sotto forma dell’organizzazione Ferghana Valley Lawyers Without Borders (FVLWB).
Con l’aiuto dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, FVLWB lavora dal 2007 per combattere l’apolidia in Kirghizistan. Dal 2014, ha iniziato a raggiungere comunità isolate come quella di Nazir con studi legali mobili e consulenze gratuite. Grazie al lavoro dell’organizzazione, lo stato dell’Asia centrale ha raggiunto un primo storico traguardo: la fine dell’apolidia.
L’apolidia colpisce milioni di persone in tutto il mondo, negando l’accesso a diritti fondamentali come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e il lavoro.
Gli avvocati hanno aiutato Sanabar a svolgere le pratiche burocratiche necessarie, oltre a dimostrare in tribunale la sua nazionalità e quella dei suoi figli.
Finalmente tutti e quattro, compreso Nazir, stanno per ricevere la cittadinanza.
“Non saremmo stati in grado di farlo senza gli avvocati, perchè non potevamo permettercelo”, dice Sanabar. “Quando una persona non ha documenti non può sentirsi un vero membro della società. Ora i miei figli sono molto felici e lo sono anch’io”.
Nazir riesce a malapena a credere che il suo sogno si sta realizzando.
“La cosa più importante per me è l’università”, dice sorridendo. “Quando avrò un passaporto e entrerò nel campus, sarò al settimo cielo”.
Se vuoi sapere di più su come puoi fare la differenza nella vita delle persone apolidi come Nazir, unisciti alla nostra campagna #IBelong per porre fine all’apolidia.
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