Ancora più del susseguirsi di notizie, è stato un appello lanciato dal Papa a convincere Nola della necessità di intervenire per aiutare i rifugiati.
“Ci pensavo da molto tempo. Non potevo più sopportare le notizie sulla terribile situazione dei rifugiati siriani e di tutti i popoli del Mediterraneo”, dice.
“Poi ho letto di Papa Francesco, di come ha portato una famiglia siriana in Vaticano invitando ogni parrocchia del mondo ad accogliere una famiglia di rifugiati. È stato appena prima della visita del Papa in Irlanda (nel 2018) e ho pensato che quello potesse essere un modo per aiutare.”
Sei mesi dopo, la sua città è diventa la prima in Irlanda a mettere a punto un programma per sponsorizzare le famiglie di rifugiati. Il governo lancerà mercoledì il suo programma di sponsorizzazione con il supporto dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
L’obiettivo è quello di permettere il trasferimento di almeno 50 persone entro settembre; ricerche svolte in altri paesi mostrano che il programma aiuta effettivamente i rifugiati a integrarsi con successo.
Normalmente è lo stato a fornire servizi di reinsediamento e integrazione direttamente ai rifugiati. Con questo nuovo schema, invece, gruppi di privati cittadini diventano il volto dell’accoglienza per i nuovi arrivati. Gli “sponsor” si impegnano a fornire supporto finanziario, emotivo e di insediamento per aiutare i nuovi arrivati a stabilirsi nelle loro nuove comunità.
“Sono stati davvero tanti a sostenere il progetto”, spiega. “Una persona ha offerto un appartamento, qualcun altro ha preparato un orario degli autobus per un opuscolo informativo, con include informazioni su dove comprare cibo arabo e consigli per trovare un lavoro. C’è qualcosa da fare per tutti, e tutti si sono dati da fare.”
Alcune aziende locali hanno offerto supporto finanziario, ed è stato formato un gruppo per creare il comitato di sponsorizzazione. “Quando mia moglie ha detto che stavano pensando di aiutare una famiglia, volevo davvero contribuire”, dice Colm O’Connor. Negli anni ’60 lavorava in Medio Oriente e una volta, mentre guidava attraverso il nord della Siria, un suo amico ha contratto la malaria. È stata una famiglia locale ad aiutarlo, insistendo per portarlo casa loro finché non fosse guarito.
“Le uniche immagini che vediamo sono immagini di distruzione. Ma io ricordo solo l’umanità e le persone che hanno salvato il nostro amico. Quell’esperienza mi ha motivato a pensare sempre alla gente e non necessariamente alla politica “.
Lo scorso dicembre, l’Irlanda, insieme ad altri 180 stati membri dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha votato a favore di un nuovo piano internazionale, noto come Global Compact sui Rifugiati, che sta trasformando il modo in cui il mondo risponde alle crisi di sfollamento e di rifugiati. Uno degli obiettivi è rafforzare le risposte internazionali a queste crisi condividendo meglio le responsabilità, anche fornendo maggiori risorse per il reinsediamento e altre opportunità per i rifugiati perché possano viaggiare in sicurezza.
“L’istituzione di questo nuovo programma in Irlanda e l’arrivo qui della prima famiglia di rifugiati è un esempio significativo per gli stati che vogliono realizzare gli obiettivi del Global Compact sui Rifugiati”, spiega Enda O’Neill, Direttore di UNHCR Irlanda.
“Il reinsediamento ha sempre svolto un ruolo fondamentale nell’offrire protezione e una soluzione duratura ad alcuni dei rifugiati più vulnerabili del mondo identificati dall’UNHCR. Si tratta anche di allentare la pressione sui paesi in via di sviluppo che ospitano la maggior parte dei rifugiati nel mondo. In questo modo, il reinsediamento e altri percorsi, come la sponsorizzazione da parte delle comunità, sono una dimostrazione di solidarietà e condivisione delle responsabilità a tutti i livelli della società “.
A dicembre, la comunità di Dunshaughlin ha dato il benvenuto alla famiglia Fakir, originaria della Siria e che viveva in Libano prima del trasferimento in Irlanda.
“Fino al momento in cui siamo atterrati, non sapevamo cosa aspettarci”, afferma Zouhair Fakir. “Ma Nola e gli altri membri della comunità sono venuti a incontrarci al nostro arrivo, e così abbiamo iniziato la nostra nuova vita.”
In Siria, Zouhair lavorava come produttore televisivo a molti programmi popolari in Medio Oriente, tra cui Talk of the Town e spettacoli di intrattenimento come la versione araba del noto programma francese Taratata. Tuttavia, dopo otto anni dall’inizio del conflitto la situazione stava diventando sempre più difficile.
“Mi sento libero per la prima volta nella mia vita… Sento che stiamo ricominciando a vivere come persone nuove”, dice.
Fiona Finn è l’amministratore delegato di Nasc, una ONG irlandese che lavora come organizzazione di supporto regionale per le comunità che vogliono essere coinvolte nel programma di sponsorizzazione. Hanno contribuito a informare le persone a Dunshaughlin, a costruire un piano di reinsediamento e a spiegare alla comunità questioni burocratiche come il rilascio di permessi di residenza.
“È tutto pronto, si è provveduto a preparare qualunque tipo di supporto di cui possano aver bisogno, compresi istruzione e alloggio. Si sentono già parte della comunità “, dice.
Per Nola, questo coinvolgimento attivo ha dato la possibilità di cambiare non soltanto le vite dei rifugiati, ma anche la sua stessa vita.
“Sono molto contenta e davvero molto orgogliosa. Credo che sia una delle cose migliori che abbia mai fatto.”
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