Dai centri di raccolta di beni di prima necessità vicino al confine alle offerte di passaggi e alloggio in tutto il paese, la Polonia dà un caloroso benvenuto alle persone costrette a fuggire dall’Ucraina.
In una stanza c’è un mucchio di giocattoli donati dai residenti locali. “Puoi prendere quello che vuoi” dice in polacco una volontaria a una bambina di circa cinque anni, che capisce il senso anche se non le parole. Esita, valuta con attenzione le possibilità prima di stringere al petto un cane verde e tornare di corsa da sua madre.
Nei primi cinque giorni dall’inizio dell’offensiva militare in Ucraina, più di 280.000 persone hanno cercato rifugio nella vicina Polonia, attraversando il confine in otto varchi di frontiera tra i due paesi. Le autorità del luogo stanno registrando i rifugiati e fornendo loro alloggio e assistenza, con il sostegno dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, che sta anche garantendo informazioni e assistenza legale, oltre a portare ulteriori beni di prima necessità in un magazzino vicino al confine, pronti per la distribuzione.
Oltre alle autorità nazionali e delle agenzie umanitarie, anche i cittadini polacchi e le organizzazioni locali sono intervenuti in forze a sostegno dei nuovi arrivati.
Appena al di là del posto di frontiera di Dorohusk, gruppi di abitanti del luogo offrono passaggi gratuiti ad alcuni dei molti rifugiati ucraini con legami familiari in Polonia. Mostrano dei cartelli su cui è scritto in ucraino: “Dove volete andare?”
Vicino ai centri di accoglienza sono nati spontaneamente dei punti di raccolta per ricevere beni di prima necessità donati da un gran numero di cittadini polacchi preoccupati. In pochi giorni queste strutture sono state riempite di generi alimentari, acqua, abiti, sacchi a pelo, scarpe, coperte, pannolini e prodotti sanitari per gli ucraini arrivati solo con quello che potevano portare.
In un altro centro di accoglienza accanto alla dogana di Medyka, una suora del posto distribuisce batterie e cavi per la ricarica dei telefoni cellulari, per aiutare i rifugiati a restare in contatto. “È venuto un uomo e mi ha dato una borsa intera piena di queste cose. Non so bene come funzionano, ma i rifugiati gliene sono molto grati” ha detto.
Non è solo vicino ai 500 chilometri di confine tra Polonia e Ucraina che i cittadini dimostrano la loro solidarietà con i rifugiati. A un centinaio di chilometri a ovest, nella città di Lublino, un piccolo centro della Croce Rossa trabocca di donazioni da parte di persone pronte a dare una mano.
Barbara, abitante del luogo, arriva con suo marito e il piccolo Jan, suo figlio, carichi di borse piene di rifornimenti. “Abbiamo pensato alle cose di cui probabilmente hanno più bisogno in questo momento” spiega Barbara. “E così abbiamo comprato acqua, cibo, coperte e sacchi a pelo. In fondo fa ancora molto freddo”.
Mentre Jan consegna la borsa che ha portato, sua madre dice: “Gli abbiamo spiegato cosa sta succedendo. È rimasto talmente colpito che vuole aiutare gli altri bambini, quindi ha regalato anche un po’ dei suoi giocattoli”.
Negli uffici della ONG Homo Faber a Lublino, i volontari ricevono continuamente telefonate da cittadini che chiedono come possono essere d’aiuto. “Per esempio, ci chiamano e ci dicono che hanno liberato una stanza. C’è tanta voglia di aiutare” dice il capo di Homo Faber, Anna Dąbrowska.
“La solidarietà è straordinaria” continua, sottolineando lo stretto legame che molti sentono con l’Ucraina. “I nostri due popoli hanno sempre avuto rapporti stretti. Nel monumento più importante di Lublino, la Chiesa della Santissima Trinità, c’è un’iscrizione in ucraino. Certo che aiutiamo i nostri vicini!”
In un vicino magazzino della Croce Rossa polacca in città, la manager Kinga Zielnicka è molto impegnata a trovare spazio per le donazioni che sono arrivate in quantità enormi negli ultimi giorni. Racconta che anche il suo prozio era stato separato dalla sua famiglia polacca dopo la seconda guerra mondiale.
“Lui è cresciuto in Ucraina, noi in Polonia, quindi ho dei parenti laggiù” spiega Kinga, aggiungendo che anche i suoi parenti in Ucraina hanno dovuto lasciare le loro case. “Parliamo molto spesso al telefono. Loro arriveranno presto”. Guarda la quantità di rifornimenti arrivati con le donazioni e aggiunge: “Forse anche i miei parenti ne avranno una parte”.
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