Di Kate Bond – aprile 2014
Foto: UNHCR/S. Baldwin
Mahmoud è solo un bambino. Ama giocare con gli amici, andare a scuola e leggere per la sua sorellina. Sua madre e suo padre, come tutti i genitori, vogliono semplicemente il meglio per lui. Ma la storia di Mahmoud è tutt’altro che ordinaria.
Il suo lungo viaggio è iniziato in un giorno d’autunno del 2012, quando Mahmoud, 9 anni, e la sua famiglia sono fuggiti da Aleppo, in Siria. Arrivano in Egitto ma la vita quotidiana è tutt’altro che facile. L’opinione pubblica è fortemente contraria alla presenza dei siriani che cercano rifugio in Egitto.
Episodi di bullismo da parte di ragazzi locali spingono Mahmoud a lasciare la scuola. Mahmoud preferisce aiutare il padre Mohamed che, per andare avanti vende il pane ai vicini di quartiere.
Mohamed non vedeva alcun futuro per il figlio in Egitto. Alla fine, ha preso la decisione di mandare suo figlio in Europa da solo, su un’imbarcazione diretta verso l’Italia -“Solo chi vive nella paura lascia che il proprio figlio affronti un viaggio pericoloso da solo”.
Ma lasciare l’Egitto si è rivelato difficile. L’imbarcazione su cui Mahmoud si era imbarcato è stata intercettata dalle autorità prima di lasciare le acque egiziane e il bambino ha trascorso cinque giorni traumatici in un centro di detenzione prima che fosse in grado di vedere di nuovo la sua famiglia.
Quando l’UNHCR lo ha intervistato, Mahmoud riusciva a malapena a trattenere le lacrime. Senza futuro, senza istruzione e senza amici con cui giocare in Egitto, ha detto che non aveva paura di tentare di nuovo la traversata in mare. -“Sogno di avere un giorno una nuova casa in un posto migliore. Voglio andare a scuola e fare nuove amicizie”.
L’UNHCR ha presentato il caso di Mahmoud al governo svedese, che aveva iniziato ad accettare i profughi siriani come parte del programma di reinsediamento. Nel dicembre 2013, tre mesi dopo che Mahmoud aveva tentato la fuga via mare, la sua famiglia è stata accettata.
A gennaio Mohamed e la sua famiglia sono arrivati a Torsby, una piccola cittadina della Svezia centrale. Prima di partire, il giovane Mahmoud era emozionato -“Quando ho sentito che stavo per viaggiare, ero così felice. Ho viaggiato due volte in vita mia, ma le ultime due volte che abbiamo viaggiato stavamo fuggendo. Questa volta sto per iniziare una nuova vita”
Nei giorni seguenti all’arrivo in Svezia, la famiglia di Mahmoud ha ricevuto i documenti di identità svedesi e ha usufruito dei servizi sociali locali.
Per la prima volta in due anni Mahmoud ha ricominciato a giocare e a imparare.”Ero così felice quando ho visto la scuola, felice di aver fatto nuovi amici”, ha detto, sorridendo, dopo il suo primo giorno in classe. Anche se non potrà mai dimenticare il suo passato – in Siria, in Egitto e la fuga in mare, Mahmoud emana un nuovo senso di speranza quando parla -“Ora voglio solo vivere una nuova vita, lontano dalla violenza e dalla guerra”.
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