Di Katarzyna Kot-Majewska, Junior Protection Officer nel Sud Sudan
FOTO: UNHCR/P. Rulashe
Ho sentito parlare di Tagwa per la prima volta proprio al mio arrivo a Juba, nel settembre 2013. Sara, mio predecessore UNHCR nella Protection Unit, mi ha detto: ‘C’è una ragazza fantastica nel campo di Gendrassa. Ha conseguito il miglior risultato nella prova finale nazionale della scuola primaria del Sud Sudan e le è stata concessa una borsa di studio al United World College a Maastricht, nei Paesi Bassi. Devi incontrarla!’ In seguito ho scoperto che riuscire a far uscire Tagwa dal Sud Sudan sarebbe stato uno dei miei compiti principali nei primi mesi della mia missione.
L’ho incontrata nel mese di ottobre. Sorrideva timidamente e sperava di realizzare il suo sogno di ricevere un’istruzione superiore. “Mi piacerebbe frequentare la scuola superiore, ma non c’è nessuno qui al campo. Altrimenti, sarò costretta a sposarmi presto come tante altre ragazze della mia età. Non voglio che questo accada. Voglio essere una giornalista e descrivere tutte le brutte esperienze che tutti noi abbiamo vissuto a causa della guerra”. Tagwa stava già lavorando come volontaria per una radio locale nel campo.
Tagwa è fuggita dalla sua città natale, Damazin, nel Blue Nile State in Sudan, insieme con i suoi genitori e cinque fratelli, in seguito ai combattimenti scoppiati nel settembre 2011. Da quando è cominciata la guerra civile tra Forze armate sudanesi e il Movimento di Liberazione del popolo del Sudan nel 2011, circa 210.000 sudanesi hanno chiesto asilo nel neocostituito Sud Sudan. La famiglia di Tagwa è arrivata a Maban County nell’aprile 2012 e sono stati registrati dall’UNHCR come rifugiati nel campo di Gendrassa.
Volevo aiutarla nel suo obiettivo. Ottenere la borsa di studio era in realtà solo una parte del percorso: dovevamo ancora garantire documenti di viaggio, visti, vaccinazione contro la febbre gialla … Il Sud Sudan è un paese nuovo, con le istituzioni in via di sviluppo e nessun documento di viaggio per rifugiati era mai stato rilasciato fino ad allora. Ottenere i documenti per Tagwa è stato il compito più difficile.
Il 15 dicembre, poche ore prima del nostro appuntamento per ritirare i documenti, i carri armati invadevano le strade di Juba e cominciarono i combattimenti. Per diversi giorni eravamo bloccati. Con l’inizio dei combattimenti migliaia di persone hanno lasciato il paese, altri hanno cercato rifugio in varie località, tra cui le basi delle Nazioni Unite. Potevamo iniziare di nuovo le procedure per ottenere i documenti solo nel gennaio 2014. Riuscire ad ottenere il primo documento di viaggio rilasciato nel Paese piu’ giovane del mondo era probabilmente tra le poche buone notizie provenienti dal Sud Sudan in quei giorni.
Ad aprile 2014 Tagwa ci ha salutato. Era felice e curiosa di conoscere la nuova realtà, ma anche ansiosa di lasciare la sua famiglia alle spalle. Tutto il personale dell’UNHCR dal Sud Sudan che ha avuto modo di conoscerla tiene le dita incrociate. Chissà, un giorno, forse sentiremo parlare della famosa giornalista Tagwa, ex rifugiata sudanese.
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