Nella Repubblica Democratica del Congo orientale, dove il conflitto incessante ha causato milioni di sfollati, l’UNHCR sta lavorando con organizzazioni locali per fornire assistenza legale e psicosociale alle comunità.
“È apparso all’improvviso e ha preteso il mio telefono. Quando gliel’ho dato, mi ha spinto a terra”, racconta Rosette, che quando è avvenuta l’aggressione stava portando del cibo alla sua famiglia che lavorava nei campi a Masisi, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Quando ha cercato di scappare, l’uomo ha iniziato a picchiarla con un bastone e l’ha ferita con un coltello.
“Ho iniziato a urlare quando lui ha cercato di violentarmi”, aggiunge.
La gente che lavorava nei campi vicini ha sentito le sue grida di aiuto ed è venuta in soccorso. Hanno catturato l’uomo e lo hanno consegnato alle autorità.
“È stata un’esperienza molto traumatica. Ancora oggi sono sotto shock, ma sono sollevata dal fatto che ora sia in carcere”.
Attraverso iniziative locali sostenute dall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, l’adolescente ha ricevuto supporto psicologico e legale ed è stata indirizzata alle cure mediche per aiutarla a superare il trauma e, in seguito, a testimoniare in tribunale.
Migliaia di donne e bambini come Rosette, costretti a fuggire dal conflitto in corso nel nord-est della RD Congo, sono spesso esposti a gravi violenze sessuali e abusi.
Per sostenere le persone sopravvissute alla violenza, tra cui donne, bambini e uomini, l’UNHCR ha collaborato con iniziative locali nella regione per fornire assistenza legale e psicosociale. Quest’anno, quasi 200 donne e uomini hanno ricevuto assistenza legale nel Nord Kivu e oltre 500 donne hanno ricevuto sostegno psicosociale attraverso programmi progettati e realizzati da partner locali. Le sopravvissute alla violenza di genere vengono anche indirizzate a strutture mediche appropriate.
“Sono così grata per il sostegno che abbiamo ricevuto attraverso i partner dell’UNHCR. Hanno davvero lottato duramente per dare a nostra figlia l’aiuto di cui aveva bisogno”, sospira il padre di Rosette, Ngiko.
Ma la loro situazione rimane tutt’altro che stabile. Nel giugno 2021, Rosette e suo padre sono stati costretti a fuggire dalla loro casa insieme al resto della famiglia. Gruppi armati hanno attaccato il loro villaggio e hanno preso tutto quello che potevano – animali, cibo dalla cucina, telefoni cellulari.
“Il poco che avevamo è sparito” esclama Ngiko.
Neema, 35 anni, è a capo di un’iniziativa guidata da donne a Masisi che è sostenuta dall’UNHCR e aiuta a mobilitare l’azione sociale soprattutto per le donne che subiscono violenze o abusi.
“Ogni giorno si può assistere a massacri e vedere persone costrette a lasciare le loro case. Le donne e i bambini sono particolarmente vulnerabili”, dice durante una visita per controllare Rosette e la sua famiglia.
Aggiunge che le donne sfollate sono spesso esposte a gravi violazioni come lo stupro durante la fuga, e solo poche trovano la strada per la giustizia.
“Molti credono che la giustizia sia per coloro che hanno soldi e mezzi, non per le persone più vulnerabili”, aggiunge.
Ma con la formazione dell’UNHCR e dei suoi partner, i leader delle comunità come lei sono diventati promotori del cambiamento e difensori dei diritti umani all’interno delle loro comunità, collegando gli sfollati all’assistenza legale e al supporto psicologico.
Quando viene avvertita di ingiustizie come la violenza domestica, la sua organizzazione indirizza le donne colpite a servizi psicosociali e legali e lavora con loro finché non trovano una via d’uscita.
Mentre i bisogni umanitari e socio-economici continuano ad aumentare nella regione, la partnership tra l’UNHCR e AVSI, un’organizzazione no-profit, sta mettendo le comunità in condizione di identificare risposte locali e sostenibili, ma l’accesso alla giustizia rimane una sfida per molti.
Asiteri, 52 anni, ha perso l’accesso alla sua terra dopo che suo marito è morto per motivi di salute e i suoi vicini e cognati hanno iniziato a coltivarla. Ma con l’aiuto del partner locale dell’UNHCR, ha riconquistato i suoi diritti alla terra. Oggi lei e la sua famiglia possono coltivare la terra, che fornisce loro cibo come fagioli, cassava e mais.
“Investendo sulle capacità locali e migliorando l’accesso alla giustizia, siamo in grado di proteggere i diritti delle persone al meglio”, spiega Jules Katsurana, Responsabile della protezione dell’UNHCR a Goma, la capitale della provincia del Nord Kivu.
Cresciuto a Bunia, Jules ha visto in prima persona l’impatto del conflitto nella regione.
“Ho visto uccisioni, massacri e violenza fin da quando ero bambino, quindi capisco quanto sia importante investire sulle capacità esistenti delle comunità che ospitano gli sfollati”, continua.
Aggiunge che gli sforzi dell’UNHCR e di altre agenzie umanitarie sono cruciali e hanno bisogno di più sostegno per aiutare a rafforzare i diritti degli sfollati nella parte orientale della RDC, formando più operatori legali e psicosociali in modo che possano continuare a sostenere persone come Rosette e Asiteri.
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