Più di 45.000 rifugiati Rohingya hanno perso i loro rifugi a causa degli incendi a Cox’s Bazar, in Bangladesh, nel 2021. I campi sovraffollati e la carenza di infrastrutture aumentano il rischio di incendi devastanti.
Nossima Fatima, 30 anni, mamma Rohingya di tre figli che vive in un campo rifugiati a Cox’s Bazar, in Bangladesh, è stata salvata da tre volontari rifugiati addestrati a contenere gli incendi, dopo che un incendio è scoppiato nel suo rifugio in ottobre. Hanno impiegato meno di 15 minuti per spegnere le fiamme usando estintori, sabbia e acqua. Ma ormai il danno era fatto.
“Ho perso tutto. Tende, vestiti, pentole. Tutto”, dice Nossima. È grata che i suoi figli non fossero in casa quando è successo. “C’era fuoco dappertutto, sul tetto, fuori dalla finestra, si vedeva da lontano, per questo i miei figli sono corsi a cercarmi quando hanno visto il fumo”.
Gli incendi possono diffondersi rapidamente nei campi a causa del sovraffollamento e della carenza di infrastrutture. L’anno scorso l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, insieme alle autorità del Bangladesh, all’OIM e ad altre agenzie umanitarie, ha aiutato migliaia di famiglie a ricostruire le loro vite dopo gli incendi.
Nossima ricorda ancora le urla e i pianti di suo figlio e delle sue figlie mentre vedevano la loro casa bruciare. Nelle prime ore dopo l’incendio era inconsolabile, il poco che erano riusciti a portare con loro quando sono fuggiti dal Myanmar è stato ridotto in cenere. L’unica cosa che sono riusciti a salvare sono stati i loro documenti d’identità, la loro ancora di salvezza per accedere ai servizi e al cibo nel campo rifugiati.
Mentre le fondamenta erano recuperabili, il tetto doveva essere completamente sostituito. È stato installato un nuovo telone e le pareti sono state riparate. Nonostante il restauro, le macchie nere sulle travi portanti tormentano ancora la famiglia, che condivide incubi sul giorno dell’incendio.
“I miei figli ricordano l’incidente e a volte hanno paura di dormire qui”, dice Nossima. Spostarsi non è un’opzione nei campi sovraffollati di Cox’s Bazar.
La ricostruzione di rifugi e la distribuzione di beni di prima necessità come coperte, utensili da cucina e lampade sono rese possibili da generose donazioni dei governi e del settore privato, compresa la Big Heart Foundation, i cui contributi tempestivi sono stati fondamentali per assistere la popolazione colpita nel 2021.
Centinaia di volontari rifugiati sono continuamente addestrati in tutti i campi per prevenire e rispondere agli incendi. Il loro lavoro è cruciale per fermare gli incendi perché il loro tempo di reazione è più breve e possono raggiungere rapidamente ed efficacemente le famiglie colpite.
Nel 2021, l’UNHCR ha anche introdotto veicoli di risposta agli incendi per prevenire future tragedie. Un incendio in uno dei campi il 18 gennaio 2022 è stato rapidamente contenuto utilizzando uno di questi veicoli, limitando i danni a 27 rifugi ed evitando vittime. I rifugi distrutti vengono ricostruiti con il supporto delle agenzie umanitarie, e vengono introdotte delle barriere tagliafuoco per ridurre il rischio di diffusione, quando lo spazio lo permette.
L’impatto degli incendi ha avuto anche enormi effetti sulla salute mentale dei rifugiati. Mentre la maggior parte dei rifugi sono stati ripristinati o sostituiti, gli operatori della salute mentale nei campi hanno ancora molto lavoro da fare. Per molti come Nossima, c’è ancora molta strada da fare per riprendersi dal trauma dell’incendio, dopo il trauma vissuto quando è stata costretta a fuggire dal Myanmar.
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