La violenza delle bande sta spingendo un numero record di donne, bambini e intere famiglie a fuggire dal nord dell’America centrale per cercare rifugio in Messico.
Poi i membri di una banda criminale gli hanno chiesto di pagare migliaia di dollari americani e gli hanno dato 24 ore per procurarseli – un compito impossibile.
“Ci chiedevano soldi che non avevamo”, spiega Isabel. “Hanno detto che se non avessero ottenuto i soldi avrebbero ucciso lui, me e i nostri due piccoli”, aggiunge.
I membri della banda hanno dato a Isaias fino alle 18:30 del giorno seguente per raccogliere il denaro. “Lo hanno chiamato e lui ha detto loro che non li aveva. Gli hanno sparato in strada”, ricorda Isabel.
Il giorno della veglia di Isaias, quattro uomini che lei non conosceva si sono presentati, con il volto coperto da passamontagna neri. Hanno appuntato un biglietto sulla bara che diceva “dopo di lui, andremo a cercare i bambini”. Hanno avvertito Isabel che se avesse denunciato il crimine sarebbe stato peggio per tutti loro.
“Ho deciso di lasciare il mio paese per salvare la vita dei miei figli”, dice. I suoi vicini hanno messo insieme un po’ di soldi e l’hanno aiutata a richiedere i passaporti per lei e sua figlia Paty. “Ho ottenuto i nostri passaporti in una settimana e siamo partiti”, dice. Il figlio della coppia è rimasto con la nonna in El Salvador.
Lei ha attraversato il Guatemala in autobus per raggiungere il sud del Messico. “Con l’aiuto di Dio, sono qui”, dice la 33enne, poco dopo aver presentato una richiesta di asilo alle autorità messicane. Si è poi registrata presso l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, che fornisce assistenza e orientamento in un magazzino adattato in una città a pochi chilometri dal confine meridionale del Messico.
La loro situazione è condivisa da un numero crescente di donne, bambini e persino intere famiglie che fuggono dall’Honduras, dal Guatemala e da El Salvador, dove la violenza delle bande – esacerbata dalla pandemia del COVID-19 e dai disastri naturali – li ha costretti a lasciare le loro case.
Dopo un calo del tasso di arrivi nel 2020, quando il COVID-19 si è diffuso in tutta la regione, il numero di persone che fuggono dal nord dell’America centrale è di nuovo in aumento. Nel primo trimestre del 2021, la Commissione messicana per l’assistenza ai rifugiati (COMAR) ha registrato 22.606 nuove richieste di asilo, quasi un terzo in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il mese di marzo 2021 ha segnato un massimo storico per le richieste di asilo mensili, che hanno raggiunto la cifra record di 9.076.
Tra le persone costrette a fuggire per salvare la propria vita c’è il tassista Roberto, che ha abbandonato l’Honduras a febbraio con sua moglie Norma e quattro figli dagli 8 ai 15 anni dopo aver ricevuto minacce di morte da una banda criminale o “mara”.
“La banda esigeva un’estorsione settimanale e questa volta non potevo pagare. Volevano i soldi da un giorno all’altro”, spiega il 38enne, cullando dolcemente in grembo il figlio maggiore, Antonio, che ha una paralisi cerebrale. “Mi hanno detto che se non avessi pagato, mi avrebbero ucciso”.
Non era una minaccia vana. Due dei colleghi di Roberto erano stati uccisi a colpi di pistola per non aver effettuato i pagamenti, dice. Soddisfare la domanda settimanale stava diventando impossibile, spiega Norma, 36 anni.
“Dovevamo scegliere tra comprare cibo, latte, pannolini e vitamine per i bambini o pagare l’estorsione”, dice.
Hanno preparato una valigia quella notte e sono partiti il giorno dopo alle 6 del mattino per un viaggio di due giorni in autobus verso il Messico. “Tutto quello che avevamo, lo abbiamo lasciato indietro”, dice Norma.
La metà dei nuovi arrivati proviene dall’Honduras. I centroamericani, compresi i richiedenti asilo di El Salvador, Guatemala e Nicaragua, insieme a quelli dell’Honduras, rappresentano due terzi delle persone che hanno cercato protezione quest’anno in Messico, con numeri minori da Cuba, Haiti e Venezuela. Mentre i numeri salgono, il capo ufficio dell’UNHCR a Tapachula, Kristin Riis Halvorsen, dice che un numero maggiore di famiglie sta cercando asilo nel Messico stesso.
“Negli anni precedenti, la maggior parte delle persone passava attraverso il Messico diretta verso gli Stati Uniti per chiedere asilo. Ora molti, specialmente le famiglie, vedono il Messico come un’opzione”, dice.
“Quando si vedono gruppi familiari fino a tre generazioni, è un’indicazione che la situazione che le persone vivono in patria non ha lasciato loro alcuna speranza di poter rimanere. Anche con la difficoltà di spostarsi e anche con i pericoli, è la migliore possibilità che hanno di salvarsi la vita”.
Al ritmo attuale, il Messico è sulla buona strada per eguagliare o superare il numero record di richieste di asilo del 2019. Per rispondere all’aumento del numero di richieste d’asilo, l’UNHCR ha contribuito ad aumentare la capacità di registrazione e trattamento dei casi del COMAR. Ha anche incrementato i propri programmi per aiutare i richiedenti asilo mentre le loro richieste vengono valutate, e per aiutare i rifugiati riconosciuti a integrarsi nelle comunità ospitanti.
Dopo il suo primo contatto con lo staff dell’UNHCR, Isabel ha ricevuto una successiva valutazione in cui le sono stati presentati i suoi diritti nella legge internazionale ed è stato determinato il supporto di cui lei e Paty hanno bisogno, dall’alloggio, alle cure mediche, alla consulenza, all’istruzione, all’aiuto finanziario e all’integrazione.
Dopo aver chiesto asilo, Roberto, Norma e la loro giovane famiglia hanno una stanza in un rifugio sicuro di 300 letti appena costruito dall’UNHCR nel sud del Messico, dove Antonio riceve cure mediche e i suoi fratelli possono frequentare le lezioni alla “Escuela Sin Fronteras”, o “Scuola senza frontiere” del centro. Roberto, nel frattempo, ha un lavoro temporaneo di imballaggio di frutta, che dice essere “un buon inizio”.
Dove le famiglie costruiranno il loro futuro non è ancora chiaro. Ma Isabel, Roberto e Norma sono categorici sul fatto che il ritorno a casa non è un’opzione per loro.
“Hanno ucciso mio marito e mi hanno minacciato”, dice Isabel, seduta nel patio del centro di registrazione. “Se fossi rimasta, avrebbero ucciso anche me”.
“Se torniamo indietro”, dice Roberto a Norma, “saresti vedova, senza il padre dei tuoi figli”.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter