Abed, 12 anni, si appoggia alla scrivania di legno al centro di un’aula dalle pareti verdi, mentre spiega un problema ad altri tre studenti. Abed è un rifugiato siriano, e gli studenti sono i suoi compagni di classe siriani e libanesi della scuola Al Haydariya di Sarafand, nel sud del Libano.
“È uno studente di talento”, dice il suo professore libanese, Abbas Maanna, in piedi in fondo alla stanza. “Ha delle capacità logiche in matematica che pochi studenti della sua età hanno”. Il talento di Abed potrebbe essere passato inosservato se non fosse stato per il 26enne professore libanese, che lo ha aiutato a coltivare le sue abilità per diventare uno dei migliori studenti della scuola.
“Non mi piaceva la scuola prima”, ha spiegato Abed. “Volevo fare del mio meglio nello studio ma odiavo venire a scuola. Quando ho incontrato il professor Abbas, la mia vita è cambiata”. Abed ha incontrato Abbas due anni fa quando quest’ultimo è entrato a far parte della sua scuola come insegnante per Teach for Lebanon (TFL), una ONG libanese autorizzata dal Ministero dell’Educazione a sostenere la scolarizzazione nelle scuole pubbliche e semi-private svantaggiate del paese.
La TFL offre corsi di formazione e assume i migliori diplomati del Libano per insegnare nelle scuole che hanno risorse insufficienti. “C’è sempre un divario tra l’educazione delle scuole private e pubbliche in Libano”, spiega Abbas, “TFL vuole creare un’uguaglianza tra le due, in termini di risorse, insegnanti, supporto psicologico ed emotivo per gli studenti”.
Il Libano ospita circa 976.000 rifugiati registrati dal conflitto siriano, giunto all’ottavo anno. Circa 490.000 sono bambini in età scolare (dai 3 ai 18 anni), di cui circa 220.000 frequentano le lezioni nelle scuole pubbliche, in turni pomeridiani separati o in lezioni mattutine insieme agli studenti libanesi.
Abed è uno dei fortunati. Su scala globale, la percentuale di bambini rifugiati iscritti a corsi d’istruzione è molto al di sotto dei tassi di iscrizione generali, con il divario che aumenta a livelli d’istruzione superiori.
Un recente studio dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha rilevato che mentre il 61% dei rifugiati frequenta la scuola primaria rispetto al 92% dei bambini su scala globale, i tassi di iscrizione alla scuola secondaria scendono al 23% per gli studenti rifugiati rispetto all’84% per i loro coetanei non rifugiati.
Attraverso il suo programma, TFL sta aiutando più di 5.000 studenti libanesi e siriani con la loro istruzione. “Questa è la nostra missione – non fare distinzioni tra gli studenti”, ha detto Abbas. “Lo studente può essere palestinese o siriano o libanese. Indipendentemente dalla nazionalità o dal background, vogliamo fare luce sulle capacità di ogni bambino e potenziare le sue abilità”.
In classe, Abbas utilizza strumenti interattivi per insegnare: canzoni, video e lavori di gruppo, che coinvolgono gli studenti. “Adoro il suo metodo di insegnamento, non si arrabbia ed è paziente”, ha detto Abed, che attribuisce ad Abbas il merito di aver contribuito a rafforzare la sua autostima, sviluppare le sue abilità matematiche e incoraggiarlo ad aiutare altri studenti.
“Alcuni dei suoi compagni di classe non andavano bene in matematica, ma in soli due mesi Abed è stato in grado di aiutarli a ottenere voti migliori e questo ha rafforzato molto la sua fiducia in sè stesso”, ha spiegato Abbas. Abed è stato anche selezionato per partecipare a due conferenze studentesche internazionali, una in India e l’altra negli Stati Uniti, ma non ha potuto partecipare perchè non era in grado di viaggiare a causa del suo status di rifugiato.
La relazione tra Abed e Abbas va oltre l’aula. L’insegnante libanese visita spesso la famiglia di Abed per parlare con suo padre. “È molto importante avere una relazione con i genitori perché abbiamo a che fare con famiglie di rifugiati con necessità particolari”.
Oltre 5,6 milioni di rifugiati dalla Siria hanno cercato sicurezza nei paesi limitrofi della regione. Tra di loro ci sono circa 2,6 milioni di bambini. Molte famiglie vivono in condizioni di estrema povertà, affrontando una lotta giornaliera per garantirsi necessità primarie come l’assistenza sanitaria e l’istruzione.
La situazione è aggravata da una carenza di finanziamenti per i programmi di aiuto dell’UNHCR per i siriani per il 2018. Sono necessari urgentemente ulteriori $270 milioni per evitare l’interruzione di assistenza vitale, che include sovvenzioni in denaro, attività sanitarie e di accoglienza.
Abed e la sua famiglia sono fuggiti dalla Siria alla fine del 2011, e ora vivono in una fattoria libanese dove suo padre lavora duramente per sbarcare il lunario e istruire i suoi figli. “Non so come ringraziarlo”, ha detto il padre di Abed, Ahmad, dell’insegnante di suo figlio. “Ha avuto un impatto positivo su mio figlio”.
Di ritorno a scuola, Abbas gioca a calcio nel cortile con Abed e i suoi compagni di classe. Gli studenti sembrano affezionati al professore che ora è più un amico che un semplice insegnante. “Questi ragazzi mi danno speranza. Abed mi ha insegnato che nulla è impossibile, che nonostante le difficoltà c’è sempre speranza di raggiungere i propri obiettivi e avere successo”, ha detto Abbas.
Abed dice che vuole diventare uno scienziato e mostra con orgoglio una piccola macchina per zucchero filato che ha realizzato a casa. “Ho imparato dal professor Abbas a non arrendermi e ad aiutare gli altri. Sogno di tornare in Siria un giorno e di rendere orgoglioso il mio Paese”.
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