Alloggi costruiti con fango, letame ed erba proteggono dalla pioggia e dal caldo estivo migliaia di famiglie ad Abs.
Costretti ad abbandonare la propria casa a causa del conflitto in Yemen, Mohammed Ali e la sua famiglia si sono trovati esposti alle intemperie.
“Quando sono iniziate le prime piogge… non avevamo teli di plastica o altro. Giuro che piangevo mentre stringevo i miei figli e mia moglie”, ricorda Mohammed.
Dal conflitto scoppiato nello Yemen nel 2015, oltre tre milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, e oltre due milioni di persone sono ancora sfollate all’interno del paese.
Il Governatorato della costa nordoccidentale di Hajjah ospita circa un quinto di tutti gli sfollati yemeniti, di cui la maggior parte proviene da altre aree della stessa zona. Qui c’è la più alta percentuale di famiglie sfollate che vivono in insediamenti urbani e rurali pre-esistenti, rendendo la necessità di costruire ulteriori rifugi sempre più urgente.
Per accogliere alcuni dei più vulnerabili, l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sta costruendo 4.700 cosiddetti “rifugi ecologici” ad Abs, una città sulla pianura costiera nel Governatorato di Hajjah.
I rifugi sono progettati e costruiti con l’aiuto degli yemeniti sfollati usando metodi e materiali di costruzione tradizionali.
“L’UNHCR ha scelto questo rifugio perché è il miglior tipo di alloggio, adatto all’ambiente di Abs”, afferma Faiz Harmal, un ingegnere dell’UNHCR.
I rifugi sono fatti di fango, sterco ed erba. Oltre a tenere lontano la pioggia, i materiali isolano dal calore estremo e dalla polvere sospinta dal vento.
“Puoi controllare la ventilazione, il che significa che in estate puoi aprire le finestre e puoi chiuderle in inverno quando fa freddo”, dice Mohammed, che ora non vive più sotto la pioggia. “Grazie a Dio, da quando ci siamo trasferiti qui abbiamo dimenticato le nostre sofferenze passate”.
I rifugi hanno anche altri vantaggi. Omead Aiyoub, un funzionario sul campo dell’UNHCR in Yemen, afferma che l’alloggio è “transitorio”, il che significa che quando gli sfollati potranno tornare alle loro comunità possono portarlo con loro.
“I materiali possono essere riutilizzati di nuovo. Queste persone potranno recuperarli, e così non partiranno completamente daccapo, da zero. Possono avere qualcosa tra le mani quando ricostuiranno le loro case al loro ritorno”.
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