Soddisfare gli urgenti bisogni umanitari di milioni di siriani, sfollati o di ritorno nel paese, è la priorità assoluta dell’UNHCR e di altre organizzazioni umanitarie, ha dichiarato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi durante una visita in Siria.
Grandi si trovava a Douma, principale città della regione della Ghouta Orientale, situata a una decina di chilometri dalla capitale Damasco. L’area è stata distrutta su larga scala da anni di combattimenti, che sono culminati nell’intensa battaglia con cui il governo ha riconquistato il controllo della città all’inizio di quest’anno.
Migliaia di famiglie sono fuggite dalla città durante le recenti violenze e negli anni di conflitto precedenti, con 125.000 persone che vivono attualmente nell’area rispetto a una popolazione precedente alla crisi di circa 300.000 persone.
Tuttavia, alcuni degli sfollati stanno tornando tra gli edifici crollati e i cumuli di macerie, per cercare di ricostruire le loro case e le loro vite. Ma con poche abitazioni rimaste incolumi e senza nemmeno i servizi più basilari, Grandi ha avvertito che i bisogni umanitari della popolazione sono immensi.
“Anche se naturalmente ci sono ancora molti sfollati, molte persone sono tornate alle proprie case”, ha detto Grandi. “Stanno cercando di vivere una vita normale tra le rovine, con pochissime risorse, lottando per tornare a condurre una vita normale, dopo tanti anni di guerra”.
“Qui tra le macerie ci sono bambini che devono andare a scuola, che hanno bisogno di cibo e di vestiti”.
“Qui tra le macerie ci sono bambini che devono andare a scuola, che hanno bisogno di cibo e di vestiti”, ha aggiunto. “Quello che dobbiamo fare è aiutare la gente, al di là della politica – e la politica di questo conflitto, come tutti sappiamo, è piuttosto complessa. Per il momento, sono i bisogni umanitari immediati che devono essere soddisfatti con urgenza”.
Giunto all’ottavo anno, il conflitto siriano ha visto oltre 5,6 milioni di rifugiati fuggire verso i paesi limitrofi della regione, mentre secondo i dati dell’OCHA altri 6,6 milioni rimangono sfollati all’interno del paese. Fino ad oggi, più di 750.000 siriani sfollati sono tornati nelle loro aree di origine.
Camminando per le strade di Douma, l’Alto Commissario ha visto i residenti tornati nella città che ripulivano le macerie dalle loro case con pale e carriole, e negozianti che esponevano melanzane e pomodori nei negozi di recente ricostruzione.
Ha incontrato anche residenti che riescono a malapena a tirare avanti. Mohammad, un vedovo di 75 anni, ha raccontato che lui, suo figlio e le sue due figlie sono stati fortunati a sopravvivere quando un mortaio ha colpito la loro casa durante i recenti scontri, facendo crollare i piani superiori dell’edificio.
Ora vivono al piano terra, in due camere da cui sono stati in grado di rimuovere i detriti, e fanno affidamento sulle donazioni dei vicini e su materassi, coperte e oggetti da cucina forniti dall’UNHCR. “Abbiamo bisogno di tutto”, ha detto Mohammad. “Non abbiamo nulla qui. Niente di niente.”
Oltre a distribuire beni di prima necessità e kit per la ricostruzione degli alloggi, l’UNHCR ha creato una rete di 97 centri comunitari in tutto il paese per fornire corsi di istruzione e formazione per bambini e adulti, nonché servizi di protezione ai siriani vulnerabili, sfollati o residenti.
“Abbiamo bisogno di tutto. Non abbiamo nulla qui. Niente di niente.”
L’Agenzia ha anche finanziato la riabilitazione di infrastrutture vitali come scuole e cliniche. Grandi ha visitato una panetteria e un registro civile nella città meridionale di Dara’a, ristrutturata con finanziamenti dell’UNHCR.
Il forno produce oltre 200.000 filoni di pane al giorno, distribuiti tra i locali, mentre l’anagrafe aiuta i siriani che non sono riusciti a ottenere certificati di nascita, certificati di matrimonio e altri documenti ufficiali durante gli anni di conflitto ad ottenere i documenti necessari per accedere ai servizi e ricostruire le loro vite.
Il giorno precedente, a Damasco, l’Alto Commissario aveva potuto incontrare il dott. Faisal Mekdad, vice ministro degli affari esteri, e altri alti funzionari siriani.
Grandi ha riconosciuto la dichiarazione del governo del mese scorso che dava il benvenuto ai rifugiati che tornavano alle proprie case. L’Alto Commissario e i suoi interlocutori governativi si sono trovati d’accordo sul fatto che il rimpatrio dei rifugiati può essere basato solo su una decisione volontaria dei rifugiati stessi, deve avvenire in condizioni sicure e dignitose, ed essere sostenibile sul lungo periodo. Grandi ha comunicato ai funzionari siriani quali sono le preoccupazioni dei rifugiati riguardo al ritorno.
Secondo le indagini dell’UNHCR e i gruppi di discussione nei paesi limitrofi, queste includono la fragilità della situazione della sicurezza in alcune parti del paese, la presenza di ordigni inesplosi e rischi fisici in altre aree e la necessità di avere la garanzia che sarenno al sicuro e che i loro diritti saranno rispettati al loro ritorno.
Per alcuni, la coscrizione militare e il timore di condanne per essere fuggiti o per essersi rifiutati di combattere sono deterrenti chiave. Vengono inoltre citati ostacoli e sfide legali nel rivendicare le proprie proprietà o nell’ottenere documentazione civile o certificati di istruzione.
Per molti rifugiati, le preoccupazioni principali riguardano la distruzione delle loro case, l’interruzione dell’accesso ai servizi di base e il mantenimento delle loro famiglie. Grandi ha osservato che molte di queste sfide stanno iniziando a essere affrontate, il che è incoraggiante, ma resta ancora molto da fare.
“Noi donne siriane siamo sempre state forti, ma ora lo siamo ancora di più.”
Un piccolo numero di rifugiati è tornato in Siria dall’inizio del conflitto – oltre 90.000 rifugiati provenienti dai paesi vicini negli ultimi tre anni. Dall’inizio del 2017, l’UNHCR, le agenzie delle Nazioni Unite e i partner delle ONG sono stati impegnati nella preparazione e nella pianificazione di un eventuale ritorno organizzato su larga scala.
L’UNHCR offre sostegno ai rifugiati siriani che scelgono di tornare. Il supporto offerto dall’Agenzia include aiutare i rifugiati a reclamare i loro documenti, affrontare i bisogni specifici di individui particolarmente vulnerabili e identificare e trovare soluzioni per minori non accompagnati e separati.
Nelle sue riunioni, l’Alto Commissario ha anche espresso la sua preoccupazione per la situazione di Idlib e la speranza che ogni offensiva militare “siacondotta in modo da rispettare le vite umane, risparmiare i civili e non creare nuovi rifugiati”.
Grandi ha anche visitato un centro comunitario nel quartiere Dweila nella capitale, dove ha incontrato la 48enne Mariam Ghanoum , che sta seguendo un corso di formazione professionale in pittura e decorazione dopo essere stata costretta a fuggire dalla sua casa più di 7 anni fa.
Ha detto che ha intenzione di dipingere la sua casa una volta che sarà in grado di ricostruirla, e forse di aprire un’attività che le permetta di dipingere altre case ricostruite. “Sto imparando con la speranza di guadagnare un po’ di soldi, ma anche di potenziare me stessa”, ha detto. “Noi donne siriane siamo sempre state forti, ma ora lo siamo anche di più”.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter