All’inizio di quest’anno un’amara disputa dovuta a un adulterio ha innescato nel cuore dell’Africa il conflitto tra i Luba e i Twa, provocando molti morti e costringendo migliaia di persone a fuggire per salvarsi la vita.
Tuttavia, nel campo sfollati di Mukondo, i membri delle comunità rivali vivono insieme pacificamente – un esempio unico per i loro confratelli che combattono nella provincia di Katanga della Repubblica Democratica del Congo.
“Siamo venuti qui a causa della guerra” racconta Sango Shabani, un Twa o Pygmy di 33 anni, ai recenti visitatori dell’UNHCR nel campo di Mukondo, che da marzo ospita circa 1.300 sfollati. Sono fuggiti dai loro villaggi quando violenti scontri sono scoppiati tra i popoli Luba (Bantu) e Twa.
Un folto gruppo di Twa ha deciso di spostarsi a Mukondo quando il capo Luba del villaggio ha offerto un riparo agli sfollati di entrambe le comunità. “Siamo scappati perché non volevamo combattere. Siamo venuti qui senza frecce, senza nulla. Siamo andati dal capo, che ci ha accolti. All’inizio vivevamo con famiglie ospitanti e poi il capovillaggio ci ha lasciato costruire (case su un sito vicino al villaggio)” ha spiegato Shabani, un leader Twa.
Circa nove mesi dopo il loro arrivo, il villaggio appare pacifico e ordinato, con case tradizionali in fango intersecate da stradine. I teli in plastica forniti dall’UNHCR proteggono le case dalla pioggia. Le donne pestano manioca e i bambini giocano felici. La violenza sembra ormai lontana.
Ma la situazione ovunque nella provincia rimane tesa. Shabani dice che il conflitto è iniziato in un villaggio chiamato Nsange. “All’inizio era una questione di adulterio. A Luba un uomo ha avuto rapporti sessuali con una donna Twa sposata. Suo marito ha scoperto che lei era incinta,” ha detto Shabani aggiungendo che la donna ha confessato di aver avuto rapporti con un Luba.
Gli scontri successivi, così come quelli nei mesi recenti tra le forze governative e i secessionisti della milizia Mai Mai, hanno costretto più di 70.000 persone a fuggire dalle loro case, portando il numero totale degli sfollati in Katanga a oltre 600.000.
Se un caso di adulterio può aver innescato l’ultima ondata di conflitto, la tensione tra le comunità ha radici profonde. La minoranza Twa è stata spesso marginalizzata, manipolata e considerata inferiore dalle altre comunità, in particolare i Luba, e questo ha alimentato il risentimento. Oltretutto, loro non hanno voce nel governo locale per rappresentare i propri interessi e le proprie necessità.
Nel tentativo di allentare la tensione e ristabilire una convivenza pacifica, l’UNHCR e le organizzazioni che lavorano nella Repubblica Democratica del Congo si stanno battendo per il riconoscimento e la protezione dei diritti degli indigeni e delle minoranze, specialmente per la comunità Twa. Il partner attuativo dell’UNHCR, Search For Common Ground, ha organizzato delle attività – incluso il teatro partecipativo e gli spettacoli al cinema– per aiutare la riconciliazione tra le comunità Luba e Twa.
Mukondo è un esempio di come potrebbe essere ed è la dimostrazione del desiderio di pace che hanno molti Luba e Twa. Altri campi sfollati, invece, riflettono la profonda divisione e antagonismo che ancora esistono.
Il sito Kanteba nel territorio Manono del Katanga ospita più di 2.000 sfollati. I Twa qui non sono i benvenuti. I residenti reclamano che molte delle donne sono state violentate dalle bande prima di fuggire dai loro villaggi. Dicono che ad agosto i Twa hanno presumibilmente rapito 15 donne e le hanno stuprate ogni giorno per circa due mesi.
“Da quando siamo arrivati qui non è stata violentata nessuna donna. Ma lì [nei nostril villaggi], molte donne sono state violentate dai Pygmies. Per noi Luba, i Pygmies sono i nostri principali nemici” ha aggiunto Generose* nel campo sfollati di Kanteba.
A Kalama, i Luba vivono nel villaggio e un gruppo di sfollati Twa vive nelle vicinanze in condizioni di estrema difficoltà, con alcune persone che vivono in abitazioni semplicissime con solo alcune foglie come protezione dalla pioggia. Un altro gruppo di Twa è fuggito da Kasonsa e ora lotta per ottenere l’accesso al cibo e ai servizi di base.
Le persone in questi luoghi hanno bisogno di aiuto. L’UNHCR ha fornito alloggi di emergenza a Kanteba, ma molti siti sono difficili da raggiungere. Le condizioni a Mukondo sono problematiche anche perchè il centro medico più vicino si trova a più di 20 chilometri di distanza dalla fonte d’acqua più vicina, a circa 10 km dal villaggio.
Però c’è un reale spirito di solidarietà tra i Luba e Twa che vivono lì. Persone come il leader Twa Shabani cerca di spiegarlo dicendo che loro condividono l’avversione per il conflitto. Alcuni operatori umanitari attribuiscono il successo alla sensibilizzazione nell’area sui diritti delle persone indigene e il bisogno di una coabitazione pacifica.
Per il momento, le persone si sentono al sicuro a Mukondo. “Un po’ di calma è stata ristabilita nel nostro villaggio, ma le tensioni inter-comunità ci sono ancora. E’ meglio restare qui. Qui siamo i benvenuti e viviamo bene insieme,” ha concluso Shabani.
*I nomi sono stati modificati per ragioni di protezione.
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