In Libano ci sono più di 300 gruppi di volontari che si occupano del doposcuola per 2500 bambini rifugiati siriani.
Si sa che gli studenti non amano in particolar modo fare i compiti a casa. I rifugiati siriani che vivono in Libano hanno qualche motivo in più per non amarli.
Primo fra tutti c’è il problema della lingua. In Libano, le lezioni sono in francese e in inglese, mentre nelle scuole in Siria il programma scolastico è in arabo.
Il secondo motivo riguarda il fatto che molte famiglie rifugiate siriane vivono in situazioni di sovraffollamento e in condizioni di disagio. In Libano, più di un milione di rifugiati siriani vive distribuito in oltre 2100 comunità rurali e urbane, e spesso vive in luoghi ben al di sotto degli standard minimi. Per un giovane studente la calma e la concentrazione mentre si fanno i compiti sono necessarie.
Tuttavia per gli studenti più fortunati che hanno incontrato volontari come Noor Ismail, fare i compiti è diventato un po’ meno faticoso.
L’attività di doposcuola introdotta da UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e altre organizzazioni partner è nata come mezzo per aiutare gli studenti rifugiati a tenere il passo con i compiti a casa e incoraggiarli a seguire le lezioni con regolarità. Oggi sono 325 i gruppi in Libano che portano avanti l’attività di doposcuola – le lezioni si tengono in rifugi, tende, spazi comuni, sale e addirittura all’aperto.
Oltre all’UNHCR, anche organizzazioni quali Save the Children, Caritas, Terre des Hommes e la Croce Rossa Internazionale hanno organizzato attività di questo tipo, in posti facilmente raggiungibili dagli studenti rifugiati. I volontari, molti dei quali con esperienza lavorativa nel settore dell’educazione sono spesso rifugiati a loro volta, ma anche cittadini libanesi come Noor che hanno deciso di dedicare il loro tempo a quest’attività.
Noor, studentessa universitaria libanese di 22 anni, ha sentito parlare dell’attività di doposcuola da un suo amico, già volontario in uno dei gruppi. Ha cominciato dando una mano nel gruppo coordinato dalla Caritas a Saida, nel sud del Libano, a ottobre 2016. “Svolgo quest’attività di supporto da allora”, racconta.
Due volte a settimana Noor fa la volontaria per un gruppo di bambini di età compresa fra i 10 e i 15 anni e li aiuta con i compiti a casa, ma con loro discute anche dei problemi che i bambini affrontano in classe durante le lezioni.
Noor ha molto a cuore questa sua responsabilità e si preoccupa tanto dei suoi studenti, tiene conto delle pressioni a cui sono sottoposti i bambini rifugiati per supportare le famiglie, le bambine in particolare. “Li considero come miei fratelli e vorrei che avessero successo”.
“Li considero come miei fratelli e vorrei che avessero successo”
Nel corso dell’anno scolastico 2016-2017 più di 2500 bambini hanno seguito il programma doposcuola in Libano. Di tutti i gruppi, quasi tre quarti hanno proseguito l’attività anche nel periodo estivo, anche dopo la fine della scuola. I volontari hanno lavorato per preparare i bambini al nuovo anno.
Una delle studentesse di Noor, Maria di 10 anni, ha avuto molte difficoltà a scuola a causa delle differenze linguistiche, “Quando ero in Siria, le lezioni erano in arabo, qui sono in inglese. Sono arrivata in Libano che non sapevo una parola di inglese ma Noor mi ha aiutato, mi ha insegnato tutto, adoro queste lezioni con lei.”
Per Noor, queste lezioni sono molto più di un’attività di volontariato, “do loro supporto morale” racconta, “parlo con loro del futuro e dell’importanza di avere un’istruzione. L’istruzione è la loro unica arma.”
Vedi il rapporto di UNHCR sull’educazione.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter