La chiamano “cellula inverno,” una piccola sala riunioni nelle viscere del quartier generale dell’Agenzia ONU per i Rifugiati, UNHCR, a Ginevra. La stanza non ha finestre, ma computer e pareti coperte di schermi e mappe, con numeri scritti a mano che vengono cambiati e aggiornati di continuo.
Conosciuto ufficialmente con il nome di “Cellula per le Operazioni Invernali,” questo piccolo team di sei persone è impegnato nella sfida più grande: fare previsioni.
Il mandato è quello di identificare le tendenze, segnalare i problemi e anticipare gli ostacoli di quello che si prospetta come un inverno micidiale, con temperature bassissime attese sia in Europa che in Medio Oriente.
“Il nostro obiettivo è quello di mitigare gli effetti dell’inverno,” ha detto il direttore della “cellula inverno” Chris Earney. “Stiamo affrontando situazioni di crisi provocate proprio dagli eventi legati all’inverno, ma stiamo analizzando anche problematiche che erano già presenti e che si stanno aggravando con l’arrivo del freddo.”
L’unità lavora in stretta collaborazione con gli esperti dell’Organizzazione Metereologica Mondiale (OMM), l’Ufficio Metereologico in Gran Bretagna e il Servizio Metereologico in Sud-Est Europa, con lo scopo di esaminare l’impatto del clima su una vasta serie di attività, sia di risposta immediata che di strategia a lungo termine e di mitigazione dei rischi.
Vi sono una miriade di variabili da tenere presente, compito reso ancor più difficile dal fatto che l’unità è responsabile per una fascia di territorio che va dal Circolo Polare al Mare Egeo. Sia per coloro che devono prendere decisioni al vertice, sia per coloro che devono fornire aiuto umanitario sul campo, questo pone sfide strategiche, operative e tattiche molto particolari.
Come il tempo metereologico influenza tutto ciò che facciamo nella nostra vita quotidiana, allo stesso modo influenza ogni aspetto delle operazioni umanitarie. La principale sfida che deve affrontare la Cellula per le Operazioni Invernali è quindi quella di monitorare una vasta gamma di informazioni metereologiche e determinare quali miglioramenti realizzare in tutte le operazioni UNHCR nel sud-est Europa affinchénon ne diminuisca l’efficacia.
“È una sfida impegnativa, ma che può essere superata grazie alla moltitudine di agenzie metereologiche che, con il supporto dell’Organizzazione Metereologica Mondiale, stanno affinando un sistema di previsione chiamato Impact Based Forecasting. Questo si discosta dal tradizionale approccio che indica “il tempo oggi” e si muove in direzione di un servizio personalizzato che considera gli impatti del clima rispetto alle operazioni di un singolo utente, in modo da fornire un servizio molto più mirato e pertanto molto più efficace,” ha spiegato l’Ufficio Metereologico in una dichiarazione.
Avviandoci verso la fine di gennaio, è certo che questo sistema dovrà sopravvivere a duri test di adeguatezza. Le previsioni indicano temperature ben al di sotto della media, da -5°C fino a -15°C, con intense nevicate nel sud e nell’est della penisola balcanica, in Turchia, nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente.
Lungo tutta questa vasta area, milioni di rifugiati – per lo più provenienti dalla Siria e dall’Iraq – vivono in campi e insediamenti spontanei. Sempre in questa zona, altre migliaia di persone sono in transito, molte a piedi o su imbarcazioni senza copertura e non sicure.
“Il Met Office è stato un partner incredibile con cui lavorare, sia in termini di qualità del personale che dei risultati, ma anche solo per la velocità con cui riesce a fornire risposte,” ha aggiunto Earney.
Il team monitora anche i social media e si coordina con un rappresentante dell’unità di intelligence dell’Agenzia Svedese per la Migrazione incaricato di aggiornare gli ultimi movimenti dei rifugiati. Sapere in ogni momento dove si trovano esattamente i rifugiati è cruciale per essere preparati. Una tormenta improvvisa che si abbatte lungo un confine dove sono bloccate persone senza un supporto materiale adeguato potrebbe avere conseguenze disastrose.
Stabilire le interrelazioni tra tutte queste variabili è un esercizio potenzialmente salvavita, visto il peggioramento delle condizioni climatiche e il fatto che l’UNHCR debba determinare dove sia più opportuno dislocare le proprie risorse.
“Ci stiamo prefigurando una serie di scenari e situazioni, e gestiamo ciascuno di questi mettendo al centro la persona rifugiata,” ha detto Earney. A seconda della valutazione del rischio – calcolata in base alle implicazioni dell’evento e alla probabilità che si verifichi – il team si pone l’obiettivo di trasmettere specifiche raccomandazioni o informazioni direttamente agli uffici nazionali, o, più spesso, tramite i suoi report quotidiani sulla situazione, che possono essere consultati sul portale dati dell’UNHCR.
Gran parte del lavoro è svolto in tempo reale. Le informazioni vengono trasmesse dal Met Office, dagli ufficiali dell’UNHCR sul campo e dall’intelligence svedese sulla migrazione, e i numeri sulle mappe che si trovano sulle pareti della “cellula inverno” cambiano, riflettendo la situazione sul campo. Alcune delle mappe sono stilizzate, come quella che mostra le rotte percorse dai rifugiati a nord, appesa sulla porta all’interno, che Earney definisce per il team come l’equivalente della cartina della metropolitana di Londra.
Il compito di rendere questi dati accessibili all’esterno spetta a James Leon-Dufour, responsabile della gestione delle informazioni della cellula.
Con una formazione come architetto, Leon-Dufour cerca di mettere insieme tutti questi dati e “trasmetterli in maniera comprensibile.” Contribuisce a progettare il modo in cui le informazioni vengono presentate, creando una visualizzazione online delle rotte dove si concentra la popolazione e delle situazioni alle frontiere.
Con una lunga esperienza nella progettazione dei campi, è uno dei due architetti che formano il team, composto da persone con specifiche professionalità. Ruxandra Bujor ha cinque anni di esperienza di gestione dei campi. È lei che si occupa di monitorare i 70 siti dove i rifugiati sono concentrati in tutta Europa, gli aiuti disponibili e la loro distribuzione.
“L’inverno tende a rendere i movimenti attraverso i confini e all’interno dei paesi difficili se non impossibili,” dice Bujor. Essere in grado di rispondere agli ostacoli materiali che incontrano durante gli spostamenti, va di pari passo con gli sforzi di advocacy, che contribuiscono a garantire che tutti i paesi siano pronti a prendersi cura di coloro che finiscono col rimanere bloccati.
Come il resto del team, Bujor è entusiasta del lavoro che stanno facendo. L’Unità è stata costituita e diventata operativa alla fine dello scorso ottobre, ma il suo lavoro ha già avuto un impatto importante.
“A volte sembra un lavoro insormontabile, e lo era all’inizio. Ma abbiamo ristretto il nostro campo d’indagine e identificato alcuni dei fattori chiave che contribuiscono al cambiamento,” ha detto Bujor.
L’UNHCR ringrazia il WMO, il Met Office del Regno Unito eSE European Met Services, per il loro aiuto e supporto nel sostenere le operazioni della Cellula per le Operazioni Invernali dell’UNHCR.
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