Dopo avere trascorso otto anni in Libano, Mohammed Hakmi è stato il primo rifugiato ad arrivare in Canada per le sue competenze professionali grazie a un innovativo progetto pilota.
Fino a qualche settimana fa, Mohammed Hakmi era uno dei 25 milioni di rifugiati che, in tutto il mondo, cercano una soluzione alla propria condizione. Oggi, questo programmatore siriano ha ricevuto un’opportunità che gli ha cambiato la vita.
Mohammed ha da poco iniziato a far parte del team di Bonfire Interactive, un’azienda informatica canadese di Kitchener, in Ontario, dove può finalmente mettere a frutto le sue competenze informatiche per rispondere alle esigenze crescenti dell’azienda e sopperire alla carenza di lavoratori del settore informatico nella regione.
“Ha preso parte allo stesso processo di selezione degli altri candidati e ha ottime competenze tecniche e di comunicazione, tutto quello che ci si aspetterebbe dal candidato ideale,” ha affermato Corry Flatt, Amministratore Delegato di Bonfire.
Un simile modello porta vantaggi sia ai rifugiati, che possono cambiare la propria vita in meglio, sia ai datori di lavoro, che possono beneficiare delle competenze e del talento dei rifugiati che assumono.
La convinzione che tutti possano beneficiare di questo modello è alla base del lavoro di Talent Beyond Boundaries (TBB), un’organizzazione che mette in contatto i datori di lavoro con i rifugiati con le competenze ricercate – ed è così che Bonfire ha trovato Mohammed.
In Libano e in Giordania, TBB ha individuato oltre 10.000 siriani professionisti nei campi dell’informatica, dell’ingegneria, del commercio, della contabilità e dell’assistenza sanitaria. La maggior parte dei professionisti rifugiati individuati da TBB non può lavorare, e le loro competenze vanno sprecate.
Si stima che nel corso del 2019 il 58 % degli immigrati arriverà in Canada attraverso uno dei tanti programmi di mobilità economica esistenti. Molti rifugiati non hanno però accesso a questi programmi, non perché manchino loro le competenze o l’istruzione necessaria, ma per via di semplici ostacoli burocratici come la scadenza del passaporto.
Il governo canadese ha così creato un innovativo progetto pilota, chiamato “Economic Mobility Pathways Project” (Percorsi di Mobilità Economica), con lo scopo di valutare la possibilità per i rifugiati di raggiungere il paese in qualità di manodopera qualificata. Quello di Mohammed è il primo caso di successo del progetto.
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“Hanno conoscenza e competenze, ma non hanno la possibilità di metterle a frutto,” afferma Mohammed, riferendosi ai migliaia di professionisti rifugiati in Libano. “Potrebbero dare un contributo positivo alla comunità. Dunque perché non usare questo potere, il potere dei rifugiati?”
Il nuovo Patto Globale sui Rifugiati pone la stessa domanda, e incoraggia i paesi a non selezionare i rifugiati basandosi esclusivamente sulla situazione di vulnerabilità, ma piuttosto a creare nuovi canali per permettere loro di trasferirsi legalmente in paesi terzi. L’UNHCR e TBB incoraggiano il Canada e gli altri paesi ad analizzare in che modo i programmi di mobilità economica possono fornire ai rifugiati questi canali alternativi per ricostruire le loro vite e le loro carriere.
“Pur non sostituendo in alcun modo il reinsediamento, questi canali possono integrare i programmi esistenti facilitando l’ingresso sicuro e legale dei rifugiati in paesi terzi,” ha affermato Volker Türk, Assistente dell’Alto Commissario UNHCR per la Protezione.
L’UNHCR auspica che la storia di Mohammed possa costituire un modello e creare nuove opportunità per i rifugiati attraverso la mobilità economica, creando connessioni tra i rifugiati e i bisogni occupazionali del Canada. Oltre a rinnovare la speranza grazie allo sviluppo di soluzioni innovative per i rifugiati, questo nuovo progetto evidenzia come sia le imprese canadesi che la comunità in generale possano trarre beneficio ed essere arricchite dal talento dei rifugiati.
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