Di Balint Linder
Sei anni fa, Zia Karimi era un adolescente in Pakistan, la sua vita era stata stravolta dopo la fuga dalla persecuzione e dalla violenza in Afghanistan. Adesso è un aspirante chef in un famoso albergo di Budapest con una famiglia sua e un progetto professionale.
Nella cucina dell’hotel Zia prepara il pranzo per I suoi colleghi prima che comincino il servizio nel ristorante. Lui è un giovane popolare con un buon senso dell’umorismo e lo staff della cucina ovviamente ammira la sua determinazione, volontà di imparare, resistenza e etica del lavoro. Zia si è integrato bene.
“Mi piace lavoarre con Zia, perchè lui è spesso gentile con me,” dice una ragazza, mentre il suo capo riconosce che l’aspirante chef sia stato “abile e gran lavoratore, per questo dispone di ogni possibilità di diventare un eccellente cuoco.” Il ventunenne studia in una scuola di cucina, ma svolge il praticantato nell’hotel, dove è il primo rifugiato ad essere stato assunto come tirocinante.
Zia, di etnia Hazara, che ora si considera quasi ungherese, ha fatto strada in pochissimo tempo. Lui è cresciuto con la sua famiglia in un villaggio a circa un’ora di macchina da Kabul, portando al pascolo il bestiame e frequentando una madrasa locale (scuolareligiosa).
Ma sei anni fa, quando Zia aveva 15 anni, il villaggio è stato attaccato dalle forze talebane. “Mentre tornavamo dalle colline con gli animali abbiamo visto enormi nubi di fumo sopra le nostre case. Il villaggio era stato attaccato e saccheggiato; mio padre e uno dei miei fratelli erano rimasti feriti,” ha ricordato, aggiungendo: “siamo dovuti scappare.”
La famiglia ha trovato riparo nel vicino Pakistan, ma presto Zia, essendo il figlio maggiore, è stato mandato per primo in Europa. Il suo viaggio pericoloso come minore non accompagnato lo ha portato attraverso l’Iran, la Turchia e la Grecia prima di arrivare finalmente in Ungheria nel 2008, in un paese di cui non sapeva nulla.
Zia ha deciso di chiedere asilo. “Ero completamente stravolto e spaventato. Le persone si sono prese cura di me qui, mi hanno dato cibo e io ho potuto imparare. La mia vita come afghano è stata davvero difficile, così ho deciso di essere in parte ungherese,” ha spiegato.
Zia ha cominciato studiando la lingua e poi ha deciso di imparare un mestiere, scegliendo la cucina. All’inizio di quest’anno ha ricevuto una borsa di studio e ora trascorre una settimana in classe e una settimana nella cucina dell’hotel per perfezionare la sua arte.
Il manager dell’hotel ha confessato che all’inizio era un po’ preoccupato che ci potesse essere una barriera linguistica, “ma questa paura è scomparsa immediatamente. Zia parla meglio di molti ungheresi.”
Avviato il suo progetto professionale, Zia ha spostato la sua attenzione nella ricerca di una fidanzata. L’acquisizione della cittadinanza ungherese lo ha aiutato a conoscere la sua ragazza, Julianna. Loro si nsono incontrati in un locale, si sono innamorati, sono andati a vivere insieme e hanno un bambino di 5 mesi, che Zia adora e dice che è stato fatto in Ungheria. “Di solito dopo il lavoro uscivo con gli amici, ma quel periodo è finito, adesso corro subito a casa,” dice ridendo.
Il terzo di loro vive con I genitori della sua ragazza a circa 30 chilometri fuori Budapest, poichè la borsa di studio di Zia di 60 euro mensili, il mantenimento per se stesso di 100 euro al mese e l’assegno famigliare mensile per suo figlio di 120 euro non sono sufficienti. Quando fa il tirocinio all’hotel, mangia lì.
Ecco perchè Zia vuole avviare una propria attività di fast food una volta finito il corso di cucina. Nel menù includerà piatti tipici ungheresi, tra cui il goulash.
Sebbene sia nato e cresciuto in una famiglia numerosa, vorrebbe averne una più piccola nel suo paese di adozione. “Questa è la mia casa adesso… sono stato accolto qui e le persone sono gentili con me”.
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