Dopo la fuga dal Burundi, un giovane artista trova in Ruanda un amico per la vita.
Mike Katihabuga siede perfettamente immobile su uno sgabello di legno. L’unico movimento è quello del suo braccio destro, che fa scorrere il pennello sulla tela. Aggrotta leggermente le sopracciglia quando indietreggia per ammirare il suo dipinto.
Accanto a lui, Djamal Ntagara, suo amico e collega artista, intreccia agilmente paralumi in fibra di sisal. La sinergia tra i giovani amici è evidente dal modo in cui ammirano e commentano i rispettivi lavori.
I due hanno fatto molta strada da quando si sono incontrati, nel 2017.
Mike, 25 anni, è fuggito dal Burundi nel 2015, in pieno conflitto, e ha trovato rifugio in un insediamento in Ruanda prima di trasferirsi nella capitale nell’anno successivo, per dedicarsi all’arte.
“All’inizio è stata dura e ho fatto molta fatica, non avevo i materiali né lo spazio per lavorare,” racconta Mike.
Tramite un amico comune ha poi incontrato Djamal, artista ruandese che vive a Kigali. I due hanno legato grazie all’amore per l’arte, e in breve sono diventati amici.
“Quando ci siamo incontrati ho visto i suoi lavori e mi sono piaciuti tantissimo,” racconta Djamal. “Mi interessava molto la sua arte, così mi sono offerto di lavorare con lui e ha accettato.”
Il centro d’arte di Djamal, Kanyaaburanga (“un piccolo posto bellissimo”), è diventato per Mike una casa in cui esprimere la propria creatività. Il centro è aperto anche ad altri artisti provenienti da Burundi, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, che possono anche esporvi i propri lavori.
“Mi sono reso conto che io e Djamal avevamo molto in comune,” ricorda Mike. “Mi propose di lavorare insieme, dicendomi che avremmo potuto fare grandi cose.”
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Sono passati più di due anni dal loro primo incontro, e la loro amicizia è ancora più forte.
“Siamo come fratelli, lavoriamo bene insieme, ci capiamo e ci diamo consigli,” dice Mike.
Per Djamal aiutare Mike e gli altri è naturale. “Per aiutare le persone non c’è bisogno di avere molto,” spiega. “Qualunque cosa tu abbia da offrire e un cuore buono bastano per aiutare gli altri.”
Aggiunge inoltre che l’arte non è solo uno strumento di emancipazione, ma anche di guarigione.
“L’arte è un utile strumento per essere autonomi e indipendenti dal punto di vista economico,” afferma. “Voglio che la mia arte aiuti le persone anche a guarire fisicamente, spiritualmente e mentalmente.
Aprendo le porte della sua casa a Mike e altri artisti, Djamal ha trovato un amico e un fratello, e Mike gli è profondamente riconoscente.
“Sono grato a Djamal per avermi accolto e per le opportunità che mi ha dato,” dice.
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