L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, esprime profonda preoccupazione per le urgenti esigenze rilevate su larga scala di oltre 72.000 persone costrette a fuggire negli ultimi giorni dai combattimenti in corso nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Dal 19 maggio, intensi combattimenti a nord della capitale provinciale Goma tra milizie che sostengono di appartenere al gruppo armato M-23 e forze governative hanno sconvolto i territori di Rutshuru e Nyiragongo.
Almeno 170.000 civili sono stati costretti a fuggire, spesso in più occasioni da quando, a novembre 2021, il conflitto nella RDC orientale si è riacutizzato. L’ultima ondata di violenze ha costretto decine di migliaia di persone a fuggire dalle proprie case in cerca di una relativa sicurezza in differenti aree della provincia, compresa Goma. Solo nell’ultima settimana, circa 7.000 persone avrebbero varcato il confine facendo ingresso nel vicino Uganda, Paese che accoglie già più di 1,5 milioni di rifugiati.
Le persone in transito sono costantemente esposte a violenze. Terreni e negozi abbandonati sono a elevato rischio di essere saccheggiati, minacciando i mezzi di sostentamento. Donne e bambine sono esposte a violenza sessuale, compreso lo stupro, nonché a minacce fisiche ed estorsioni per mano delle parti in conflitto. Numerosi minori sono stati separati dalle proprie famiglie. I combattimenti sono esplosi proprio quando le comunità precedentemente sfollate a causa dell’assenza di sicurezza nella regione iniziavano a fare ritorno a casa per ricostruire le proprie vite. Questo ciclo di violenze e migrazioni forzate è divenuto una ripetuta fonte di disperazione e pericolo.
Migliaia di persone costrette a fuggire dai combattimenti in corso faticano a trovare un riparo e articoli domestici essenziali, nonché ad accedere a cibo e acqua potabile. Alcune possono contare sulla generosità delle famiglie congolesi, altre hanno cercato di mettersi in salvo all’interno di scuole, chiese e campi allestiti dalle autorità per quanti erano stati costretti a fuggire dall’eruzione del Nyiragongo nel maggio 2021.
Molti di questi campi di accoglienza temporanea sono privi delle infrastrutture necessarie per assicurare sostegno ai nuovi arrivati, esponendoli al rischio di contrarre colera, malaria o altre malattie. L’utilizzo di strutture scolastiche, inoltre, priva i bambini della possibilità di andare a scuola e, pertanto, di studiare all’interno di un ambiente protetto.
Sebbene ad aprile siano state adottate misure per fornire aiuti essenziali quali coperte, materassi e sapone a oltre 2.900 persone vulnerabili già sfollate nei territori di Rutshuru e Kiwanja, diverse altre migliaia di persone stanno nuovamente fuggendo portando con sé pochi o nessun effetto personale. I bisogni sono molto superiori agli aiuti disponibili e l’accesso umanitario alla regione è seriamente ostacolato dalle violenze in corso. Sono almeno 1,9 milioni le persone in fuga nel Nord Kivu.
Con 5,6 milioni di sfollati interni, la RDC è teatro della più estesa migrazione forzata interna di tutta l’Africa.
In Uganda, in collaborazione con altri attori, l’UNHCR sta fornendo aiuti di emergenza a 25.000 persone che hanno varcato il confine a partire dal 28 marzo e stanno trovando riparo in strutture allestite dall’UNHCR.
L’UNHCR necessita con urgenza di 5 milioni di dollari per rafforzare le attività di risposta umanitaria e protezione nel Nord Kivu. Le esigenze finanziarie dell’Agenzia per le operazioni in tutta la RDC restano pressanti, considerato che solo il 16 per cento dei 225 milioni di dollari richiesti è stato finanziato. In Uganda, l’UNHCR e i partner hanno recentemente lanciato un appello da 47,8 milioni di dollari per rispondere alle urgenti esigenze di migliaia di rifugiati arrivati nel Paese nel corso di quest’anno, di cui circa 35 milioni destinati alle necessità dei nuovi arrivati dalla RDC.
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