Questa è una sintesi di ciò che è stato dichiarato da Sivanka Dhanapala, rappresentante dell’UNHCR in Siria – a cui il testo citato può essere attribuito – durante il briefing alla stampa di oggi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra. Ha parlato da Damasco.
Nota: il titolo e la frase iniziale sono stati modificati rispetto all’originale per chiarire che la cifra rappresenta una stima delle persone che avranno bisogno di assistenza per l’alloggio, piuttosto che delle persone che potrebbero essere rimaste sfollate dalle loro case.
I dati preliminari suggeriscono che ben 5,3 milioni di persone in Siria potrebbero essere state colpite dal recente terremoto e avranno bisogno di una qualche forma di assistenza per l’alloggio. L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, sta facendo arrivare gli aiuti nelle zone più colpite del Paese, concentrandosi sul fornire ripari e beni di prima necessità, assicurandosi che i centri collettivi in cui si sono recate le persone sfollate abbiano servizi adeguati, oltre a tende, teli di plastica, coperte termiche, stuoie per dormire, abbigliamento invernale e così via.
Li stiamo distribuendo dal primo giorno – ieri sera abbiamo consegnato 9440 kit – concentrandoci, ovviamente, sulle persone colpite dal terremoto, ma anche cercando di identificare chi tra le persone colpite è più vulnerabile: anziani, disabili, bambini. E poi, ci sono bambini che sono stati separati dai loro genitori.
Stiamo anche guidando le attività di protezione. In tutta la Siria abbiamo una rete di centri comunitari, centri satellite, volontari, che ci aiutano a raggiungere le popolazioni vulnerabili. Abbiamo istituito e utilizziamo linee telefoniche dirette per ogni tipo di problema legato alla protezione.
Per la Siria, questa è una crisi nella crisi. Ci sono state crisi economiche, il COVID, e siamo adesso in pieno inverno, con bufere di neve che imperversano nelle zone colpite. Alcuni membri del nostro staff dormono fuori casa perché sono preoccupati per i danni strutturali subiti dalle loro abitazioni. Questo è solo un microcosmo di ciò che sta accadendo in tutte le aree colpite.
Tutto questo, ha, senza dubbio, un impatto sull’accesso agli aiuti. Le strade sono state danneggiate e questo ostacola i nostri tentativi per raggiungere le persone. È stato molto, molto difficile. Già prima del terremoto nel Paese c’erano 6,8 milioni di sfollati interni.
Per ora ci stiamo occupando delle attività salvavita, come l’adattamento dei centri collettivi, le tende, i beni non alimentari e via dicendo. Nelle prossime 8-12 settimane, ci occuperemo del supporto a mezzi di sostentamento, dei servizi di base nelle aree colpite, della fornitura di alloggi, dell’installazione di kit di emergenza e di piccole riparazioni alle abitazioni danneggiate. Ci occuperemo della rimozione delle macerie, cercando di sostenere le autorità e i partner con attrezzature e capacità, mobilitando ingegneri, e ci occuperemo di sostenere la comunità nella valutazione di alcuni dei danni strutturali e nell’analisi di future opportunità di sostentamento.
Nel nord-ovest della Siria, particolarmente colpito, l’accesso è stato fortemente ostacolato dai danni del terremoto. I rifornimenti che chiamiamo “trasversali” (dalle aree governative verso il nord-ovest) sono arrivati prima del terremoto, sono stati pre-posizionati e vengono ora distribuiti direttamente dai magazzini. Speriamo che da ora in poi un accordo con il Governo permetta un accesso rapido e regolare a queste aree.
Abbiamo appena ricevuto una stima preliminare secondo cui 5,37 milioni di persone colpite dal terremoto avranno bisogno di assistenza per l’alloggio in tutta la Siria. Si tratta di un numero enorme, che si aggiunge a una popolazione già protagonista di esodi di massa.
La prossima settimana mi recherò ad Aleppo, Hama e Latakia, dove abbiamo pre-posizionato 30.000 beni di prima necessità e 20.000 tende. Per riprendere le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite, intervenuto ieri sera: Si tratta di persone. Questo è tutto ciò che conta.
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