Questa è una sintesi di quanto affermato dal Rappresentante dell’UNHCR in Etiopia, Mamadou Dian Balde – al quale si può attribuire il testo citato – in occasione della conferenza stampa odierna al Palais des Nations di Ginevra.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e i partner stanno intensificando la presenza nella Regione dei Somali, in Etiopia, per assicurare supporto e assistenza ai rifugiati in arrivo, in fuga dagli scontri in corso in Somalia.
Sono circa 100.000 i somali arrivati nelle ultime quattro settimane nella zona di Dolo, nella regione dei Somali, in Etiopia, in fuga dai combattimenti e dalla situazione di insicurezza che attanaglia la città di Las Anod, nella Regione di Sool. Si tratta soprattutto di donne, minori – molti non accompagnati – e persone anziane.
Molti arrivano in stato di shock, riferendo di familiari dispersi durante la fuga o uccisi nel corso del conflitto. Alcuni di loro sono feriti. Le famiglie trovano riparo nelle scuole e in altri edifici pubblici, mentre ad altri non resta che dormire all’aperto.
Hanno tutti bisogno di cibo, acqua, screening nutrizionali, alloggio, cure mediche e beni di prima necessità.
L’area in cui arrivano i rifugiati è remota e gravemente colpita da siccità. Per prestare assistenza alle persone in arrivo da Las Anod, al personale dell’UNHCR e dei partner servonogiorni di guida su strade sterrate e sabbiose. La presenza di ambulatori medici, scuole e altri servizi nelle tre aree che accolgono i rifugiati – Bokh, Gal-hamur e Danod – è estremamente limitata, ci sono un solo ospedale, una sola scuola e due pozzi per l’approvvigionamento idrico, tutti a Bokh, centro operativo delle attività di risposta.
Malgrado le criticità, il governo etiope ha tenuto aperte le frontiere e le comunità locali hanno accolto queste famiglie, condividendo con loro le poche risorse a disposizione.
Da quando, a inizio febbraio, è cominciato l’afflusso di rifugiati, i Servizi del governo etiope per rifugiati e persone di ritorno (Refugees and Returnees Services/RRS), insieme a UNHCR, altre agenzie ONU e ONG partner, hanno lavorato senza sosta per assicurare a queste famiglie aiuti di vitale importanza.
Ad oggi, sono circa 30.000 le persone già registrate. È presente personale incaricato di assicurare protezione e individuare tempestivamente le persone vulnerabili e indirizzarle ai servizi competenti. Sono attivi programmi per supportare le procedure di ricongiungimento e rintracciare i famigliari. È inoltre assicurata la fornitura di beni di prima necessità, quali materassi, coperte, zanzariere, set da cucina e biscotti ad alto contenuto energetico. Se, da un lato, è previsto che la distribuzione di cibo sia avviata a breve, l’approvvigionamento di acqua e l’allestimento di alloggi restano critici.
Le famiglie in arrivo affermano di volere la pace e il desiderio di poter fare ritorno a casa. Fino a quando questo non sarà possibile, è fondamentale a assicurare il sostegno alle attività di risposta d’emergenza.
In Etiopia, Paese che da sempre accoglie rifugiati, è in corso una crisi umanitaria in costante peggioramento, dal momento che conflitto e siccità negli ultimi anni hanno innescato un esodo interno su larga scala. Nonostante il crescente aumento dei bisogni lo scorso anno le operazioni dell’UNHCR in Etiopia sono risultate tra quelle meno finanziate. Alla luce di questa nuova emergenza, l’UNHCR chiede sostegno finanziario supplementare per far fronte alle pressanti esigenze dei nuovi arrivi di rifugiati somali.
Per emittenti radio e tv, organi di stampa e altri professionisti del settore, è disponibile un video b-roll a questo link.
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