Mentre i paesi del Sud-Est asiatico decidono come muoversi, sta ormai scadendo il tempo utile per salvare migliaia di persone in pericolo in mare. È una questione di vita o di morte: occorre che i governi della regione agiscano per soccorrere con urgenza e far sbarcare queste persone vulnerabili.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) stima che quasi 4.000 persone provenienti dal Myanmar e dal Bangladesh siano tutt’ora bloccate in mare mentre le scorte a bordo stanno drasticamente diminuendo. Tra di loro ci sono anche circa 2.000 uomini, donne e bambini bloccati da più di 40 giorni in almeno cinque barche vicino alle coste di Myanmar e Bangladesh. Voci non confermate suggeriscono che il numero di persone potrebbe essere più alto.
Nel Myanmar, diverse centinaia di persone hanno abbandonato i propri viaggi e sono tornate nello stato di Rakhine dopo aver pagato ai trafficanti – mentre erano a bordo – una cifra compresa tra i 200.000 e i 300.000 kyat (182 – 273 dollari statunitensi) a testa per poter rientrare. Queste persone riferiscono di aver patito fame e sete e di aver subito violenze a bordo; le testimonianze sono in linea con le informazioni fornite da chi è arrivato in Thailandia, Malesia e Indonesia.
Dallo scorso fine settimana non ci sono stati nuovi sbarchi in altre parti della regione. Negli ultimi nove giorni, 1.396 persone sono sbarcate in Indonesia, 1.107 in Malesia e 106 nel sud della Thailandia.
Nella provincia indonesiana di Aceh, dove l’UNHCR sta attualmente registrando gli arrivi di Rohingya a Langsa, i superstiti hanno riferito di essere stati abbandonati dal personale di bordo e di essere stati lasciati alla deriva per giorni fino a quando delle autorità (che non sono stati in grado di identificare) non hanno fornito loro cibo e acqua prima di respingere la barca. A causa della scarsità di risorse a bordo, è scoppiata una rissa tra i passeggeri, in seguito alla quale delle persone sono morte e altre sono state gettate in mare. L’UNHCR non è in grado di verificare queste affermazioni, ma ha cercato di garantire cure mediche ai feriti di questo gruppo.
In Malesia, alcune persone, attualmente detenute nello stato di Kedah, hanno riferito di essere stati rapite o adescate con false promesse per indurle a imbarcarsi nelle barche dei trafficanti. Queste, hanno anche riferito di essere a conoscenza di altri passeggeri che sarebbero morti in mare a causa di percosse da parte dell’equipaggio, per la fame e per malattie.
Sulla base di quanto riportato, ma anche seguendo le operazioni di sbarco di tali imbarcazioni, l’UNHCR ha cercato – con i governi del Sud-est asiatico – di garantire le cure mediche più urgenti, l’assistenza e la protezione. Coloro che sono tornati in Myanmar non devono essere puniti per essere partiti in modo irregolare.
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