L’UNHCR in collaborazione con i suoi partner sta prestando assistenza in Libia ad alcune delle 1.242 persone soccorse in mare negli ultimi 10 giorni. Alcuni di loro si trovavano a bordo di imbarcazioni insicure, altri erano a bordo di barche intercettate dalla Guardia Costiera libica nelle acque vicino a Tripoli e sono per lo più state inviati in centri di detenzione per immigrati.
Tra di essi, anche un gruppo di oltre 200 persone provenienti dal Corno d’Africa e intercettate a Tajura (16 km a est di Tripoli). Quattro di essi presentavano gravi ustioni causate da un’esplosione di gas avvenuta due settimane fa in una località sconosciuta dove erano trattenuti dai trafficanti prima di imbarcarsi per l’Europa. Il gruppo è stato portato in un centro di detenzione per immigrati a Tripoli dove il personale medico di un partner dell’UNHCR ha curato le ustioni e organizzato il trasferimento in ospedale delle quattro persone più gravi. Tra di essi vi erano anche una madre di 20 anni che riportava ustioni estese alle braccia e alle gambe, e suo figlio di 2 anni con gravi ustioni al volto.
L’Agenzia è a conoscenza di almeno 2.663 migranti e richiedenti asilo (tra cui donne e bambini) distribuiti tra otto strutture di detenzione per immigrati in tutta la Libia, gestiti dal Dipartimento per il contrasto all’immigrazione illegale (DCIM) – un aumento significativo rispetto alle 1.455 persone che si trovavano in stato di detenzione un mese fa. Le principali nazionalità presenti nei centri sono quella somala, eritrea, etiope e sudanese. Vi sono anche persone provenienti da diversi paesi dell’Africa occidentale. Secondo le informazioni raccolte dall’UNHCR ci sarebbero 15 centri per l’immigrazione attualmente operativi in tutto il paese. Gli stranieri in Libia possono essere arrestati per mancanza di uno status di immigrazione legale e possono passare da una settimana a 12 mesi in stato di detenzione. Generalmente l’UNHCR organizza in pochi giorni il rilascio dei rifugiati e richiedenti asilo registrati presso il proprio ufficio, anche se la capacità dell’Agenzia di registrare i nuovi arrivati in Libia è limitata a causa delle condizioni di insicurezza del paese. L’UNHCR richiede anche il rilascio delle persone più vulnerabili, come le donne in stato di gravidanza, e l’individuazione, laddove possibile, di alternative alla detenzione.
Il personale locale dell’Agenzia e i partner che hanno visitato i centri di detenzione per migranti affermano che le condizioni sono pessime e le persone hanno un urgente bisogno di assistenza medica, di migliori condizioni di ventilazione e di adeguati servizi igienico-sanitari, nonché di beni di prima necessità. Con l’aumento del tasso di detenzione, il sovraffollamento aggrava le già difficili condizioni. In alcuni centri più di 50 persone sono ammassate in camere progettate per 25. Le temperature sono in aumento così come la presenza di zanzare che – combinata alla scarsa ventilazione – può favorire il diffondersi di malattie. Su richiesta delle autorità locali, l’UNHCR sta dando il suo contributo per cercare di alleviare tali condizioni. L’Agenzia sta distribuendo sapone, biancheria intima, vestiti e altri beni di prima necessità alle persone detenute negli otto centri a cui ha attualmente accesso.
L’aumento della violenza e il diffondersi dell’illegalità nel paese si ripercuotono sui circa 36.000 richiedenti asilo e rifugiati registrati presso l’UNHCR in Libia (anche se alcuni di essi potrebbe essersi trasferiti altrove). Tra di essi, il gruppo più numeroso (18.000) è composto da siriani, ma anche palestinesi, eritrei, iracheni, somali e sudanesi costituiscono gruppi significativi. Nonostante l’instabilità della situazione in Libia, l’Agenzia ha continuato ad aiutare i rifugiati e i richiedenti asilo attraverso il proprio personale e le ONG partner. L’UNHCR gestisce due centri per lo sviluppo della comunità a Tripoli e a Bengasi e, durante l’anno in corso, ha potenziato la propria presenza attraverso un team mobile per assistenza medica e sociale a Tripoli. L’Agenzia ha inoltre diffuso dei numeri telefonici dedicati alle persone che ancora devono registrarsi, ricevere assistenza economica o rinnovare i documenti, e per sostenere le persone che sono in stato di detenzione. L’Agenzia sta anche stabilendo un contatto dedicato con la Guardia Costiera libica per ricevere aggiornamenti sulle operazioni di ricerca e soccorso.
Nel frattempo, l’UNHCR continua a distribuire aiuti di emergenza – tra cui materassi, coperte, abiti e utensili da cucina – a migliaia di cittadini libici sfollati, e supporta le autorità locali per monitorare il fenomeno migratorio e per valutare i bisogni. Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite sono circa 400.000 i libici sfollati a causa delle ondate di violenza.
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