L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) accoglie con favore la decisione del governo della Tanzania di concedere la cittadinanza a 162.156 ex-rifugiati del Burundi, fuggiti dal loro paese nel 1972. Il governo avvierà anche il processo di naturalizzazione per molti dei loro figli e queste decisioni nel complesso favoriranno circa 200.000 persone. Questa è la prima volta nella storia dell’UNHCR che la naturalizzazione viene proposta come soluzione a un gruppo così numeroso di rifugiati in un paese di primo asilo.
Martedì scorso, il presidente Jakaya Kikwete ha inaugurato il processo distribuendo certificati di cittadinanza a 18 ex-rifugiati nella regione di Tabora, in Tanzania occidentale. In totale, nei primi due giorni, sono stati consegnati circa 110 certificati.
Nel dicembre 2007, il governo della Tanzania si era detto disposto a risolvere il problema dei rifugiati burundesi arrivati nel 1972 naturalizzandoli, nel tentativo di porre fine al protrarsi della loro condizione e continuare a contribuire alla pace e alla stabilità nella regione. I rifugiati burundesi vivono in tre insediamenti nelle regioni di Tabora e del Katavi in Tanzania occidentale. Nel 2007 erano ormai diventati in gran parte autosufficienti ed erano membri contribuenti della società. Oltre alle colture di sussistenza, producevano tabacco e caffè per l’esportazione, contribuendo allo sviluppo di queste regioni.
Anche se 162.156 burundesi erano risultati idonei per essere naturalizzati, la condizione originaria per il loro trasferimento in diverse zone della Tanzania divenne un ostacolo. Il processo fu interrotto nel 2010 quando solo circa 750 ex-rifugiati avevano ottenuto la cittadinanza.
Tale arresto causò grande incertezza tra i rifugiati; molti smisero di investire in attività agricole o di iscrivere i figli alla scuola superiore non essendo sicuri di poter restare negli insediamenti. Quest’anno, durante l’assemblea del Comitato Esecutivo dell’UNHCR, il governo della Tanzania ha annunciato di aver posto fine ai quasi quattro anni di interruzione dell’attuazione della decisione di naturalizzare i burundesi del 1972. Ha inoltre affermato che i nuovi cittadini possono rimanere negli insediamenti, dove possono esercitare i loro diritti in qualità di cittadini della Tanzania, o trasferirsi in qualsiasi altra parte del paese, se così desiderano.
Già nel 1982, la Tanzania aveva naturalizzato circa 32.000 rifugiati ruandesi e nel febbraio di quest’anno ha concluso il processo di naturalizzazione di quasi 3.000 rifugiati somali bantu (di etnia Wazigua provenienti dalla Tanzania) che erano fuggiti in Somalia nel 1991, dopo la caduta del regime di Said Barre.
La Tanzania ospita anche circa 60.000 rifugiati della Repubblica Democratica del Congo.
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