La Repubblica del Kirghizistan segna una svolta storica nella lotta globale contro l’apolidia, fornendo un modello di come la situazione possa essere completamente risolta. In soli cinque anni, infatti, il numero di apolidi presenti nel Paese è passato da oltre 13.000 a zero.
Durante una cerimonia tenutasi questa mattina nella capitale Bishkek, 50 ex apolidi, tra cui 15 minori, hanno ricevuto il proprio certificato di nascita e il passaporto, acquisendo così la cittadinanza. Si trattava degli ultimi apolidi ufficialmente rimasti in Kirghizistan e da oggi potranno godere degli stessi diritti di ogni altro cittadino.
Il crollo dell’Unione Sovietica negli anni ’90 aveva privato della nazionalità centinaia di migliaia di persone in tutta l’Asia centrale, compreso il Kirghizistan. Sulla scia della campagna #IBelong lanciata dall’UNHCR nel 2014 per porre fine all’apolidia, il governo e i partner hanno identificato 13.700 casi di apolidia nel Paese, tra cui più di 2.000 minori.
“La capacità dimostrata dal Kirghizistan nella risoluzione dei casi noti di apolidia è un esempio straordinario che spero venga apprezzato e seguito da altri” ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Le mie congratulazioni vanno a tutti coloro che oggi hanno ricevuto la cittadinanza”.
L’apolidia colpisce milioni di persone in tutto il mondo, spesso negando loro i diritti fondamentali e il riconoscimento ufficiale che per la maggior parte delle persone è scontato. 78 paesi dichiarano un totale di circa 3,9 milioni di apolidi, ma secondo le stime dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il numero reale potrebbe essere notevolmente superiore.
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