Dopo la fine della guerra civile nel 2005, in Burundi si è assistito ad alcuni degli sviluppi più promettenti nella recente storia dei rifugiati in Africa. Sono state trovatate soluzioni per le molte migliaia di persone sfollate dopo oltre un decennio di conflitto. Tra le soluzioni individuate si annovera uno dei programmi di rimpatrio volontario più grandi e di maggior successo a livello mondiale per i rifugiati burundesi – attraverso il quale l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha aiutato il Burundi a gestire il ritorno di quasi mezzo milione di persone. La confinante Tanzania era tra i paesi che hanno ospitato un gran numero di rifugiati burundesi, in fuga dalle violenze del 1972. In questi anni ha offerto la cittadinanza a circa 200.000 rifugiati e ai loro discendenti. Secondo l’esperienza dell’UNHCR si tratta del maggior numero di rifugiati integrati a livello locale da un Paese ospitante. Migliaia di altre persone sono state reinsediati con successo all’estero, tra cui più di 8.000 negli Stati Uniti.
Dopo lo scoppio delle violenze pre-elettorali a metà aprile, tuttavia, segnali allarmanti indicano che questo progresso potrebbe vanificarsi. Nelle ultime settimane più di 50.000 burundesi sono fuggiti nei paesi confinanti: Rwanda, Tanzania e Repubblica Democratica del Congo (RDC). Molti di essi hanno attraversato il confine con il Rwanda (25.004), ma la scorsa settimana l’UNCHR ha anche registrato un forte aumento di persone in cerca di asilo in Tanzania (17.696), dopo che sono state sospese le restrizioni d’ingresso nello stato. Inoltre, quasi 8.000 persone hanno attraversato il confine raggiungendo la provincia del Sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. In tutti questi casi la maggioranza era composta da donne e bambini, tra cui un gran numero di minori non accompagnati.
Nella capitale del Burundi, Bujumbura, le proteste sono riprese da lunedi, e ci sono notizie di violenze quotidiane. I disordini si sono diffusi anche nelle province. In Rwanda, i nuovi arrivati hanno riferito di essere fuggiti dal Burundi a causa di vessazioni e intimidazioni da parte di giovani militanti Imbonerakure, che lasciano segni rossi sulle case delle persone che vogliono prendere di mira. Alcuni hanno deciso di partire, come misura precauzionale, avendo già sperimentato in precedenza i cicli di violenza. Ci sono anche casi di persone che vendono le loro proprietà prima di lasciare il paese – fatto che potrebbe anticipare una condizione di insicurezza prolungata.
Molti dei nuovi arrivati provengono dalle province di Ngozi e Muyinga, nel nord del Burundi. Tuttavia, questa settimana l’Agenzia ha anche assistito all’arrivo di persone provenienti da aree urbane, tra cui un certo numero di studenti delle scuole superiori e delle università. Di concerto con il governo del Rwanda, l’UNCHR sta attualmente trasferendo i rifugiati a Mahama, in un nuovo campo profughi che può ospitare fino a 60.000 rifugiati.
Molte persone hanno avuto difficoltà a lasciare il Burundi. Diverse donne hanno raccontato di essere state minacciate di stupro da parte di uomini armati, e di aver dovuto corrompere qualche funzionario per oltrepassare i posti di blocco. Alcuni hanno camminato per ore attraverso la boscaglia con i loro figli.
7.661 burundesi si sono finora registrati come rifugiati nella Repubblica Democratica del Congo. I nuovi arrivati sono stati ospitati da famiglie locali, ma l’aumento degli arrivi mette a dura prova le capacità di supporto. L’UNHCR sta aiutando circa 500 rifugiati vulnerabili in un centro di transito a Kavimvira e in un altro centro a Sange. Si sta lavorando per individuare un sito in cui tutti i rifugiati possano essere trasferiti e dove si possa avere accesso a servizi come scuole e presidi sanitari in adeguate condizioni di sicurezza.
In Tanzania sono state finora registrate quasi 4.000 persone, ma più di 13.000 sono ancora in attesa di veder esaminata la loro richiesta. Si stima che circa 10.000 burundesi siano approdati sull’isola Kagunga sul lago Tanganica. L’Agenzia ha avviato le operazioni di trasferimento servendosi di un vecchio traghetto in grado di trasportare un massimo di 600 persone. Tutti i richiedenti asilo vengono trasportati dai villaggi e dalle isole alla volta del campo profughi di Nyarugusu, dove riceveranno un appezzamento di terreno su cui potranno costruire un riparo e coltivare alcune verdure.
L’UNHCR rivolge un appello alle autorità del Burundi affinché queste consentano la libera circolazione delle persone. È inoltre fondamentale che le frontiere rimangano aperte e l’Agenzia esprime gratitudine per l’impegno in tal senso dimostrato da parte dei paesi confinanti e per il sostegno che le comunità ospitanti stanno offrendo ai rifugiati.
Per maggiori informazioni contattare:
In Repubblica Democratica del Congo
Celine Schmitt +243 81 700 94 84
In Rwanda
Martina Pomeroy +250 (0)78 830 2769
Erika Fitzpatrick +250 (0)78 838 9828
In Tanzania
Stephen Mhando +255 22 26 02 708 ext.2761
In Svizzera
Karin de Gruijl +41 79 255 9213
Adrian Edwards +41 79 557 9120
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