NEW YORK – Spesso è stata vista come una decisione difficile da prendere: difendere milioni di uomini, donne e bambini in fuga dal terrorismo in tutto il mondo o salvaguardare la sicurezza nazionale.
Nel suo intervento in un incontro sulla sicurezza a New York, il Responsabile per la Protezione dell’UNHCR ha evidenziato come proteggere i rifugiati e garantire la sicurezza dei Paesi che li accolgono sono in realtà due obiettivi complementari.
“Le misure finalizzate a garantire l’accesso e la protezione a coloro che ne hanno bisogno, compresi quelli in fuga dal terrorismo, possono essere importanti nella salvaguardia della sicurezza nei Paesi di transito e nei Paesi d’accoglienza,” ha dichiarato Volker Türk, l’Assistente dell’Alto Commissario per la Protezione, al Comitato Anti-terrorismo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Attualmente ci sono 21,7 milioni di rifugiati in tutto il mondo- tra cui oltre 5 milioni in fuga dalla guerra in Siria che dura da più di sei anni – la maggior parte dei quali cerca protezione nei Paesi confinanti ai loro Paesi di origine, colpiti da guerre e conflitti.
In risposta ai flussi di rifugiati alcuni Stati hanno imposto misure restrittive di controllo alle frontiere o inasprito i requisiti per ottenere i visti, spesso giustificando questo con ragioni di sicurezza , ma di fatto non ottenendo nessun risultato in questa direzione.
Tali approcci, infatti, lungi dal rendere più sicuri i Paesi d’accoglienza, possono anche aggravare la condizione dei rifugiati che si trovano spesso costretti ad affidarsi ai trafficanti di esseri umani creando una situazione facilmente sfruttabile dai gruppi terroristici, ha avvertito Türk.
Inoltre, fare dei rifugiati una minaccia alla sicurezza nazionale “rischia di aprire le porte ad una retorica xenofoba e razzista che può perfino portare ad attacchi fisici contro i rifugiati”. Il Comitato Anti-terrorismo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, composto da 15 membri, fu creato in risposta agli attacchi dell’ 11 settembre 2001, al fine di frenare e combattere le attività terroristiche.
Nel suo discorso Türk ha sottolineato che risposte migliori e più efficaci sono state sottoscritte con la Convenzione sui Rifugiati del 1951 e in altri successivi trattati ed accordi internazionali . Questo quadro normativo assicura una gestione ordinata dei rifugiati, tramite registrazioni biometriche e screening del contesto di provenienza, che rafforza lasicurezza per i Paesi sia alla frontiera che durante le fasi del reinsediamento. Allo stesso tempo, queste misure garantiscono che siano poste in essere tutele adeguate per la protezione dei diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
“Quando i richiedenti asilo e i rifugiati sono adeguatamente registrati e la procedura per la determinazione del loro status è condotta in modo giusto ed efficiente, gli stessi Paesi possono essere più sicuri su chi sia sul proprio territorio,” ha dichiarato Türk.
Assicurare che i rifugiati siano integrati nella comunità e nella vita del Paese grazie all’accesso al lavoro, all’educazione e ai servizi sociali, può prevenire esclusione e marginalizzazione che causano isolamento sociale e, in alcuni casi estremi, anche radicalizzazione, ha ribadito Türk.
A tal fine, l’UNHCR continua a lavorare con gli Stati per sviluppare e implementare sistemi di gestione delle frontiere maggiormente orientati alla protezione delle persone.
Per il discorso completo si rimanda a questo link (in Inglese)
Condividi su Facebook Condividi su Twitter