di Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino
Il tragico naufragio di ieri al largo delle coste della Tunisia, che conterebbe 13 decessi e 27 dispersi, porta il bilancio totale delle vittime nel Mediterraneo centrale a numeri che non vorremmo mai ascoltare: sono quasi 4 al giorno in media, le persone che ogni giorno perdono la vita in mare. Molte. Troppe.
La rotta centrale si conferma essere fra le piu’ pericolose al mondo con piu’ del 75% delle vittime registrate nel Mediterraneo.
Credo che sia imperativo supportare a livello europeo l’importante lavoro della Guardia Costiera italiana nei salvataggi, e piu’ in generale lo sforzo di tutta l’Italia. Lo diciamo ormai da tempo, e’ necessaria una maggiore condivisione delle responsabilita’ e un approccio coordinato nei salvataggi in mare, per evitare sempre piu’ sofferenza e morte.
Certamente questo sarebbe solo un aspetto di un quadro complessivo di soluzioni. Proprio insieme all’Italia stiamo lavorando per rafforzare sempre piu’ le vie sicure e legali, tra cui i corridoi umanitari, quelli lavorativi all’interno del decreto flussi e universitari, per evitare alle persone di mettersi in mano a trafficanti senza scrupoli e consentirgli un percorso sicuro.
E’ chiaro poi che oltre a rafforzare le misure di ricerca e salvataggio in mare, le vie sicure e legali, c’e’ senza’altro bisogno di un approccio piu’ ampio, a 360 gradi. Salvare le persone e’ fondamentale, ma bisogna anche contribuire a dare gli strumenti necessari a garantire uno sviluppo virtuoso dei luoghi di origine e transito delle migrazioni, garantire la pace e risolvere le conflittualita’. Questa e’ una grande responsabilita’ della Comunita’ internazionale. Ed e’ cio’ che sta facendo l’UNHCR da oltre 70 anni.
In questo senso, il Processo di Roma lanciato a luglio dal Governo e, a esso strettamente connesso, il Piano Mattei possono rappresentare un’opportunità non solo per affrontare le cause che alla radice spingono le persone a fuggire dalle proprie case e intraprendere pericolosi viaggi, ma anche per assistere i Paesi, spesso limitrofi alle aree di crisi, che generosamente li accolgono.
Tali iniziative, se supportate da risorse adeguate e uno spirito paritario, potrebbero aprire una fase di rinnovata collaborazione tra Europa e Africa, che permetta di promuovere la crescita economica e gli investimenti in aree strategiche, contribuendo a combattere la povertà e le disuguaglianze regionali, e favorendo lo sviluppo e la stabilizzazione delle popolazioni locali e dei rifugiati lungo le rotte migratorie.
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